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SINODO PER L’EUROPA
tratto dal n. 10 - 1999

Il Sinodo dalla A alla Z

«...come in un nuovo esilio babilonese, per insegnarci a diventare più umili e a vivere della dottrina dell’onnipotenza della grazia»



Il Sinodo dalla A alla Z di Gianni Cardinale


A come sant’Agostino. Lo hanno citato: Elías Yanes Alvarez, arcivescovo di Saragozza; il cardinale Godfried Danneels, arcivescovo di Mechelen-Brussel; il cardinale americano-polacco Adam Maida, arcivescovo di Detroit; il cardinale statunitense William Wakefield Baum, penitenziere maggiore. Questi ultimi due hanno fatto riferimento al De civitate Dei.

B come (Giuseppe Germano) Bernardini, arcivescovo cappuccino di Izmir, in Turchia, che ha scritto un intervento incentrato sul pericolo costituito dall’islam, concludendo: «Non si conceda mai ai musulmani una chiesa cattolica per il loro culto, perché questo ai loro occhi è la prova più certa della nostra apostasia». A Bernardini ha risposto Luigi Benigno Papa, arcivescovo di Taranto, anche lui cappuccino: «Le sue preoccupazioni sono condivise nel comune sentire della gente. Però una cosa è il discorso sociologico, demografico, un’altra è la reazione che la Chiesa deve assumere in queste circostanze. Il dialogo deve andare avanti, anche se, forse, con meno ingenuità da parte cattolica».

La fuga in Egitto, Giotto, Cappella degli Scrovegni, Padova

La fuga in Egitto, Giotto, Cappella degli Scrovegni, Padova

C come Concilio. «...Indotti ad interrogarci se, quaranta anni dopo l’indizione del Vaticano II, non stia a poco a poco maturando, per il prossimo decennio, la coscienza dell’utilità e quasi della necessità di un confronto collegiale e autorevole tra tutti i vescovi su alcuni temi nodali emersi in questo quarantennio...». Queste parole del cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano, hanno indotto molti a pensare che il porporato gesuita auspicasse la convocazione di un Concilio. Ma l’interessato ha fatto smentire questa interpretazione dai suoi collaboratori. Il cardinale Dionigi Tettamanzi di Genova, nella conferenza stampa finale del Sinodo, ha detto: «L’intervento fatto dal cardinale Martini non ha avuto nessuna eco all’interno dell’assemblea sinodale».

D come Divorziati. Ne ha parlato il Circolo minore (un gruppo di lavoro) di lingua francese presieduto dal cardinale Godfried Danneels affermando che «alcuni si presentano in Chiesa [per celebrare il matrimonio] privi, o quasi, di fede. L’eventuale divorzio pone allora dei problemi canonici difficili: questo matrimonio sacramentale era veramente valido?». Domanda simile a quella che si è posto di recente anche il cardinale Joseph Ratzinger (cfr. l’intervista con il prefetto dell’ex Sant’Uffizio apparsa su 30Giorni del giugno scorso, p. 14).

E come (Pierre) Eyt, cardinale arcivescovo di Bordeaux. Hanno suscitato molta impressione le sue parole su «una sorta di “apostasia tranquilla” da parte della maggioranza degli europei, perlomeno in Occidente, e in modo particolare tra gli adolescenti e i giovani. “Anima europea naturaliter iam non christiana”».

F come (Nikolaos) Fóscolos, arcivescovo di Atene: «L’Europa di oggi ha bisogno di una Chiesa più snella che, lasciando alcuni residui superflui dei secoli passati e conservata intatta la sua dottrina e morale, parli soprattutto alla gioventù senza equivoci, non imponendo al mondo moderno “più del necessario” come avevano fatto gli apostoli riuniti a Gerusalemme. Così il vecchio continente potrà ritrovare la gioia e la speranza in Cristo Gesù».

G come Garantismo. L’ha difeso Zenon Grocholewski, prefetto del Supremo tribunale della Segnatura apostolica. «A ciascuna persona, contro la quale l’autorità della Chiesa intende emanare un provvedimento gravoso (ad esempio la rimozione dall’ufficio o l’inflizione in via amministrativa di una pena), deve essere riconosciuto il diritto che, nell’emanazione di tale provvedimento, venga osservata la procedura prescritta, in quanto essa è prescritta precisamente per garantire che la decisione nella sua sostanza sia giusta e corretta».

