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DOSSIER EMERGENZA CARCERI
tratto dal n. 06 - 2000

Il carcere è cambiato, cambiate il carcere


Parla il segretario del Sappe, Sindacato autonomo di polizia penitenziaria


Intervista con Giovanni Conso di Davide Malacaria


Gli agenti di polizia penitenziaria sono circa 40.000. Abbiamo chiesto a Donato Capece, segretario del Sappe (Sindacato autonomo di polizia penitenziaria), il sindacato con più iscritti, quali sono i problemi che si trovano ad affrontare gli agenti di custodia e le loro aspettative.

Il personale di polizia penitenziaria lamenta carenza di organico…
Donato Capece: È vero, tanto che in alcuni istituti di pena del Nord si arriva al rapporto di un agente per cento detenuti. Ciò comporta turni massacranti, fino a otto o nove ore al giorno. E questo per uno stipendio che va da 1.500.000 lire a 1.800.000 lire al mese. Ma si potrebbe aumentare l’organico senza eccessivi investimenti. L’Amministrazione penitenziaria spende ogni anno 210 miliardi in straordinari: si potrebbero usare questi soldi per nuove assunzioni. E ancora: il 30% degli agenti è impiegato in compiti burocratici, di ufficio, che potrebbero essere svolti anche da altre figure professionali, magari assorbendo personale dai lavori socialmente utili. Infine occorre investire in tecnologia: ancora oggi, ad esempio, abbiamo un uomo ad ogni cancello, quando basterebbe un cancello automatizzato…
I giornali riportano casi di violenze sui detenuti…
Capece: In carcere non ci sono certo angioletti… spesso i nostri ragazzi subiscono insulti e violenze e se in qualche circostanza si è avuta una reazione esagerata, che è giusto sia punita, non si può certo criminalizzare un intero corpo di polizia. Inoltre difficilmente sono pubblicizzati episodi in cui gli agenti tengono un comportamento esemplare: è il caso recente di un agente di Latina che, malgrado i rischi di infezione, ha soccorso un detenuto sieropositivo che si era autolesionato con il rischio di una emorragia…
Come fare a ridurre le tensioni all’interno del carcere?
Capece: Anzitutto combattendo l’ozio e l’inutilità del tempo passato in carcere. Bisogna ripristinare il lavoro nei penitenziari e favorire il reinserimento dei detenuti nella società. Ma anche risolvere il problema dei sieropositivi e dei tossicodipendenti: trovare risposte diverse ai problemi di queste persone. Inoltre bisogna differenziare i circuiti penitenziari e dare una formazione nuova agli agenti di polizia. Il carcere è cambiato: ci troviamo, ad esempio, ad avere a che fare con extracomunitari che non parlano l’italiano. Agli agenti deve essere data una formazione professionale nuova, adeguata ai problemi che questo cambiamento comporta.


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