Home > Archivio > 04 - 2007 > «L’uomo della carità e della pace»
IL PAPA IN AMERICA LATINA
tratto dal n. 04 - 2007

«L’uomo della carità e della pace»


Così lo definì la Camera del Senato di San Paolo. Ascoltato dalle autorità civili quanto da quelle ecclesiastiche. Venerato da tutto il popolo. La storia del frate confessore Antonio de Sant’Anna Galvão, il primo santo d’origine brasiliana. Intervista con il cardinale José Saraiva Martins


Intervista con il cardinale José Saraiva Martins di Stefania Falasca


«Quest’uomo è così necessario… preziosissimo per tutta questa città e le ville della capitaneria di San Paolo. Tutti vanno da lui per chiedere consiglio, tutti vogliono trarre benefici dalla sua virtù, tutti gli abitanti della città non potrebbero sopportare neanche un momento l’assenza di detto religioso…». Questa lettera, datata 17 aprile 1798, è firmata nientemeno che dalla Camera del Senato di San Paolo, la massima autorità istituzionale dell’allora colonia portoghese. È indirizzata al provinciale dell’Ordine di San Francesco e il motivo della lettera è chiaro: vogliamo che il religioso resti. E non è certo un fatto ordinario che la massima autorità civile, con il consenso di tutta la popolazione, scenda in campo per chiedere ai suoi superiori che un frate resti per sempre in quella città e in quel convento. E non solo. Anche l’autorità ecclesiastica di San Paolo non esita a fare la stessa richiesta. Tale era l’unanime stima, il rispetto e la fiducia di cui godeva. Dicono le cronache che in tutta la storia dell’antica Provincia paulista il caso di questo frate è unico, poiché solo nei suoi riguardi tutto il popolo, credente e non, unitamente al volere dell’autorità civile e di quella ecclesiastica, insiste che per nessuna ragione venga trasferito «ma resti a continuare la sua azione, esempio di vita totalmente dedita al bene». Ma chi era questo frate? Ci attestano ancora le testimonianze dei suoi contemponeranei: «È l’uomo della carità e della pace». E anche questa è una considerazione che partiva da tutto il popolo ed è continuata nei secoli. Vox populi, vox Dei. Fra Antonio de sant’Anna Galvão, francescano, nato a Guaratinguetá nel 1739 e morto nel 1822, anno dell’indipendenza del Brasile, è il primo beato nato in Brasile a essere canonizzato. Ed è Benedetto XVI a proclamarlo santo a San Paolo. L’11 maggio. Alla solenne cerimonia è presente il prefetto della Congregazione delle cause dei santi, il cardinale José Saraiva Martins, e a lui chiediamo…

Un bambino in preghiera davanti all’immagine di fra Antonio de Sant’Anna Galvão nella cappella del “Mosteiro da Luz”, Bairro da Luz, San Paolo

Un bambino in preghiera davanti all’immagine di fra Antonio de Sant’Anna Galvão nella cappella del “Mosteiro da Luz”, Bairro da Luz, San Paolo

