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CHIESA ITALIANA
tratto dal n. 11/12 - 2002

NOMINE. Colloquio con il nuovo arcivescovo di Genova

«Un atto di fiducia del Papa nei miei confronti»


Tarcisio Bertone è il nuovo pastore della diocesi ligure. Salesiano, da sette anni segretario della Congregazione per la dottrina della fede, è noto alle cronache per essere l’ecclesiastico che ha avuto il difficile compito di gestire – con successo – il pieno rientro nella Chiesa cattolica dell’arcivescovo africano Emmanuel Milingo e per aver curato la pubblicazione del terzo segreto di Fatima


di Gianni Cardinale


Monsignor Tarcisio Bertone

Monsignor Tarcisio Bertone

Il 10 dicembre l’arcivescovo salesiano Tarcisio Bertone, braccio destro del cardinale Ratzinger all’ex Sant’Uffizio, è stato chiamato a guidare l’arcidiocesi di Genova. Prenderà possesso della diocesi nel duomo di San Lorenzo il 2 febbraio del prossimo anno.
Il neoarcivescovo della città ligure non ha voluto rilasciare interviste. Ma per 30Giorni ha voluto fare una piccola eccezione. "È stata" ci dice "una grande emozione per me accettare questa nomina. Ringrazio il Signore e il Papa per questo atto di fiducia nei miei confronti. Nonostante i miei limiti ho sempre cercato di servire fedelmente la Chiesa. L’ho fatto nella Curia romana, al servizio della Chiesa universale, lo farò come pastore della Chiesa particolare di Genova. L’esperienza maturata come arcivescovo di un’altra prestigiosa Chiesa, quella di Vercelli, in qualche modo mi abilita a questo nuovo incarico". "Mi sarà di aiuto e conforto" continua Bertone "la memoria dei santi genovesi, a cominciare da Nazario e Celso, i quali vennero bene accolti dalle antiche popolazioni liguri per poi finire martirizzati a Milano. Mi saranno poi d’esempio le figure dei miei predecessori: innanzitutto il beato Tommaso Reggio, e poi i pastori di Genova che ho avuto modo di conoscere personalmente". Il neoarcivescovo di Genova ne elenca tre: "Il cardinale Giuseppe Siri — indimenticabile il suo ministero, per quantità e qualità —, con cui ebbi alcuni colloqui in episcopio per affrontare alcune questioni, poi felicemente risolte. Il cardinale Giovanni Canestri, che conoscevo bene quando era vicegerente qui a Roma e con cui collaboravo come insegnante alle scuole di dottrina sociale per laici da lui promosse. Il cardinale Dionigi Tettamanzi, con cui ho avuto ottimi rapporti fin da quando era segretario generale della Conferenza episcopale e il sottoscritto veniva spesso chiamato alla Cei per dare il proprio contributo in qualità di esperto. Spero di essere all’altezza di questi miei illustri predecessori". "Che il Signore", conclude Bertone, "mi conceda la grazia di custodire la fede dei semplici attraverso gli strumenti essenziali per la nostra salvezza: la Parola e i Sacramenti".
Piemontese di Romano Canavese, provincia di Torino e diocesi di Ivrea, Bertone ha compiuto 68 anni lo scorso 1� dicembre. Entrato nella Congregazione salesiana nel 1950, ordinato sacerdote nel 1960, si è laureato in Diritto canonico e nel 1967 si è trasferito a Roma dove ha intrapreso una brillante carriera accademica che lo ha portato ad essere decano, vicerettore e infine rettore della Pontificia Università Salesiana dal 1989 al 1991. Nei primi anni Ottanta entra a far parte della ristretta cerchia di canonisti che a stretto contatto col Papa contribuiscono all’ultima fase di revisione del nuovo Codice di diritto canonico. Nel 1991 viene promosso arcivescovo di Vercelli. Alla Cei ricopre l’incarico di presidente della Commissione ecclesiale giustizia e pace. Nel giugno del 1995 papa Wojtyla lo chiama a ricoprire l’incarico di segretario della Congregazione per la dottrina della fede.
Bertone è noto alle cronache per essere l’ecclesiastico che ha avuto il difficile compito di gestire — con successo — il pieno rientro nella Chiesa cattolica dell’arcivescovo africano Emmanuel Milingo e per aver curato la pubblicazione del terzo segreto di Fatima.
Il giorno della nomina, il predecessore del neoarcivescovo di Genova, il cardinale Dionigi Tettamanzi, ha inviato una lettera al vescovo ausilare Alberto Tanasini, amministratore diocesano, e ai fedeli di Genova, in cui tra l’altro ha scritto: "Così, dopo aver atteso per settimane con tanta speranza, la comunità diocesana e la città potranno proseguire il loro cammino di annuncio del Vangelo e di servizio all’uomo con la guida illuminata e autorevole del loro nuovo Pastore". Sempre lo stesso giorno monsignor Bertone ha inviato una lettera ai medesimi destinatari. In questa pagina ne pubblichiamo ampi stralci.

