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ACCADEMIE
tratto dal n. 07/08 - 2000

Per la scienza e per l’uomo


La personalità e gli studi del professor Giovan Battista Marini Bettolo emergono dagli Atti di un convegno a lui dedicato. Una vita spesa per la ricerca e l’insegnamento. Il suo impegno per la salvaguardia dei diritti umani e dell’ambiente


di Gian Tommaso Scarascia Mugnozza


Farà bene ai lettori di questa rivista trattenersi un momento a riflettere sulla personalità di un uomo di fede e di scienza quale è stato il professor Giovan Battista Marini Bettolo (Roma, 1915-1996). L’Accademia nazionale delle Scienze detta dei XL, cui apparteneva dal 1961 e di cui era presidente onorario al momento della scomparsa, gli ha dedicato nel 1998 un convegno di cui sono stati di recente pubblicati gli Atti. Il volume (circa 500 pagine) si apre con il messaggio del presidente della Repubblica e con vari indirizzi di saluto: di monsignor Giovanni Battista Re, sostituto della Segreteria di Stato, del premio Nobel Rita Levi Montalcini, del presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Nicola Cabibbo, del presidente onorario dell’Accademia nazionale dei Lincei Giorgio Salvini, della senatrice Tullia Carettoni, presidente della Commissione nazionale italiana per l’Unesco, e di altri. Il volume contiene i testi di 67 interventi, raccolti per capitoli intitolati: all’attività di docenza e ai temi di ricerca sviluppati da Marini Bettolo; al suo impegno per la qualità della vita e la salvaguardia dell’ambiente e per la difesa della pace e dei diritti dell’uomo; al suo servizio in accademie e associazioni scientifiche.
Le tematiche di ricerche sperimentali convergono principalmente sulla chimica organica, biologica e farmaceutica, con originali approfondimenti nel settore delle sostanze naturali farmacologicamente attive, linea di studio sviluppata per molto tempo con risultati positivi, specialmente per gli originali studi per esempio sui curari. Marini Bettolo fu docente e ricercatore nell’Università di Roma La Sapienza, nell’Università Cattolica del Sacro Cuore, e in quelle di Santiago del Cile e di Montevideo; nel Cnr ha fondato e diretto un centro di studi e nell’Istituto superiore di sanità, di cui fu anche direttore generale, collaborò con il premio Nobel Daniel Bovet. A riconoscimento dei suoi contributi all’avanzamento delle conoscenze, sette università, italiane e straniere, gli conferirono lauree honoris causa.
Marini Bettolo (a sinistra) nel 1957 
con alcuni collaboratori, mentre stringe 
la mano al premio Nobel Daniel Bovet

Marini Bettolo (a sinistra) nel 1957 con alcuni collaboratori, mentre stringe la mano al premio Nobel Daniel Bovet

