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STORIA DEI GIUBILEI
tratto dal n. 04 - 1999

Il salotto buono di Donna Olimpia


Nobildonna della famiglia Pamphili, cognata del Papa, fu la vera protagonista dell’Anno Santo 1650, per la sua capacità organizzativa, il suo desiderio di apparire, la sua avidità di denaro. Detestata dal popolo di Roma, il suo strapotere finì per essere giudicato eccessivo persino da Innocenzo X


di Serena Ravaglioli


Livio Labor fu il primo esponente di organizzazioni cattoliche a teorizzare e praticare il disimpegno dalla Democrazia cristiana. Non era comunque disimpegno dalla politica, tanto è vero che dette vita a un “Movimento politico lavoratori”. Accettò poi la candidatura offertagli dai socialisti e fu per una legislatura (1976-79) a Palazzo Madama appunto nel gruppo parlamentare del Psi. Si disse allora che, penetrando in partibus infidelium si potessero correggere le profonde contrapposizioni esistenti.
Dico subito che le divergenze politiche non hanno mai intaccato la nostra amicizia personale (e vorrei aggiungere familiare, compreso il mio apprezzamento augurale per la produzione pittorica di sua moglie). Ed è interessante un particolare. In un mio articolo del 1988 rammentai l’illusione che Labor aveva avuto di influire sui socialisti in tema di divorzio; lo avevano se non costretto almeno messo in condizione di dover partecipare attivamente alla campagna del fronte FortunaBaslini. Mi scrisse questa lettera:

Donna Olimpia Maidalchini Pamphili

Donna Olimpia Maidalchini Pamphili

«Caro Andreotti,
mi permetto allegarti cosa ho scritto su Avanti! in merito alla eutanasia. Questo per dirti che ho cambiato partito, ma non ho cambiato pelle… e Fede.
Tu hai voluto ricordare la mia posizione sul divorzio. Non ho mai fatto “propaganda” per il divorzio. Fu, anzi, l’occasione per una testimonianza cristiana in tutte le piazze ed a tutti i livelli sulla unità ed indissolubilità del matrimonio (peraltro difficile da vivere anche per molti e noti cattolici, a quanto sembra): mi distingue da te la convinzione che solo la Grazia e la preghiera possono saldare l’amore e l’unità della famiglia, che nessuna legge dello Stato può garantire né imporre, e in particolare ai non credenti.
Per l’aborto, già che ci siamo, vorrei informarti che ho detto e fatto quanto possibile per introdurre almeno il “non altrimenti evitabile”, che sarebbe stato, a mio avviso, gravido di potenzialità positive: i tuoi colleghi del Senato, che non mi hanno aiutato, possono testimoniarti quanto ho detto, scritto e fatto, presentando emendamenti, in pienezza di autonomia nel Psi.
Per tua informazione, ti servirà forse anche sapere che io ho sempre sostenuto il valore politico positivo, in prospettiva ed anche per il bene della Chiesa, del pluralismo in politica. Non ho mai voluto né promosso la cosiddetta scelta socialista delle Acli, di cui spesso si scrive e che a me si addebita.
Ho cercato in ogni modo di insegnare con la vita – lasciando la Presidenza – che questo tipo di scelte si fanno sulla propria pelle e non su quella del Movimento.
E anche il non collateralismo non fu pensato né eseguito per una lotta alla Dc, ma per la autonomia e la serena convivenza nelle Acli, già allora (nel ’69)… malate di pluralismo politico. Credi proprio che la realtà ci abbia dato torto?
Cordiali saluti.

Livio Labor».


Nell’allegato Labor mi inviava un suo articolo nell’Avanti! (15 settembre 1988) in cui si esprimeva contro l’eutanasia polemizzando con la tesi che «per essere un buon socialista occorre essere a favore dell’eutanasia».
In verità alla campagna per il divorzio aveva partecipato. Lo registra l’Avanti! (del 1 maggio 1974) nel servizio su una riunione tenutasi all’Università Cattolica di Milano dove, peraltro, non fu possibile parlare al professor Cotta, militante antidivorzista. Comunque la buona fede e la posizione distinta di Livio è fuori discussione. Cito dall’Avanti!: «Pieno successo, infine, ha avuto il dibattito sul referendum promosso dal Nucleo universitario socialista della Università Cattolica.
Il compagno Livio Labor (della direzione nazionale del Psi) ha introdotto il dibattito sottolineando la falsità delle accuse rivolte alla legge Fortuna (essa è la meno permissiva in tutta Europa e non è affatto automatica).
Rispetto al mondo cattolico Labor ha affermato: “La divisione odierna è tra laici, siano essi credenti o non credenti, e clericali”».

* * *

Parlare oggi del collateralismo delle Acli e di altri ha un puro valore cronistorico. Resta peraltro il problema del modo con cui si difendono valori essenziali del patrimonio sociale cristiano. Tanto per fare un esempio, la Dc per bloccare iniziative legislative come quelle per il divorzio e per l’aborto non ebbe forze parlamentari sufficienti (del resto nell’appello referendario la percentuale contraria fu anche più bassa). Direi però che fu necessaria ma non sufficiente. Credere oggi che, rimosso l’ostacolo democristiano, laicisti e altri abbiano aperto grandi possibilità almeno su argomenti come il sostegno effettivo alla parità scolastica e il rispetto di punti fondamentali di bioetica, mi sembra illusorio.
D’altra parte l’auspicio che, indipendentemente dalle scuderie politiche di appartenenza dei singoli, tutti si ritrovino facilmente nella difesa di valori comuni, almeno allo stato attuale è irrealizzato.
Occorre ripartire da lontano per un approfondimento e un adeguato aggiornamento delle nostre più forti radici, che definirei naturalmente cristiane. Dobbiamo respingere che la modernità debba far considerare superati certi punti fermi, che si possono negligere ma di cui non si può certo negare una obiettiva validità.


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