H come (Wolfgang) Haas, arcivescovo di Vaduz (Liechtenstein). Ha detto: «La speranza nell’edificazione di un mondo più giusto e degno dell’uomo, si sa, deve essere sorretta dalla consapevolezza che gli sforzi e i tentativi umani non servirebbero a nulla se non fossero rafforzati e accompagnati dalla grazia di Dio».

I come (l’)Israele di Dio. L’ha ricordato il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna: «La divisione del cristianesimo tra Est e Ovest può essere superata solo attraverso un nuovo riferimento al mistero d’Israele: è la radice a sostenerci, non siamo noi a sorreggere lei. La nostra appartenenza all’unico popolo di Dio non è data dalla lingua, dalla cultura o dalla nazionalità, ma dalla scelta e dalla chiamata di Dio, che dalle nostre diversità ci invita alla sua “sacra adunanza” nell’“Israele di Dio”».

J come (György-Miklós) Jakubínyi, arcivescovo di Alba Julia (Romania), che è intervenuto contro l’imperialismo linguistico e ha proposto «l’esperanto per l’uso internazionale nell’interno della Chiesa». Tra i cardinali, ha scritto Avvenire (17 ottobre), ci sono filoesperantisti come Miloslav Vlk e Dionigi Tettamanzi. Comunque la lingua ufficiale del Sinodo è sempre il latino (anche se non c’è stato alcun Circolo minore che si è espresso con la lingua di Cicerone e solo pochissimi padri sinodali l’hanno usata nei loro interventi: il cardinale segretario di Stato Angelo Sodano, il cardinale primate d’Ungheria László Paskai e un vescovo lettone). La lingua più usata è stata quella italiana: lo stesso cardinale Joseph Ratzinger l’ha usata nel suo intervento. Non solo. Essendogli stato proposto di partecipare ad un Circolo minore di lingua inglese, il porporato tedesco ne ha preferito uno dell’idioma di Dante.

K come (Tadeusz) Kondrusiewicz, amministratore apostolico della Russia europea: «L’Occidente versa in una crisi spirituale e l’Oriente, al posto dell’attesa rinascita spirituale, è infangato dal consumismo, dall’imitazione del peggio dell’Occidente, dai conflitti etnici, interconfessionali e interreligiosi».

L come Liturgia. «La liturgia […] pone però qualche problema. Nessuno mette in dubbio la legittimità della riforma liturgica del Concilio. È però lecito domandarsi se la sua applicazione nei libri liturgici da parte del Concilio non presenti qualche lacuna strutturale. Semplificandola non è forse andato perso anche un po’ il senso del mistero? Resta comunque il fatto che il problema liturgico è anche un problema di linguaggio e di formazione degli agenti liturgici». Parole del Circolo minore francese presieduto dal cardinale Danneels.

M come Movimenti. I nuovi movimenti ecclesiali sono stati citati in una ventina di interventi. Chiaramente a favore dei movimenti si sono espressi i cardinali Adrianus Johannes Simonis e Miloslav Vlk e i vescovi Paul Schruers di Hasselt (Belgio), Fernand Franck (Lussemburgo), Ennio Antonelli (segretario Cei), Jan Graubner di Olomouc (Repubblica Ceca), Audrys Juozas Backis di Vilnius (Lituania). Un apprezzamento dei movimenti lo ha fatto ai microfoni di Radio Vaticana anche padre Peter Hans Kolvenbach, generale dei Gesuiti. Critici o problematici invece gli interventi dei cardinali Pierre Eyt, Dionigi Tettamanzi, Carlo Maria Martini, dei vescovi Franc Rodé di Lubiana e Alessandro Plotti di Pisa, di padre Gianfranco Agostino Gardin (ministro generale dei Frati Conventuali).

M come Mea culpa. Va benissimo, ha detto lo spagnolo Gabino Díaz Merchán, arcivescovo di Oviedo, ma, ha suggerito, «l’esame di coscienza, che il Santo Padre ci propone come mezzo adeguato per celebrare il Giubileo del 2000, dovrebbe abbracciare il presente...».

