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GIUBILEO DEI GOVERNANTI E...
tratto dal n. 10 - 2000

Le mozioni votate dai partecipanti all’Assemblea dei parlamentari del mondo

Governare la globalizzazione



Le mozioni votate dai partecipanti all’Assemblea dei parlamentari del mondo


1ª Mozione: DEBITO ESTERO DEI PAESI POVERI

I parlamentari partecipanti alla Assemblea dei parlamentari del mondo, in occasione del Giubileo dei governanti e dei parlamentari nei giorni 4 e 5 novembre 2000, a Roma

considerato che:
La delegazione della Nigeria 
durante i lavori dell’Assemblea nell’Aula Paolo VI

La delegazione della Nigeria durante i lavori dell’Assemblea nell’Aula Paolo VI

nonostante i progressi compiuti nella direzione di uno sviluppo economico globale permangono gravissimi squilibri a livello planetario ed una parte considerevole della popolazione mondiale continua a vivere in condizioni di estrema povertà: quasi la metà della popolazione mondiale deve vivere con meno di due dollari al giorno e 1200 milioni di persone devono vivere con meno di un dollaro al giorno. È una situazione che porta alla negazione dei diritti umani fondamentali alla alimentazione, alla salute, all’abitazione, al lavoro, all’educazione costituendo un insulto alla nostra comune umanità.
Sebbene il processo di sviluppo investa nuovi Paesi, i poveri vedono aumentare la loro distanza dai ricchi: il quinto più ricco della popolazione mondiale aveva 40 anni fa una ricchezza pari a trenta volte quella del quinto più povero, oggi il divario è salito a 74 volte; i Paesi Ocse con il 19% della popolazione mondiale controllano il 71% del commercio globale di beni e servizi; il 95% del credito commerciale mondiale va al 20% più ricco della popolazione, mentre il 20% più povero ha a disposizione solo lo 0,2% del credito.
In questo contesto per i Paesi meno sviluppati il peso del debito estero è un freno intollerabile all’attuazione di politiche di sviluppo economico e sociale; molti Paesi devono destinare al pagamento del servizio del debito quote importanti del proprio prodotto interno lordo, pari a quattro o cinque volte di più di quanto possano destinare alle politiche per la sanità, l’istruzione, l’accesso all’acqua potabile, il sostegno allo sviluppo. Il debito va inoltre pagato in valute pregiate ed i Paesi più poveri subiscono il danno ulteriore del peggioramento del prezzo delle materie prime e dei rapporti di cambio con le divise nazionali, tanto che molti Paesi hanno già restituito ai Paesi creditori più volte l’importo del credito originario.
In molti casi la situazione del debito è aggravata dall’applicazione di regole che non rispettano i principi generali del diritto, quali ad esempio quelli della eguaglianza sostanziale delle parti e della libertà contrattuale, delle corrispettività ed equilibrio tra le prestazioni, del divieto di abuso dello stato di necessità, di limiti agli interessi perché non diventino usurari.
Questa situazione porta a drammatiche conseguenze per i Paesi indebitati, obbligandoli ad un drastico ridimensionamento delle spese destinate all’istruzione, alla sanità ed alla promozione dello sviluppo umano e favorisce di conseguenza la proliferazione dell’economia illegale, di flussi migratori incontrollati, distorsioni nelle scelte produttive agricole con conseguenze negative sull’ambiente e sull’equilibrio sostenibile delle società rurali, generando squilibri e tensioni a livello planetario.

Rilevato che:
le iniziative più recentemente assunte dalla comunità internazionale a favore dei Paesi poveri maggiormente indebitati (azione Hipc) hanno dimostrato rilevanti limiti, sia per il ridotto numero dei Paesi che vi possono accedere, sia per l’insufficiente attenuazione del debito e la lunghezza delle procedure, sia per le politiche restrittive che sono imposte, che generano drammatici tagli alla spesa di promozione umana, compromettendo il futuro di questi Paesi.
Gli impegni assunti dai Paesi più ricchi al vertice di Colonia del 1999, in direzione di un allargamento dell’intervento di remissione del debito e di una più attenta valutazione del concetto di sostenibilità del debito, non hanno finora raggiunto risultati significativi sul piano delle necessarie decisioni degli organismi multilaterali; anche i singoli Paesi procedono con troppa lentezza a dare attuazione agli interventi unilaterali promessi a Colonia.
In questa prospettiva emerge nettamente la necessità di una profonda riforma delle istituzioni finanziarie internazionali, che non si sono dimostrate in grado di impedire devastanti ondate speculative con gravi conseguenze sulle economie più deboli, né di sostenere equilibrate politiche di sviluppo, basate sulla sostenibilità umana ed ambientale.

