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INCHIESTA
tratto dal n. 06 - 2006

La carica dei centosessanta


I settimanali diocesani raccontano vicende spesso ignorate dalla stampa nazionale. Ma esprimono anche il nuovo protagonismo ecclesiale davanti all’incerta transizione sociopolitica del Bel Paese


di Gianni Valente


Una lettrice di Toscana Oggi, settimanale regionale toscano

Una lettrice di Toscana Oggi, settimanale regionale toscano

Se la massiccia infiltrazione di elettrodotti transfrontalieri in terra friulana è stata bloccata, lo si deve anche al direttore Ezio Gosgnach e ai suoi agguerriti redattori della Vita cattolica, storico settimanale cattolico di Udine, 150mila lettori abituali in tutta la provincia, bilanci floridi e introiti pubblicitari in costante aumento. Sono state le loro inchieste sul campo, nella iniziale latitanza delle testate locali, tutte legate al gruppo L’espresso, a riportare la vicenda al centro del dibattito regionale, dando voce al malcontento dei comitati spontanei di cittadini sorti contro quelle opere che arricchivano gruppi industriali “forestieri” a spese del territorio. Se invece si cercano informazioni di prima mano sull’inutile sottopassaggio inaugurato dal sindaco folignate tra la stazione cittadina e piazza della Pace, o sulla sorte dei trenta alberi frondosi abbattuti per far posto a un marciapiede, non si deve perdere il dossier Dal taglio del nastro al taglio dei tigli apparso sulla Gazzetta di Foligno. Ad Acqui Terme, invece, solo alla fine di giugno i cittadini hanno potuto leggere sul settimanale diocesano L’Ancora tutti i risvolti del tormentone a lieto fine che per mesi ha animato le chiacchiere nei bar: nonostante la bufera-Moggi, la Juventus terrà presso le Terme cittadine il suo ritiro precampionato – qualunque esso sarà – e la Regione “pagherà” l’ospitalità offerta ai bianconeri finanziando opere a carattere promozionale e turistico per oltre 400mila euro. Intanto Gente Veneta fa sapere che «nei parchi pubblici di Mestre invece che a calcio si gioca a cricket». Gli immigrati di area indiana hanno importato questo «inglesissimo sport» nel territorio della Serenissima, e i risultati delle loro partite amatoriali «finiscono sui giornali bangladesi che fanno il giro del mondo. Così se il Mestre batte il Marghera, lo sanno anche a Londra o Parigi…».
La linea perseguita dalla Cei guidata dal cardinal Ruini – presa d’atto del collasso democristiano e protagonismo politico sui temi sensibili giocato in prima persona dalla compagine ecclesiale – ha fatto presa sul profilo dei settimanali legati alle curie diocesane
Nei formati tabloid di tanti settimanali diocesani trovano spazio agibile le cronache dell’Italia nascosta, quella solitamente ignorata – o lambita con sufficienza – nei paginoni congestionati delle testate nazionali. La vocazione localistica di una delle sezioni territoriali più vivaci della stampa diocesana ha avuto anni fa anche un eclatante exploit politico, quando all’inizio del 1999 tutti i settimanali del Triveneto sottoscrissero un appello congiunto ai parlamentari per reclamare la riforma federalista della Costituzione. Proprio la loro innervatura nel territorio trasforma talvolta i settimanali diocesani in avanguardie informative rispetto a fenomeni e problemi sociali di rilevanza nazionale, o in catalizzatori di battaglie civili. Quando in Piemonte sono esplose le contestazioni contro la linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione, a documentare il coinvolgimento compatto delle popolazioni locali alle proteste anti-Tav c’erano in prima linea gli inviati del settimanale La Valsusa e le loro inchieste sul campo. Mentre i redattori del bisettimanale cattolico brianzolo Il Cittadino rivendicano un ruolo trainante nella vittoriosa “battaglia” ventennale per l’istituzione della nuova provincia di Monza, che comincerà a funzionare nel 2009 (e loro, nel frattempo, sperano di trasformarsi in quotidiano…).

La Dc e dopo
Nella seconda metà degli anni Novanta le redazioni diocesane sono state anche un punto d’osservazione privilegiato per seguire la parabola di ricollocamento del cosiddetto mondo cattolico dopo la fine della Democrazia cristiana. Le ricerche sociologiche del professor Luigi Ceccarini, realizzate in quel periodo e confluite nel volume Le voci di Dio (Napoli 2001), fotografavano l’iniziale sbandamento seguito al tracollo democristiano usando come campione rappresentativo proprio la categoria dei direttori dei settimanali diocesani. Dalle loro risposte emergeva tra l’altro che «quando la Dc esisteva, veniva riconosciuta come il referente politico principale dal 72% dei settimanali», mentre solo il 39% continuava a tenere in particolare considerazione i partiti usciti dalla frantumazione democristiana. In quella fase iniziava a prendere piede l’idea di una «presenza politica sganciata dai partiti e incentrata sui valori», e già allora il 35% degli interpellati vedeva con favore «una sorta di lobby cattolica pronta a esercitare ogni forma di pressione per tutelare le posizioni del mondo cattolico». Nell’ultimo lustro proprio la linea perseguita dalla Cei guidata dal cardinal Ruini – presa d’atto del collasso democristiano e protagonismo politico sui temi sensibili giocato in prima persona dalla compagine ecclesiale – ha fatto presa sul profilo dei settimanali legati alle curie diocesane. L’intera squadra da un milione di copie ha partecipato compatta alla mobilitazione proastensione al referendum sulla fecondazione assistita, con diversi editoriali unitari apparsi su tutte le prime pagine e con una cascata di articoli e approfondimenti prodotti dalla fantasia delle singole redazioni.
Una scolaresca visita la redazione de La Vita del Popolo, il settimanale della diocesi 
di Treviso

