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RATZINGER STUDENTE A...
tratto dal n. 01/02 - 2006

Ratzinger e il “suo” professore di Monaco

È la fede che rende possibile domandare



del cardinale Joseph Ratzinger


Una messa celebrata da Ratzinger 
tra le montagne presso Ruhpolding, nell’estate del 1952

Una messa celebrata da Ratzinger tra le montagne presso Ruhpolding, nell’estate del 1952

Brani della predica di Joseph Ratzinger in occasione dei funerali del suo professore Gottlieb Söhngen, Colonia, parrocchia di Sant’Agnese, 19 novembre 1971


Nella vastità del suo pensiero stava la sua grandezza e anche il suo destino. Perché chi domanda con una apertura così vasta, non può esibire una sintesi chiusa. Söhngen lo sapeva; sapeva che non era ancora risuonata l’ora della summae teologiche. Sapeva che doveva contentarsi di frammenti. Ma si è sempre sforzato di guardare il tutto nel frammento, di pensare i frammenti a partire dal tutto e di delinearli come riflessi del tutto.
Con ciò è accennato anche il suo atteggiamento spirituale di fondo: Söhngen era uno che domandava in modo radicale e critico. Anche oggi non si può domandare in modo più radicale di quanto egli l’abbia fatto. Ma allo stesso tempo era un credente radicale. Quello che in lui affascinava noi allievi in modo sempre nuovo era proprio l’unità di questi due elementi: il coraggio con il quale poneva ogni domanda, e l’evidenza con la quale sapeva che, nel farlo, la fede non ha nulla da temere da una vasta ricerca di conoscenza.
Per questo non lo spaventava il fatto che il suo pensiero potesse risultare esitante, balbettante, sprovveduto o contraddittorio davanti a un singolo autore o anche davanti a un intero periodo. Sapeva che non è necessario estorcere soluzioni violente, quando esse sinceramente non si trovano […]. Così per lui era anche chiaro che il teologo non parla a nome proprio, quantunque egli debba dare sé stesso, ma che invece afferma la fede della Chiesa, che non inventa, ma riceve. Il coraggio del suo domandare scaturiva dall’intimo riconoscimento che, rispetto alla verità, noi non avremmo potuto domandare se prima la verità non avesse chiesto di noi, se prima non fossimo già stati trovati da lei.
Credo che lo humour, la naturalezza e scioltezza che mantenne nel grande sforzo del pensiero sia in rapporto con questo. Da qui si capisce anche la sua relazione con la Chiesa, che pur con tutto il suo approccio critico mai fu da lui messa in discussione; e questo forse anche perché questa relazione era tanto concreta. La Chiesa, per lui, non era una lontana astrazione qualsiasi. Gli era data immediatamente, nel suo vescovo, nel cardinale di Colonia […].
Da ciò, infine, dipende una caratteristica molto significativa di Söhngen: il grande amore per la sua città madre, Colonia. Per tutta la sua vita ha sentito come un particolare privilegio il fatto di essere a casa in questa città, con la sua antichissima cultura romana e cristiana. Il suo amore per Colonia e la sua relazione con la Chiesa andavano di pari passo. La Colonia che amava era proprio la Colonia cristiana, attraverso il suo vescovo egli si sapeva stretto all’interno della Chiesa una, santa, cattolica […].
Ora è andato via da noi. La direzione che ha indicato, rimane. Ed egli stesso rimane – nelle mani di Dio.


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