Esprimono
riconoscenza a sua santità Giovanni Paolo II per avere costantemente richiamata, fin dal messaggio alla Assemblea delle Nazioni Unite del 1985, la necessità di un radicale intervento di sollievo del debito dei Paesi poveri come strumento essenziale di cooperazione internazionale e di attive politiche di promozione dello sviluppo umano, indicando infine come specifico segno dell’anno del Grande Giubileo una iniziativa per la cancellazione del debito.

Si impegnano
a sviluppare le opportune iniziative nei confronti dei propri governi e all’interno dei propri Parlamenti per:
dare rapida e completa attuazione agli impegni assunti nel vertice G8 di Colonia del 1999, attraverso l’approvazione dei necessari atti legislativi a livello nazionale e l’adozione di opportune iniziative negli organismi finanziari multilaterali.
Sviluppare una più completa iniziativa per la cancellazione del debito, nell’ambito di più generose politiche di cooperazione allo sviluppo e di una azione per «la creazione di un sistema commerciale e finanziario multilaterale aperto, equo, fondato sul diritto, prevedibile e non discriminatorio» (Risoluzione A RES 55.2 dell’Assemblea del millennio dell’Onu); in proposito si devono tenere presenti le proposte avanzate dal segretario generale dell’Onu Kofi A. Annan nel documento per l’Assemblea del millennio: cancellazione immediata del debito per i Paesi che hanno sofferto grandi conflitti o disastri naturali, allargamento dell’iniziativa Hipc legandola al concetto di sostenibilità del debito ed equità delle sue condizioni, previsione di una percentuale massima del rimborso del debito in divisa, istituzione di una sede di arbitrato internazionale per la valutazione delle controversie tra debitore e creditore; è inoltre importante ottenere un pieno coinvolgimento della società civile e delle organizzazioni non governative e l’impegno dei governi dei Paesi debitori a destinare le risorse dell’annullamento del debito per attive politiche di promozione umana.
Richiedere un parere alla Corte internazionale di giustizia per l’accertamento del quadro dei principi generali del diritto dell’uomo e dei popoli secondo i quali si deve regolare il debito internazionale, in conformità con i principi di solidarietà umana a livello nazionale e sovranazionale di cui agli art. 2, 55, 56 della Carta delle Nazioni Unite.


2ª Mozione: DIGNITà E LIBERTà DELLE PERSONE

I parlamentari partecipanti alla Assemblea dei parlamentari del mondo, in occasione del Giubileo dei governanti e dei parlamentari nei giorni 4 e 5 novembre 2000, a Roma

considerato che:
l’ordinamento internazionale e le singole legislazioni nazionali e regionali devono essere fondati sui principi del diritto naturale e sui solenni pronunciamenti delle istituzioni internazionali, a partire dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, che riconoscono la dignità e la libertà della persona.
La persona, indipendentemente dall’età, sesso, condizione fisica o psichica, razza, ceto ed ogni altra differente specificazione deve possedere il primato di attenzione e di tutela da parte della comunità politica rispetto ad ogni altro interesse.
Michail Gorbaciov durante la messa 
del 5 novembre in piazza San Pietro

Michail Gorbaciov durante la messa del 5 novembre in piazza San Pietro

Essa è il fine stesso dell’azione politica nella costruzione della società civile, nella ricerca del progresso e del benessere collettivo. La sua promozione è assicurata con special cura nella sua formazione dai primordi della sua vita e negli anni della minore età, nonché all’interno della famiglia, primo e fondamentale elemento di una bene ordinata società.
Il primato della persona comporta l’obbligo imprescrittibile di rispettarne e far rispettare la dignità, specialmente mediante l’effettiva accoglienza nella comunità civile e il riconoscimento del valore originario, irripetibile e necessario di ogni essere umano. Non può esistere dunque altro utile diverso da quello offerto da ogni persona.
La dignità della persona afferisce tanto al suo stato fisico, quanto alla sua dimensione intellettuale e spirituale: esige coerentemente la difesa della vita e della salute, la liberazione dalla fame e dalla povertà, la difesa dalla violenza, il riscatto da tutte le schiavitù, la libertà di religione, di coscienza, di pensiero, di scelte sociali, di opzioni culturali, di comunicazione. Nessuno Stato e nessuna politica possono ostacolare o condizionare quei diritti e quelle libertà: al contrario nell’orizzonte mondiale occorrono politiche di sostegno alla dignità umana oltre e dentro i confini nazionali.
Le conquiste della scienza e della tecnologia sono al servizio dei valori umani in un’ottica di universale solidarietà, sottoposte al criterio etico avente per norma fondamentale la pienezza dell’uomo-persona. La politica che assuma questi principi può costruire la città dell’uomo in ogni più remota parte del mondo in vista di un universalismo dei valori realizzato in ogni più piccola aggregazione sociale.
L’autentica fede religiosa aiuta l’uomo ad esprimere la propria umanità, a ritrovarsi pienamente al fianco degli altri uomini e a procedere a intese e a riconciliazioni là ove sorgono conflitti, guerre e ingiustizie realizzando essenziali principi di fraternità e di pace.
La persona trova nella famiglia il luogo fecondo della sua formazione e del suo sviluppo, apprendendo in essa i valori culturali etici e sociali che sono essenziali per il suo ingresso e la sua partecipazione al benessere dell’intera comunità sociale.
La cultura, la conoscenza reciproca e la comunicazione tra i vari popoli della terra sono la premessa per una convivenza rispettosa di tutte le espressioni dell’esperienza umana. La ricchezza dei mezzi oggi a disposizione per unire l’umanità deve essere orientata alla promozione della persona in modo da evitare la sopraffazione di una cultura sull’altra e il predominio dei poteri e dei potenti in campo internazionale.
La sfida più grande è oggi l’apertura della comunità sociale alle generazioni che si affacciano alla vita offrendo loro non solo la possibilità di realizzarsi, ma anche la disponibilità dell’intero corpo sociale ad accogliere e valorizzare la loro novità e peculiarità, già nel rispetto delle persone nella fase della loro formazione.