Eminenza, stando alle memorie dei suoi contemponarenei, fra Antonio Galvão era stimato dal popolo e dai confratelli, dalle autorità civili quanto da quelle ecclesiastiche. Cosa ha realizzato per guadagnarsi una così unanime ammirazione?
JOSÉ SARAIVA MARTINS: Frei Galvão era un francescano alcantarino vissuto in povertà e obbedienza. Un semplice frate. In tutto semplice: nella persona, nell’opera, negli scritti. Quello che ha fatto lo hanno descritto così: «Nessuna imposizione, nessuna ostentazione, niente per impressionare, nulla da esigere». La forza delle sue virtù e la testimonianza della sua vita hanno attratto le persone e illuminato l’ambiente dove è vissuto. Così tanto da rendere la sua presenza preziosa e insostituibile.
Fra Galvão nacque nel 1739 e morì a San Paolo il 23 dicembre del 1822. In questo periodo, notevoli fatti storici e religiosi accaddero in Brasile e a San Paolo…
SARAIVA MARTINS: Sì, abbraccia un’epoca che va da quella coloniale alla trasformazione in impero fino ai primi mesi dell’indipendenza. Ed è una storia contrassegnata dalla presenza e dall’azione dei missionari della Chiesa cattolica, compresi i francescani, che durante il governo illuminista del Marchese di Pombal subirono pesanti restrizioni. San Paolo era allora una capitaneria, poi provincia, dipendente da Rio de Janeiro. Era il centro di partenza dei bandeirantes-descobridores, dei cercatori d’oro e di pietre preziose. Spesso in guerra per difendere il territorio dagli spagnoli o alla ricerca di indigeni e dei neri importati dall’Africa per il lavoro schiavistico. In questo difficile contesto emerge la figura influente di quest’uomo di Dio «recomendável pelas suas virtudes» e sommamente per la sua carità che lo portarono a condividere le ansie e le speranze di quel suo popolo ancora vessato dalla schiavitù e dal degrado umano e sociale. Non si può dubitare che è stata proprio la sua illimitata carità a far sì che i paulisti lo volessero per tutta la vita a San Paolo. Non potevano restare senza di lui, come attesta la lettera della Camera del Senato di San Paolo: «Era il soccorso dei poveri», «la consolazione dei tristi…».
Un punto di riferimento insomma…
SARAIVA MARTINS: Dopo aver studiato dai gesuiti a Belém ed essere entrato nel 1760 nei francescani, tutta la sua vita fu spesa a San Paolo. La sua personalità e la sua vasta preparazione furono subito notate dai suoi superiori, che lo sobbarcarono di molti incarichi di responsabilità, dalle persone colte e dal popolo, che «lo ascoltavano con grande fiducia e da regioni lontane venivano a cercarlo nelle loro necessità». Lo ricercavano per la sua fama di uomo di pace, «per mettere pace nelle discordie, nelle famiglie e anche per aggiustare affari temporali», ci dicono gli atti. Dal 1768, assume il delicato compito di portinaio, predicatore e confessore del convento di San Francesco e da quel momento in poi questa sarà la sua attività principale: quel ministero della confessione che egli esercitò fino alla fine. Sia nel convento dei francescani che nel “Recolhimento Nossa Sehnora da Conceição da Luz”, il convento di suore da lui fondato come laus perennis nel 1774, nel cuore di San Paolo, che resta oggi la sua opera tangibile. Per la sua costruzione spese ogni sua energia e lì morì a 84 anni, in un misero lettuccio, poggiato sulla nuda terra dietro il tabernacolo della chiesa.
In sintesi, quale personalità emerge?
SARAIVA MARTINS: Una personalità ben definita, limpida, retta, coraggiosa, di chiara intelligenza che gli permette di essere sempre attento alle necessità di chi gli è affidato e pronto a cercare l’aiuto più efficace; una personalità che rivela il suo forte temperamento quando, ad esempio, si tratta di denunciare ciò che è contrario alla giustizia, nella difesa dei deboli e di chi subiva soprusi, come dimostra anche l’atteggiamento assunto nel 1780 in occasione dello scontro con il capitano-governatore di San Paolo, atteggiamento che costò poi le dimissioni dello stesso governatore.
A quale episodio si riferisce?
SARAIVA MARTINS: Nel 1780, il capitano Martim Lopes de Saldanha, noto per il suo dispotismo, condannò a morte un soldato per aver leggermente ferito suo figlio dopo che questi lo aveva malmenato. Un atto ingiusto, che provocò la reazione dei paulisti. Tra i difensori del soldato Caetaninho vi era anche frei Galvão, che prese le parti di questo soldato condannando l’abuso di potere del governatore. Nonostante le proteste il soldato venne però ugualmente giustiziato. E, non soddisfatto, il capitano condannò anche frei Galvão alla pena dell’esilio. L’ordine per il frate era perentorio: lasciare San Paolo entro ventiquattr’ore. Ma la notizia dell’esilio di frei Galvão, che si sparse immediatamente in tutta la città, mobilitò ancora una volta l’intera popolazione, e in breve tempo una folla di uomini armati circondò la casa del governatore. Il capitano, di fronte alla ribellione del popolo, non ebbe altra possibilità che revocare la sentenza dell’esilio. E appena revocato l’ordine, la gente partì alla ricerca di frei Galvão e lo riportò al convento. «Il caro padre santo è stato raggiunto. La città ora può dormire tranquilla perché ha riavuto il suo grande tesoro». Questo è riportato negli scritti.
Già in vita era enorme la fama di santità che lo circondava…
SARAIVA MARTINS: Anzi, si deve sottolineare che proprio la fama di santità risalta come caratteristica principale della persona di frei Galvão. In vita, in morte e post mortem. Fino a oggi. Le testimonianze tramandano una devozione viva, inalterata e ininterrotta. È sempre stato molto venerato a San Paolo e in tutto il Brasile, come dimostra anche la popolare diffusione delle “pílulas de frei Galvão”.
E che cosa sarebbero?
SARAIVA MARTINS: Sono dei papelinhos, dei pezzettini di carta arrotolati come caramelle con l’iscrizione in latino di un’invocazione alla Vergine Maria. È una forma di devozione che trova origine da un episodio della vita di frei Galvão. Da allora le migliaia di fedeli che vanno a pregare e a chiedere grazie sulla sua tomba portano via e ingeriscono queste pillole confezionate oggi dalle suore del “Mosteiro da Luz”.
La casa natale di fra Antonio de Sant’Anna Galvão a Guaratinguetá