N come Numeri. Al Sinodo erano invitati 179 padri. Inoltre potevano parteciparvi 17 collaboratori, 39 uditori, 10 delegati fraterni delle altre confessioni cristiane (per la prima volta c’era un rappresentante della Chiesa ortodossa greca), un inviato speciale (il fondatore della Comunità di Taizé). Durante 19 congregazioni generali ha partecipato una media di 160 padri (l’effetto week-end non ha risparmiato neanche loro, le punte di presenza più basse si sono registrate infatti sabato 9 ottobre: 139). Hanno parlato in aula 154 padri sinodali (4 hanno mandato un intervento scritto), 30 uditori, 7 delegati fraterni.

O come Ottimismo. Il cardinale Dionigi Tettamanzi ha parlato di «radicale ottimismo». Una descrizione rosea della situazione della Chiesa, specialmente nella penisola, è stata fatta anche dal cardinale Camillo Ruini, vicario del Papa per Roma: «La Chiesa in Italia mantiene una notevole vitalità e soprattutto un forte radicamento nella popolazione […] altri, non meno numerosi, vedono invece nel cristianesimo, e nella Chiesa stessa, la forza più vitale e la più importante riserva di energie spirituali per l’Europa e in particolare per l’Italia». Questa aria ottimista di alcuni padri sinodali è stata sintetizzata da la Repubblica con lo slogan Penso positivo...

O come Ordinazioni sacerdotali. Non si deve «chiamare all’ordinazione se non vi è certezza morale sull’idoneità del candidato. Respingere un candidato non idoneo non è soltanto un dovere di fronte al bene della Chiesa, ma anche un atto di doverosa carità nei riguardi del candidato». Precisazione del cardinale Jorge Arturo Medina Estévez, prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti.

P come Papabili. Immancabilmente il Sinodo ha rappresentato per alcune testate giornalistiche l’occasione per scatenarsi nell’inutile sport del “totopapa”. Lo hanno fatto il londinese Times (Lotta per il papato, 16 ottobre) e la romana la Repubblica (Papabili e grandi elettori, segnali in vista del Conclave, 22 ottobre). Visti dal Tamigi i candidati europei più quotati sarebbero: Carlo Maria Martini («il beniamino dei media, intellettuale gesuita, personalità carismatica»), Angelo Sodano («pragmatico ma piuttosto burocrate, incolore»), Christoph Schönborn («viene da una famiglia aristocratica che ha prodotto leaders della Chiesa per generazioni, conservatore, ma “buon ascoltatore”»), Camillo Ruini («sta perfezionando il suo inglese, sempre a fianco del Papa, presidente della Cei, contribuente finanziario chiave per le diocesi del terzo mondo, la qual cosa lo può aiutare»). In seconda linea vengono messi poi: Giacomo Biffi di Bologna, Godfried Danneels di Mechelen-Brussel e Antonio María Rouco Varela di Madrid. La Repubblica mette in primo piano: Pierre Eyt, Danneels, Tettamanzi. Subito dopo aggiunge: Sodano, Ruini, Schönborn, Vinko Puljic di Sarajevo e Jan Pieter Schotte (di curia, segretario generale del Sinodo).

P come Pontificia Commissione per l’attuazione della nuova evangelizzazione. Ne ha proposto la creazione Francisco José Argüello Wirtz, più conosciuto come Kiko, cofondatore delle Comunità neocatecumenali. L’idea non sembra aver avuto seguito.

Q come Quorum. Per essere eletti al Consiglio postsinodale era necessario raggiungere al primo turno di votazioni la maggioranza assoluta. Non è avvenuto. Si è resa necessaria quindi una seconda votazione dove era sufficiente la maggioranza relativa. Secondo indiscrezioni riprese dall’Ansa i più votati sono risultati i cardinali Tettamanzi e Schönborn. Altri eletti nel Consiglio postsinodale sono stati: i cardinali Miloslav Vlk e Antonio María Rouco Varela; i vescovi Audrys Juozas Backis, Tadeusz Kondrusiewicz, Josip Bozanic di Zagabria, Karl Lehmann di Magonza, Lubomyr Husar di Leopoli degli Ucraini, Vincent Nichols ausiliare di Westminster (Gran Bretagna). Membri di nomina pontificia sono poi: Nikolaos Fóscolos, José Saraiva Martins (portoghese, prefetto della Congregazione dei santi), Józef Miroslaw Zycinski di Lublino, Joseph Doré di Strasburgo.