Si impegnano
a rivolgere la loro azione politica nelle istituzioni nazionali e a livello internazionale al fine di:
Difendere e sostenere la vita di ogni persona tanto nella sua integrità fisica, curandone la salute in qualunque situazione ed in ogni parte della terra, anche adoperando una più giusta diffusione dei ritrovati della scienza e della medicina senza tuttavia ledere la dignità e nel rispetto di ogni uomo; quanto nella qualità delle condizioni materiali, morali e ambientali.
Combattere la fame e la povertà con una particolare attenzione ai popoli che faticano nel loro sviluppo, impiegando risorse culturali, economiche, tecnologiche al di là di preoccupazioni di natura politica e di differenze di appartenenze religiose, razziali e sociali, ben consapevoli che l’avvenire di tutti è riposto principalmente nel primato dell’uomo sulla ricchezza.
Creare meccanismi effettivi a livello internazionale capaci di realizzare i programmi che scaturiscono dalle solenni affermazioni dei diritti umani.
Liberare anche mediante efficaci legislazioni internazionali da ogni forma di schiavitù materiale e morale i settori più esposti e più deboli della società: in particolare l’infanzia e l’adolescenza, la donna, i portatori di handicap e tutte le persone che devono soggiacere a forme di costrizione e sopraffazione.
Promuovere la libertà religiosa, riconoscendone l’apporto essenziale alla democrazia e al progresso umano, evitando l’intolleranza, anzi mirando a far riconoscere il senso di fratellanza e di ricchezza umana che ogni fede può contribuire a realizzare nel rispetto di tutti.
Agevolare l’apporto della famiglia tanto nel suo compito di formare le giovani generazioni, quanto nel suo contributo indispensabile al benessere ed allo sviluppo delle comunità.
Tutelare i minori contro le forme di sfruttamento, di corruzione e di violenza, assicurando loro per quanto è possibile serena crescita nella famiglia, istruzione ed educazione e inserimento nel mondo del lavoro.
Rivedere nel suo complesso la loro azione politica in modo che essa ritrovi i suoi fondamenti etici di servizio alla persona e alla comunità, senza limiti geografici, culturali e sociali, alla luce della propria coscienza e dei valori umani in vista del bene comune e non solo di interessi di parte.
Proporsi di costruire la comunità locale, nazionale e mondiale con spirito di universalità dei valori, ricercando l’accordo e la sussidiarietà tra la propria identità culturale e nazionale e la comunanza delle speranze di tutti i popoli.


3ª Mozione: ETICAEGLOBALIZZAZIONE

I parlamentari partecipanti alla Assemblea dei parlamentari del mondo, in occasione del Giubileo dei governanti e dei parlamentari nei giorni 4 e 5 novembre 2000, a Roma

considerato che:
ai rappresentanti dei popoli in un periodo di grandi trasformazioni globali è riservato l’arduo compito di salvaguardare il ruolo della politica, evitando il prevalere di interessi e di impulsi comunque parziali e spesso disaggreganti.
Nessun progresso scientifico o tecnologico può porsi come antitetico alla legge morale obiettiva, che è punto di riferimento per la legge civile in quanto norma naturale iscritta nel cuore dell’uomo.
Va valutato molto positivamente il superamento dei protezionismi e delle rigide barriere protettive nel quadro di una evoluzione giuridico-politica del concetto chiuso di sovranità nazionale, per realizzare invece forme di integrazione e di cooperazione in ambiti sempre più vasti.
Deviante e inaccettabile è la riduzione della globalità ai soli fattori economici, di cui peraltro non si contesta certamente la sostanziale importanza.
Alla indubbia crescita del sistema economico non si è accompagnata una migliore giustizia distributiva mondiale; ed anzi alla maggiore ricchezza si contrappone una dolorosa accentuazione delle diseguaglianze e delle differenze nello sviluppo.

