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NATALE 2000
tratto dal n. 12 - 2000

Ripartiamo dopo anni di declino


La lettera aperta al neopresidente degli Stati Uniti d’America George W. Bush pubblicata sul Washington Post del 25 dicembre


Una lettera di Michail Gorbaciov al presidente americano Bush apparsa sul Washington Post


Caro signor Bush,
le scrivo come cittadino del nostro pianeta e come uno che guarda l’unica superpotenza ancora in vita. Si può forse dubitare che gli Stati Uniti rivestano un ruolo predominante nel guidare il nostro mondo? Solo uno sciocco potrebbe trascurare questo fatto. Riconoscerlo è scontato, anche se i portavoce americani in un certo qual modo sono forse troppo propensi a sottolinearlo davanti al resto del mondo.
Infatti, mentre il ruolo dell’America è riconosciuto in tutto il mondo, la sua pretesa di egemonia, per non dire di dominio, non è parimenti accettata. Per questa ragione, signor Bush, io spero che lei, in qualità di nuovo presidente, non nutra l’illusione che il XXI secolo possa, o addirittura debba, essere il “secolo americano”. La “globalizzazione” è un dato di fatto, ma la “globalizzazione americana” sarebbe un errore. Sarebbe priva di significato e persino pericolosa.
Andrei anche oltre, per aggiungere che mi sembra l’ora che all’elettorato americano venga detta la cruda verità, e cioè che la situazione attuale degli Stati Uniti, nella quale una parte della sua popolazione gode di una vita di straordinari comfort e privilegi, non è sostenibile a lungo termine, mentre una enorme parte del mondo continua a vivere in una povertà, degrado e arretratezza totali.
Madonna 
col Bambino, 
chiesa 
della Madonna 
di Ljevisa, 
Prizren, Kosovo

Madonna col Bambino, chiesa della Madonna di Ljevisa, Prizren, Kosovo

Per dieci anni, la politica estera degli Stati Uniti è stata formulata come se fosse la politica di un vincitore in guerra, la guerra fredda. Ma nessuno, tra coloro che si occupano di politica ai più alti livelli, ha colto che questo non poteva essere il presupposto sul quale formulare la politica del dopo guerra fredda.
Nei fatti non c’è stata alcuna “pacificazione”. Al contrario, si è assistito a un intensificarsi di disuguaglianze, tensioni e ostilità, la maggior parte delle ultime dirette verso gli Stati Uniti. Invece di assistere a un aumento della sicurezza degli Stati Uniti, la fine della guerra fredda ne ha segnato un declino. Non è difficile immaginare che, nel caso gli Stati Uniti dovessero perseverare nella loro politica, la situazione internazionale continuerà a deteriorarsi.
Risulta anche difficile credere che, nelle circostanze attuali, le relazioni tra gli Stati Uniti, da un lato, e la Cina, l’India e tutto il resto della terra che vive in totale povertà, dall’altro lato, possano svilupparsi in direzione positiva.
Né, tantomeno, è possibile, sulla base della posizione attualmente assunta, che gli Stati Uniti stabiliscano una cooperazione efficace e di lunga durata con i loro alleati di sempre, l’Europa anzitutto. Siamo già stati testimoni dell’insorgere di numerose dispute commerciali, segno evidente degli interessi conflittuali che separano gli Stati Uniti dall’Unione europea. Ad esempio, nella recente conferenza de L’Aia, dove i partecipanti sarebbero dovuti giungere a definire una politica comune per limitare l’effetto serra, gli Stati Uniti si sono trovati ampiamente isolati. Le posizioni americane sono state distanti da quelle di tutti gli altri, comprese quelle europee. Col risultato che non è stata presa nessuna decisione. Questo esempio mostra chiaramente il fallimento di un “governo mondiale”.
Dal punto di vista del vecchio mondo, il periodo successivo alla guerra fredda ha dato vita a speranze oggi svanite. Nel corso dell’ultimo decennio, gli Stati Uniti hanno continuato a operare lungo un tracciato ideologico identico a quello seguito durante la guerra fredda, ma senza una guerra fredda, oggi. Qualche esempio? L’espansione della Nato verso Est, la gestione della crisi della Iugoslavia, la teoria e la pratica militare del riarmo americano – incluso il più recente e assolutamente stravagante Sistema di difesa nazionale anti-missili, che, a sua volta, si basa sulla alquanto bizzarra nozione dei cosiddetti “Stati-canaglia”. Non è sorprendente che il disarmo sia andato avanti più nell’ultima fase della guerra fredda che nel periodo successivo? E ciò non è accaduto a causa dell’incapacità della leadership americana di adeguarsi alla nuova realtà europea? Che piaccia o meno, questa nuova realtà ha dato all’Europa un ruolo di attore nuovo, indipendente e potente nello scenario mondiale. Continuare a considerarlo come un partner minore, alleato o meno, sarebbe un errore. L’esperienza dell’Europa, inclusi i capitoli amari, deve servire come lezione nelle future relazioni. Può essere, comunque, così, solo se l’America e l’Europa costruiscono una partenariato autentico e paritario.
Infine, per quanto riguarda la Russia, non è un segreto che le relazioni tra gli Stati Uniti e la Russia si siano deteriorate nel corso degli ultimi anni. La responsabilità per questo stato di cose è da attribuirsi alla leadership di entrambi.
La leadership attuale della Russia sembra pronta a cooperare con gli Stati Uniti per progettare un nuovo programma di relazioni. Ma ciò che non è chiaro è quale sarà il vostro orientamento. Quello che abbiamo sentito durante la campagna elettorale non suonava incoraggiante.
Se davvero vogliamo costruire un nuovo ordine mondiale e far progredire l’unità europea, dobbiamo riconoscere che ciò non sarà possibile senza un ruolo attivo da parte della Russia. Questo riconoscimento è la base necessaria per porre le future relazioni russo-americane sulla giusta via.
In termini più generali, non dobbiamo dimenticare che il mondo è complicato, che contiene ed esprime una varietà di interessi e di culture. Prima o poi, la politica internazionale, inclusa quella degli Stati Uniti, dovrà confrontarsi con questa varietà.
Grazie per avermi ascoltato.

Cordialmente.
Michail Gorbaciov
Presidente della Fondazione Gorbaciov, Mosca


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