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GIUBILEO DEI GOVERNANTI E...
tratto dal n. 10 - 2000

Il saluto di Giulio Andreotti, presidente del Comitato di accoglienza

Su un atto di clemenza non è giusto dividersi



Il saluto di Giulio Andreotti presidente del Comitato di accoglienza


Giulio Andreotti con Giovanni Paolo II

Giulio Andreotti con Giovanni Paolo II

Colleghi parlamentari, onorevoli presidenti, primi ministri e ministri, il Comitato porge a tutti voi un caloroso benvenuto.
Senza fare inopportune comparazioni con le altre manifestazione già svolte o in programma, secondo il calendario del Grande Giubileo, credo sia possibile mettere in evidenza la singolare universalità dell’odierno incontro che vede riuniti i rappresentanti di 95 Paesi, provenienti da tutti i continenti. Possiamo aggiungere che le assenze derivano da motivi di impossibilità materiale. Ovunque è stato recepito il significato di questa nostra iniziativa, comprendendone tutti la limpida finalità ed il profondo movente di contributo al dialogo e alla pace.
La nostra appartenenza a differenti orientamenti, anche religiosi, non solo non ostacola l’odierna riflessione, ma la arricchisce e ne esalta il significato.
Ognuno di noi, nell’assolvimento dei nostri mandati politici, si ispira ogni giorno a posizioni differenziate e spesso antagonistiche, seguendo schieramenti di parte e scuole alternative. Ne abbiamo il diritto e in parte anche il dovere democratico. Ma ci sono fondamentali valori dinanzi ai quali non sono moralmente legittime le divisioni. Oggi, dopo una attenta preparazione (anche collettiva, come hanno fatto i colleghi dell’America Latina), siamo qui riuniti per riflettere su questi grandi ideali, sia sotto il profilo dei diritti umani sia nel quadro di una specifica solidarietà verso i Paesi più poveri e indebitati.
Avvertiamo l’urgenza di riaffermare che la globalizzazione non deve riguardare e mirare solo agli scambi economici, ma sarà valida se aiuterà nella conquista e nello sviluppo di sempre maggiori livelli culturali e spirituali.
Mi rifaccio qui anche agli approfondimenti più volte compiuti in seno all’Unione interparlamentare – da ultimo nella conferenza tenuta a Giakarta – per la ricerca di una migliore qualità di vita nei popoli e tra i popoli.
Ma, prima di concludere, mi sembra doveroso, in un incontro così straordinario come il nostro, che si concluderà stasera alla presenza del santo padre Giovanni Paolo II, fare un cenno anche all’invito che il Papa ha rivolto il primo luglio di quest’anno ai capi di Stato e di governo perché – attraverso l’emanazione di qualche atto di clemenza – il messaggio giubilare del 2000 arrivi anche nelle carceri e trovi accoglienza in tutti i cuori.
Colleghi parlamentari, onorevoli presidenti, primi ministri e ministri, l’augurio che il Comitato vi rivolge è che dopo queste giornate romane ognuno avverta un accresciuto impulso per meglio rispondere alla vocazione politica che ci accomuna.
Dovremo sentirci più che mai appartenenti a quegli operatori che il Vangelo delle Beatitudini definisce “figli di Dio”.


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