Una scolaresca visita la redazione de La Vita del Popolo, il settimanale della diocesi di Treviso

La difesa a ranghi compatti dei valori indicati dai vertici ecclesiali come “non negoziabili” – tutela della vita, della famiglia tradizionale e della libertà di educazione – non si traduce in un atteggiamento monolitico dei settimanali diocesani rispetto ai partiti e agli schieramenti della cosiddetta Seconda Repubblica. Sulle loro pagine si affacciano ancora simpatie e sensibilità politiche diverse, rilevabili soprattutto nei riguardi dei soggetti politici locali e intorno a questioni specifiche. Ma il quadro di questo pluralismo “di base” appare in costante movimento.
La situazione fotografata alla fine degli anni Novanta negli studi di Ceccarini registrava una perdurante preferenza dei settimanali cattolici verso i partiti nati dalla diaspora democristiana – Ppi, Ccd e Cdu – presenti in entrambi gli schieramenti. In quel frangente le idiosincrasie più evidenti si manifestavano soprattutto nei confronti della Lega Nord, dopo le bordate rivolte dal Carroccio contro il Papa polacco, la Cei e l’otto per mille. Tra i singoli personaggi il più apprezzato risultava Romano Prodi, con un indice di gradimento misurato in 82 punti, mentre Casini arrivava a 65 e Berlusconi si fermava a 17.
La pagina web de La Vita Cattolica, 
il settimanale diocesano di Udine

La pagina web de La Vita Cattolica, il settimanale diocesano di Udine

Da allora, la crescente radicalizzazione dello scontro politico ha spinto alcuni settimanali a optare per un posizionamento bipartisan. «Dalle nostre parti», spiega Bruno Desidera, redattore “politico” della Vita del Popolo di Treviso, «l’estenuante scontro politico-elettorale durato più di due anni dentro le comunità ha avuto effetti laceranti. Ci sono consigli pastorali delle parrocchie i cui membri non si parlano più per questioni di opposto schieramento… Anche per questo negli ultimi mesi di campagna elettorale abbiamo scelto una linea neutrale, dando spazio a cattolici presenti nei diversi schieramenti. Ci premeva far capire che si appartiene alla stessa Chiesa anche se si hanno idee politiche diverse. E poi, a schierarsi da una parte o dall’altra, rischiavamo anche di perdere lettori…». Nelle ultime settimane l’abbrivio e i primi passi del nuovo governo hanno suscitato accoglienze e reazioni diverse. Ma la “bussola” ricevuta in dotazione, quella dei temi eticamente sensibili, ha fatto prevalere finora le messe in guardia e i toni allarmati, come riconosce anche Valerio Gigante negli ultimi monitoraggi della stampa diocesana da lui realizzati per conto dell’agenzia Adista. Così, se da una parte L’Avvenire di Calabria paventa tra gli scenari possibili quello in cui «il governo procederà ideologicamente sui temi dei valori e della famiglia, liberalizzerà subito la pillola abortiva e definirà i Pacs, mentre agirà pragmaticamente sui temi dell’economia», sulla Voce Alessandrina trovano spazio le frecciate che don Walter Fiocchi rivolge ai tic dei «berlusconisti» («per loro ogni critica a Berlusconi è indubitabilmente originata da un cuore rivolto a sinistra, da un animo asservito all’ideologia “comunista”»); se Toscana Oggi già a metà marzo in campagna elettorale bocciava il programma fiume dell’Unione («nelle parole del programma dell’Unione il termine “famiglia” ricorre solo dodici volte... Come non compare mai, neanche per inciso, la scuola “paritaria” o il diritto dei genitori a una libera scelta educativa»), la Luce di Varese nel post-elezioni non si mostra troppo entusiasta del prevalere del Polo delle libertà nelle regioni settentrionali, ed esorta il centrosinistra a imparare la lezione, «per lanciare una sfida con chance di vittoria anche nel profondo nord». Se sulla missione militare in Iraq La Vita del Popolo di Treviso sprona il nuovo esecutivo a tener fede agli impegni presi in campagna elettorale ritirando le truppe «nei tempi tecnici strettamente necessari», don Bruno Fasani scrivendo su Verona Fedele degli ultimi soldati italiani sembra pensarla diversamente («Davanti a queste morti c’è anche chi si ostina a chiamarli caduti di guerra, con evidente allusione ideologica al senso delle nostre missioni militari. È un discorso che trovo di scarso respiro e di debole lungimiranza […] cosa sarebbe del mondo se l’Occidente assumesse un pilatesco disinteresse per ciò che vi accade in tante parti?»). Mentre “Ventirighe”, rubrica di prima pagina de La Valsusa, colpisce con la sua urticante ironia sia a sinistra («Tanti nuovi ministri hanno sentito il bisogno irrefrenabile di esternare. Come se con la loro comparsa sulla scena politica fossimo all’alba di una nuova creazione. Dal buio della notte del governo Berlusconi alla luce del giorno del governo Prodi») che a destra («È più forte di lui. Un pensiero irrefrenabile. Una certezza granitica. Lui può solo essere il primo. Se poi una volta gli capita di essere solo secondo, cioè di perdere le elezioni, lui ha sempre una ragione che giustifica tutto; i brogli… O i media tutti schierati da una parte… I comunisti che sono ancora un pericolo come nel ’48…»).


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