La casa natale di fra Antonio de Sant’Anna Galvão a Guaratinguetá

I teologi, esprimendo il loro parere nell’esame della causa, hanno voluto rilevare come questa figura di sacerdote, di uomo semplice che amava ed era amato dalla gente, appare particolarmente utile per il Brasile, terra in cui oggi tanti pseudoprofeti cercano di attirare la gente nelle sètte…
SARAIVA MARTINS: Frei Galvão, certo, ha fatto il contrario di quello che fanno i “santoni”. Di ieri e di oggi. È diventato straordinario nell’ordinaria vita di sacerdote, come poteva essere allora in quelle circostanze e come può essere oggi, senza artifici e fatue promesse, senza “effetti speciali”. Frei Galvão è una di quelle anime che sono diventate grandi davanti a Dio e agli uomini nell’umiltà e nel compimento perfetto dei doveri cristiani, senza turbare la gente con fatti apparentemente straordinari, ed è riuscito a entrare nel cuore della gente tanto da rimanervi nei secoli.
Si potrebbe quindi riassumere così la rilevanza di questa causa…
SARAIVA MARTINS: La rilevanza di questa causa, anche in questo momento della vita della Chiesa brasiliana, sta nel dimostrare e nel comprovare il valore di una vita sacerdotale vissuta evangelicamente e consumata apostolicamente nel servizio dei fratelli, soprattutto dei più poveri, dei più bisognosi, a gloria di Dio. Brasiliensis Ecclesiae decori praeclarissimo. In frei Galvão il popolo, dal quale egli proviene e al quale appartiene, ha trovato modello, stimolo per il bene, per la carità, per la preghiera.
Insomma, qual è il significato di questa canonizzazione?
SARAIVA MARTINS: Questa canonizzazione è un atto storico. Una data storica. È il primo santo nato in Brasile. È un brasiliano al cento per cento che sale agli onori degli altari della Chiesa universale. Un uomo di pace e di carità. E poi, non dimentichiamolo, il Brasile è anche il Paese con la più numerosa presenza cattolica nel mondo. E direi che era quasi scandaloso il fatto che fino a oggi non ci fosse un santo canonizzato nato in questa terra come segno dei tanti e tanti di questi suoi figli protagonisti e, al contempo, frutto eminente dell’evangelizzazione.


Español English Français Deutsch Português