Dato atto che:
pur con tutte le insufficienze e le contraddizioni rilevate, la società internazionale, uscita lacerata dalla seconda guerra mondiale ha saputo acquisire l’idea-guida di un indirizzo nuovo, realizzato con la Wto (Organizzazione mondiale del commercio), creata nel 1995 come pilastro nel mondo globalizzato, con la prospettiva di edificare un sistema commerciale universale che si proponga di mettere tutte le economie sotto un unico piano istituzionale e con regole comuni, riservando uno speciale trattamento per i Paesi in via di sviluppo.
L’adesione ormai poderosa a questo disegno ha già consentito di dar vita ad accordi incisivi nelle tecnologie dell’informazione, nelle telecomunicazioni e nei servizi finanziari, concretizzando in modelli di multilateralismo la risposta migliore alle esigenze dell’economia globalizzata.

Rilevato che:
ancora troppo debole appare l’azione per consentire ai Paesi meno sviluppati di accedere con le proprie esportazioni ai mercati globali senza dazi protettivi penalizzanti e per garantire un mercato equilibrato per le materie prime.
Per i rappresentanti dei popoli si pongono oggi nuove sfide e nuove frontiere, in un intreccio tremendo ed insieme affascinante che mira congiuntamente alla attuazione dei diritti umani; alla messa a fattore comune dei progressi tecnologici; alla libertà di commercio; alla tutela della salute; alla sensibilità sui beni ambientali e culturali; ad adeguati programmi formativi; alla salvaguardia dalle spire di una finanza egemonica e totalizzante.
Non contrasta con la liberalizzazione dei mercati – anzi postula regole più severe per prevenire azioni violente – la disciplina interna ed internazionale sul controllo dei trasferimenti di armi, ferme restando le regole strettissime per il ripudio degli armamenti di distruzione di massa.
Occorre altresì spingere per la ripresa del grande negoziato che portò al dimezzamento degli arsenali nucleari; e per generalizzare la messa al bando delle mine antiuomo.
Queste radicali trasformazioni comportano anche un profondo riesame delle regole giuridiche sia con la pattuizione di adeguati vincoli internazionali sia con l’armonizzazione del diritto interno di ogni Stato.
Per accompagnare questa epocale costruzione di un mondo nuovo, è essenziale il ruolo dei grandi organismi internazionali (Fondo monetario e Banca mondiale) adeguatamente riformati nelle loro dinamiche, nelle finalità e nelle modalità di intervento. Si tratti di strutture incisive anche nel coordinamento a largo raggio delle politiche di cooperazione allo sviluppo per le quali gli Stati avanzati dovrebbero destinare risorse molto più consistenti.
Duole in questo contesto il dover constatare che il messaggio di speranza lanciato nel 1996 nella solenne dichiarazione dei capi di Stato e di governo riuniti in sede Fao, secondo il quale entro il 2015 dovrebbe essere dimezzato il tragico numero di vittime della fame, allo scadere del primo quinquennio non solo non abbia conferme tendenziali ma, al contrario, faccia registrare un ulteriore peggioramento.

Consapevoli di operare in un mondo modellato dalla globalizzazione, dalla tecnologia e dal ciberspazio, che rendono obsoleti i tradizionali strumenti e i modi di approccio ai problemi, si impegnano a rivolgere la loro azione politica al fine di:
Costruire una leadership associata, fondata sulla collaborazione e sul consenso e che veda traguardi ed interessi comuni prevalere sul vecchio concetto compattante di un comune nemico.
Recepire le conclusioni del Forum del millennio celebrato all’Onu, che tracciano un valido schema per fronteggiare e accompagnare i cambiamenti in uno spirito creativo di solidarietà.
Affrontare con profonda motivazione etica speranze e problemi suscitati dalla realtà, in continua crescita, della globalizzazione.
Tutti i popoli qui rappresentati attendono risposte sempre più puntuali e adeguate alle loro profonde aspirazioni, che vedono l’esigenza di legare l’economia e i commerci agli standard di lavoro e ai diritti umani; ad essi è doveroso offrire risultati concreti nello sradicamento della povertà, nella riduzione delle ineguaglianze, nel riconoscimento dei diritti della donna, nella tutela dei deboli e degli indifesi, nella autentica partecipazione democratica.

L’Assemblea, interprete degli interessi generali e delle profonde aspirazioni di giustizia dei popoli qui rappresentati, riafferma il ruolo primario della politica anche come condizione, stimolo e garanzia di una autentica economia sociale di mercato.


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