È stato tra i primi scienziati italiani ad affrontare i problemi dell’ambiente e del rapporto con le scienze chimiche e biologiche, e a richiamare l’attenzione sui rischi di compromissione delle risorse naturali e sulla necessità di tutelarle. Fra i primi a propugnare la compatibilità dello sviluppo con la salvaguardia della qualità dell’ambiente nel rispetto dei diritti e dei valori umani, ha sostenuto fin dagli anni Sessanta una linea di pensiero per allora molto anticipatrice e di fondamentale valore etico.
Il volume (curato specialmente dall’accademico Alessandro Ballio) riporta anche i titoli delle oltre 400 memorie scientifiche composte da Marini Bettolo: lavori pubblicati su periodici nazionali e internazionali, relazioni su invito a congressi, allocuzioni e introduzioni a convegni di accademie e società scientifiche. Il volume contiene anche cenni biografici relativi agli scienziati e alle personalità citate negli Atti, e la riproduzione di alcuni fra i più significativi documenti delle varie tappe della operosità scientifica e accademica di Marini Bettolo, esposti nella mostra appositamente allestita durante il convegno.
Per il prestigio internazionale riconosciutogli, le comunità scientifiche lo elessero a cariche di primo piano. Dal 1964 al 1971 è stato presidente della Commissione italiana e della Commissione europea per la farmacopea. Dal 1969 divenne socio dell’Accademia nazionale dei Lincei. Dal 1971 fu membro della Pontificia Accademia delle Scienze di cui fu dal Pontefice nominato presidente dal 1988 al 1993. In tale carica, un eccezionale e nobile compito – che presumibilmente soltanto uno scienziato più che un politico o un diplomatico poteva svolgere, e che fu assolto da Marini Bettolo con grande tatto e cautela – è stato illustrato dal professor Alessandro Ballio, suo affezionato discepolo e amico, con queste parole: «È preminente nella Accademia pontificia, benché parecchio oscurato dalla sua innata modestia e da preoccupazioni di discrezione, l’intenso e delicato lavoro svolto in nome della Santa Sede a favore della pace nel mondo. Questo lavoro inizia con la partecipazione ai gruppi di lavoro istituiti da Carlos Chagas, suo predecessore nella presidenza dell’Accademia, per la redazione di documenti ufficiali che sollevano la questione del rischio nucleare. A questa collaborazione fa seguito, con un impegno crescente, un’azione che lo vede più volte a Mosca interlocutore privilegiato di istituzioni culturali, religiose, politiche dell’Unione Sovietica. Incontrerà Breznev e le massime autorità della Chiesa ortodossa, latore di messaggi della Santa Sede. Nell’estate del 1986 avrà un ruolo prestigioso nel gruppo internazionale di scienziati chiamati dal fisico Evgenji Velikov, vicepresidente dell’Accademia sovietica delle scienze, a redigere un documento conclusivo sul bando dei test nucleari. È Marini Bettolo che lo presenterà a Gorbaciov e poi al segretario generale delle Nazioni Unite, Pérez de Cuéllar. L’ultimo (sesto) viaggio a Mosca è del febbraio 1987; Marini Bettolo partecipa attivamente al secondo forum degli scienziati ove richiama l’azione svolta, inizialmente dalla Santa Sede e poi dal gruppo internazionale degli scienziati, per la prevenzione di un conflitto nucleare e sottolinea l’impatto di questa azione sui colloqui Reagan-Gorbaciov».
Ma, a detta di tutti coloro che l’hanno conosciuto, il grande amore di Marini Bettolo scienziato è stata l’Accademia nazionale dei XL. Questa fu fondata nel 1782 a Verona da Anton Mario Lorgna con il nome di Società italiana delle Scienze, e con lo scopo di riunire i quaranta più illustri scienziati di ogni parte di un’Italia ancora espressione geografica, così da costituire un corpo accademico che potesse confrontarsi in nome dell’Italia con le accademie e le società scientifiche delle nazioni europee già pervenute a unità statale. Trasferitasi a Roma dopo il 1870, trascorso con alterne vicende, ma senza mai interrompere la produzione e la pubblicazione di studi e memorie scientifiche, il lungo periodo fino alla metà del XX secolo, l’Accademia dei XL è ritornata all’antico splendore grazie all’opera di presidenti come Francesco Severi, Domenico Marotta, Beniamino Segre e Pietro Di Mattei, ma soprattutto di Marini Bettolo. Questi, già socio dal 1961 e segretario dal 1974 al 1981, ne divenne il presidente fino al 1989 e quindi presidente onorario. Come risulta dagli Atti del convegno, Marini Bettolo ha guidato l’Accademia dei XL verso una crescente e responsabile presenza nel mondo scientifico e nella società promuovendo dibattiti, anche interdisciplinari e internazionali, su temi di frontiera, e indirizzandola verso un’azione di divulgazione e diffusione delle conoscenze scientifiche e di quei frutti che possono incidere sulla civiltà contemporanea. Così agendo ha voluto dimostrare che il lavoro accademico non deve essere ristretto ai professanti, né tanto meno essere avulso dalla realtà, dalle esperienze, dalle attese del corpo sociale. Di conseguenza, almeno alcune realizzazioni di Marini Bettolo devono essere qui accennate: la celebrazione del secondo centenario della Accademia (1982) con l’edizione di volumi che ne testimoniano l’opera scientifica ininterrottamente svolta; il convegno internazionale dal titolo: “Le Accademie delle Scienze verso il duemila”, cui parteciparono oltre 50 istituzioni scientifiche, di cui 40 straniere, e conclusosi con l’udienza del Pontefice a Castelgandolfo e la solenne consegna delle medaglie dei XL da parte del presidente della Repubblica al Quirinale; l’impostazione e l’avvio, prioritario per l’Italia, di concreti programmi di telemedicina a Roma facendo interagire, per migliorare le condizioni dei sofferenti, sistemi telefonici, tecnologie biomediche e reparti ospedalieri; il convegno internazionale su “Gli archivi per la storia della scienza e della tecnica” (1991) attuato con il Ministero dei Beni culturali; l’istituzione (1990), con la collaborazione della Reale Accademia svedese delle Scienze e del Centro francescano di studi ambientali, del “Premio internazionale San Francesco-Cantico delle Creature”; la serie degli interventi (dagli anni Ottanta) per la destinazione del multimiliardario lascito dell’avvocato Tumedei ai fini dell’ammodernamento negli ospedali romani delle dotazioni di apparecchiature per cardiologia e dialisi.
L’altezza dei risultati raggiunti si coglie – in queste come per le altre azioni che hanno segnato la vita di Marini Bettolo – nella lettura degli Atti, dai quali si percepisce anche lo spirito di missione, l’impegno strenuo verso opere e fini sempre più rispondenti alle sue aspirazioni.
La sua avventura di uomo e di studioso ha lasciato un’impronta e un messaggio che fanno risaltare le sue non comuni doti di intelligenza, di saggezza, di umiltà, di probità, di disinteresse, di generosità, che hanno colpito quanti lo hanno avvicinato e hanno lavorato con lui, e che lo hanno fatto rispettosamente amare dai suoi allievi e collaboratori.
Di questa vita esemplare, cristianamente illuminata dalla fede nel trascendente, perdura l’eco, l’ammirazione, il rimpianto ogni volta che di lui si ha modo di parlare con esponenti del mondo scientifico, religioso, politico e dell’informazione.


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