R come Risposte. Ai Lineamenta inviati dalla Segreteria generale ne sono arrivate da 24 Conferenze episcopali su 34 (mancanti: Albania, Grecia, Lettonia, Lituania, Romania-Latini, Romania-Greco-cattolici, Scozia, Slovenia, Ungheria, Iugoslavia) e solo da 9 uffici della curia romana su 25 (sono risultate mancanti, tra le altre, le risposte delle Congregazioni per la dottrina della fede, del culto, dei santi, dei vescovi, del clero).

S come Sette. «Il Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani propone che la parola “setta”, se proprio deve essere usata, sia limitata ai movimenti religiosi di origine non cristiana o a quelli eterogenei in quanto hanno fonti di verità e dottrinali diverse dalle Sacre Scritture»: lo ha detto il presidente del dicastero, il cardinale australiano Edward Idris Cassidy.

S come Sindacalisti. «Abbiamo bisogno dei testimoni di Cristo – degli apostoli laici, ma anche dei preti: non come sindacalisti, ma come annunciatori del Vangelo che rispetterebbero l’autonomia e l’indipendenza dello Stato e della Chiesa...». Parole di Tadeusz Goclowski, arcivescovo di Danzica, culla di Solidarnosc...

T come Televisione. «Propongo che venga esaminato con determinazione un progetto di televisione cattolica a dimensione europea». Lo ha chiesto Bellino Ghirard, vescovo di Rodez (Francia). Proprio durante il Sinodo ha avuto ampio spazio sui mass media francesi l’annuncio della nascita di una tv cattolica a Parigi che godrà dell’appoggio di Sat2000, la tv dell’episcopato italiano.

U come Umiltà. «In molti Paesi la Chiesa diventa minoritaria e povera di personale, di mezzi finanziari, di potere e di prestigio. Forse Dio ci conduce verso una sorta di nuovo “esilio babilonese” per insegnarci a diventare più umili e a vivere della dottrina della onnipotenza della grazia. Non tutto è negativo nella situazione di quelli “che sono seduti sulle rive dei fiumi di Babilonia”». Parole del cardinale Godfried Danneels.

V come (Adrianus Herman) Van Luyn, salesiano olandese, vescovo di Rotterdam, che ha evocato la figura del «grande diacono dell’Occidente, san Lorenzo. Ci ricorda che i poveri sono i veri tesori della Chiesa. Il suo esempio di martire ci ispiri ad una testimonianza autenticamente evangelica...».

W come (Thomas Joseph) Winning. Il cardinale scozzese ha iniziato così il suo intervento: «La sfida che la Chiesa deve affrontare...». Il termine “sfida” è stato molto usato in questo Sinodo come nei precedenti. È apparso in una quarantina di interventi (il termine “grazia” invece si trova in una ventina). Il cardinale Tettamanzi ha parlato addirittura di «sfida delle sfide», mentre il Circolo minore francese presieduto dal cardinale Danneels ha parlato di «grazia gratuita».

X come XX Sinodo generale. Ne ha parlato in un commento il Corriere della Sera (23 ottobre): «Nell’ottobre del prossimo anno – anno giubilare – si terrà la ventesima [assemblea sinodale], che avrà per tema “il ministero dei vescovi” e dunque la collegialità (cioè la partecipazione dei vescovi al governo della Chiesa) e anche il Sinodo come “strumento” della collegialità. Ecco perché da qui a un anno si dovrà veder qualcosa sul destino del Sinodo, cioè del governo collegiale della Chiesa».

Y come (Elías) Yanes Alvarez, arcivescovo di Saragozza. L’ex presidente dell’episcopato spagnolo ha citato l’enciclica Veritatis splendor di Giovanni Paolo II per ricordare un brano dell’Humanae vitae di Paolo VI: «Non sminuire in nulla la salutare dottrina di Cristo, è eminente forma di carità verso le anime. Ma ciò deve sempre accompagnarsi con la pazienza e la bontà di cui il Signore stesso ha dato l’esempio nel trattare gli uomini. Venuto non per giudicare ma per salvare egli fu certo intransigente con il male, ma misericordioso verso le persone» (HV n. 29).

Z come (Józef Miroslaw) Zycinski. L’arcivescovo di Lublino, segretario generale del Sinodo e figura emergente dell’episcopato polacco, durante una conferenza stampa ha affermato: «L’idea che nuove strutture della Chiesa possano risolvere i problemi sul tappeto risponde ad una visione di tipo magico piuttosto che teologico».


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