Brani della lettera di Tarcisio Bertone all’arcidiocesi di Genova
"...quello che i tempi
riveleranno su Cristo"

"Cara eccellenza e cari fedeli, rivolgo a voi il saluto che ho scritto sull’immagine-ricordo della mia ordinazione sacerdotale: "Grazia, misericordia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù nostro Salvatore" (1Tim 1, 2).
Quando sono stato informato della decisione del Santo Padre di nominarmi arcivescovo metropolita di Genova, ho risposto con le parole del Padre nostro e della Madonna dell’Annunciazione: "Sia fatta la tua volontà".
Nei sette anni di permanenza a Roma accanto al Papa e al cardinale Joseph Ratzinger, come segretario della Congregazione per la dottrina della fede, ho cercato di servire la Santa Sede e la Chiesa universale con totale dedizione, secondo le mie forze e le mie competenze. Ora offro la vita, che mi è stata donata, per la porzione del popolo di Dio che è a Genova, perché l’annuncio divino della salvezza cresca e si diffonda (cfr. At. 12, 24).
Il magistero del Papa e il suo esempio di vita mi saranno faro luminoso per l’insegnamento e l’azione pastorale. […]
Proprio in questi giorni, gesti di violenza hanno turbato la comunità. Mi unisco alla preoccupazione della città e offro la mia preghiera per il superamento di ogni tensione e per il ristabilimento di una pacifica convivenza.
Per quanto difficile possa apparire la situazione, anzi proprio per questo, l’atteggiamento da assumere e da coltivare è la responsabilità. Particolarmente per coloro che si dicono cristiani la responsabilità torna sul campo con tutta la sua forza ed i suoi valori, con la sua tenacia, con la sua consapevole umiltà, con la sua determinazione e capacità inventiva, e con tutte le ragioni della sua sperimentata speranza. […]
Il mio motto episcopale riecheggia una raccomandazione di sant’Eusebio di Vercelli: "Fidem custodire — concordiam servare". Non si tratta semplicemente di resistere nella fede, o di conservare la fede nelle persone buone, bensì di offrire i criteri della fede come la chiave risolutiva dei problemi della nostra società. Come cristiani dobbiamo essere orgogliosi di avere orizzonti di senso e di comprendere che la vera libertà è chiamata a lottare contro il male del mondo per uscirne vittoriosa con Cristo Signore che è la verità, la via, la vita. […]
Essa (Maria, Madre del Redentore, ndr) è la figura della Chiesa e sostiene e rafforza il suo rapporto col nascere e crescere di Cristo in ogni persona e in ciascun popolo.
Anch’essa non sa ancora tutto quello che i tempi riveleranno su Cristo. Ha però nel cuore e nella memoria un evento che la illumina: Gesù, Parola di Dio che si è fatto uomo. Perciò lo riconosce, lo testimonia, lo annuncia. […]".


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