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UN ANNO SANTO CON AGOSTINO
tratto dal n. 02 - 2000

È Dio che attrae a sé la volontà degli uomini


Sant’Agostino, De dono perseverantiae 23, 63


Un brano dal De dono perseverantiae di sant’Agostino


«Atque utinam tardi corde et infirmi, qui non possunt, vel nondum possunt Scripturas vel earum expositiones intellegere, sic audirent vel non audirent in hac quaestione disputationes nostras, ut magis intuerentur orationes suas, quas semper habuit et habebit Ecclesia ab exordiis suis, donec finiatur hoc saeculum. De hac enim re, quam nunc adversus novos haereticos, non commemorare tantum, sed plane tueri et defensare compellimur, numquam tacuit in precibus suis, etsi aliquando in sermonibus exserendam nullo urgente adversario non putavit. Quando enim non oratum est in Ecclesia pro infidelibus atque inimicis eius ut crederent? Quando fidelis quisquam amicum, proximum, coniugem habuit infidelem, et non ei petivit a Domino mentem oboedientem in christianam fidem? Quis autem sibi umquam non oravit, ut in Domino permaneret? Aut quis sacerdotem super fideles Dominum invocantem, si quando dixit: Da illis, Domine, in te perseverare usque in finem, non solum voce ausus est, sed saltem cogitatione reprehendere, ac non potius super eius talem benedictionem, et corde credente et ore confitente respondit, Amen: cum aliud in ipsa oratione dominica non orent fideles, dicentes maxime illud: Ne nos inferas in tentationem, nisi ut in sancta oboedientia perseverent? Sicut ergo in his orationibus, ita et in hac fide nata est, et crescit, et crevit Ecclesia, qua fide creditur gratiam Dei non secundum merita accipientium dari. Quandoquidem non oraret Ecclesia ut daretur infidelibus fides, nisi Deum crederet et aversas et adversas hominum ad se convertere voluntates; nec oraret Ecclesia ut perseveraret in fide Christi, non decepta vel victa tentationibus mundi, nisi crederet Dominum sic in potestate habere cor nostrum, ut bonum quod non tenemus nisi propria voluntate non tamen teneamus nisi ipse in nobis operetur et velle. Nam si haec ab ipso quidem poscit Ecclesia, sed a se ipsa sibi dari putat, non veras, sed perfunctorias orationes habet; quod absit a nobis. Quis enim veraciter gemat, desiderans accipere quod orat a Domino, si hoc a se ipso se sumere existimet, non ab illo?».


«E quelli che sono tardi e deboli di spirito, che non riescono, o che ancora non riescono a comprendere le Scritture o la loro spiegazione, volesse il cielo che prestando ascolto o meno alle nostre discussioni su questo problema facessero più attenzione alle proprie preghiere, quelle preghiere che la Chiesa ha sempre custodito dai suoi inizi e sempre custodirà fino alla fine di questo mondo! Infatti su questa verità, che ora contro i nuovi eretici siamo costretti non solo a ricordare ma anche a custodire e difendere con chiarezza, la Chiesa non ha mai taciuto nelle sue preghiere, anche se quando non vi era costretta da qualche avversario, non ha ritenuto opportuno esporla in discorsi. Quando infatti non si è pregato, nella Chiesa, per i non credenti e per i suoi nemici, perché credessero? Quando mai un credente che aveva un amico, o un parente, o il coniuge non credente, non ha chiesto a Dio per lui che la sua ragione acconsentisse alla fede cristiana? E chi non ha mai pregato per se stesso di rimanere nel Signore? O chi ha osato mai criticare, non dico a voce, ma semplicemente col pensiero il sacerdote quando invoca il Signore sopra i fedeli e dice: “Concedi loro, o Signore, di perseverare in te fino alla fine” e non ha piuttosto risposto Amen a questa preghiera di benedizione, credendo col cuore e dichiarando la fede con le labbra? E che altro domandano i fedeli colla stessa orazione del Signore, soprattutto quando dicono Non ci indurre in tentazione, se non di perseverare nella santa obbedienza? E dunque come in queste preghiere, così anche in questa fede è nata, cresce e crebbe la Chiesa; questa fede per la quale si crede che la grazia di Dio non viene data secondo i meriti di chi la riceve. Del resto la Chiesa non pregherebbe perché sia data la fede ai non credenti, se non credesse che è Dio che attrae a sé le volontà degli uomini dirette altrove o addirittura contrarie. La Chiesa neppure pregherebbe di perseverare, né ingannata né vinta dalle tentazioni del mondo, nella fede di Cristo, se non credesse che il Signore ha in suo potere il nostro cuore a tal punto che il bene che noi non osserviamo se non con la nostra propria volontà, non lo osserveremmo se proprio lui non operasse in noi anche il volere. Infatti, se la Chiesa chiede a lui queste cose, ma invece pensa di potersele dare da se stessa, allora le sue non sono preghiere vere, ma fatte per modo di dire; lungi da noi questo! Chi piangerebbe con sincerità per il desiderio di ricevere quello che domanda al Signore, se pensasse di averlo non da lui, ma da se stesso?».


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