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ALGERIA
tratto dal n. 03 - 1999

OPINIONI. Incontro con il presidente dell’Alto consiglio islamico

Cercando la via del dialogo


«La nascita del terrorismo è un fenomeno autoctono, legato all’Internazionale islamo-afghana, nata per lottare contro il comunismo ateo. Ma il nostro Paese vive anche una sua “laicità” particolare, quella della tolleranza e della protezione delle comunità religiose». Parla Abdelmadjid Meziane


Intervista con Abdelmadjid Meziane di Ahmed Lakrout


In questo 1999 l’Algeria vive ormai l’ottavo anno di una tragedia che numerosi osservatori imputano ad una profonda crisi politica, economica, culturale e sociale. Più di centomila morti e danni significativi in tutti i settori dell’economia, in particolare nelle infrastrutture di base.
Anche il mese del Ramadan è stato caratterizzato, una volta di più, dalla violenza che ha colpito in modo particolare gli strati sociali più deboli della popolazione rurale. Il Ramadan, il mese per eccellenza della misericordia e della pietà, è stato trasformato dai terroristi in un periodo di lutto e distruzione.
Soldati algerini

Soldati algerini

L’anno scorso, nello stesso periodo, il presidente della Repubblica, Liamine Zeroual, aveva scelto, simbolicamente, il primo venerdì del mese di Ramadan per procedere all’insediamento dell’Alto consiglio islamico. Nel suo discorso ai membri di quest’istituzione prevista dalla Costituzione, il presidente della Repubblica aveva ricordato i tentativi di manipolazione della religione musulmana per «scopi di parte e politici». Manipolazioni che «non sarebbero mai tornate utili all’islam, e che hanno portato la società a una grande fitna (discordia) e ad un confronto doloroso tra i figli della stessa nazione».
Presidente di quest’istituzione è Abdelmadjid Meziane, filosofo, ex ministro della Cultura. I principali compiti dell’Alto consiglio islamico, i rapporti con la Chiesa dell’Algeria, gli aspetti religiosi e culturali della crisi che il Paese attraversa: di questi temi discutiamo con Meziane.

Signor Meziane, quali sono i compiti più importanti di un Consiglio islamico come il vostro, in un Paese musulmano in cui la Costituzione proclama che l’islam è la religione dello Stato?
ABDELMADJID MEZIANE: L’Alto consiglio islamico è un’istituzione consultiva collegata alla Presidenza della Repubblica, e prevista nella Costituzione del 1996 come un organismo chiamato a pronunciarsi, ogni volta che è interpellato, sulla conformità o meno di alcune disposizioni legislative nei confronti dell’islam come religione di Stato. Inoltre l’Alto consiglio islamico è incaricato, conformemente alle disposizioni della Costituzione, di riflettere costantemente sui problemi dell’islam contemporaneo, sia dal punto di vista teorico, del pensiero, sia sui problemi pratici attuali che vive la società. Gli argomenti affrontati dagli intellettuali musulmani sono assai numerosi e vari. Per citare qualche esempio, che sarà oggetto di seminari: l’islam e la democrazia, la donna nell’islam, il riavvicinamento tra le scuole teologiche, il dialogo interreligioso e interculturale, i diritti dell’uomo e i diritti dei popoli nell’islam, l’etica medica nell’islam.
Subito dopo la sua nomina al vertice dell’Alto consiglio islamico, il Consiglio ha dovuto trattare l’importante questione relativa alle donne stuprate dai terroristi e alla liceità o meno dell’aborto in questo caso particolare. Quale è stata la risposta?
MEZIANE: La questione degli stupri collettivi commessi da parte dei gruppi di terroristi è stata sottoposta all’Alto consiglio islamico nel marzo 1998, ed è stata trattata come caso specifico in cui la donna è doppiamente vittima, poiché essa ha subito uno stupro estremamente rude che sconvolge la sua psiche, e ha subito, inoltre, un rifiuto da parte della società a causa di una mentalità retrograda. L’Alto consiglio islamico ha ricordato con insistenza la necessità di proclamare l’onorabilità della vittima e ha chiesto l’intervento delle autorità per proteggerla e per farsi carico di lei e di suo figlio. Inoltre, nei casi d’estrema necessità in cui la vittima sia incinta e corra pericolo di morte certificato dal punto di vista medico, l’interruzione della gravidanza può essere autorizzata con tutte le garanzie mediche previste dalla legge in questo caso.
Quali azioni pensa di intraprendere il Consiglio per arginare la strumentalizzazione della religione per obiettivi politici? Pensa che ciò sarà facile in un Paese musulmano in cui è stato sempre difficile separare lo spirituale dal temporale?
MEZIANE: Il ruolo dell’Alto consiglio islamico può essere attivo in materia di riflessione e di approfondimento del pensiero politico sia nelle sue specificità islamiche sia per gli argomenti che riguardano il pensiero universale relativo ai diritti delle persone e alla libertà umana. L’ideologia “riduttiva” che usano i movimenti di ribellione popolare nel mondo musulmano non è basata su nessuna riflessione: questo è precisamente il fenomeno che bisognerebbe spiegare nei Paesi musulmani e all’estero. La spiegazione è, evidentemente, lenta e difficile. Perciò bisogna moltiplicare i canali di diffusione di questa cultura politica e civile attraverso i mass media e l’educazione, per giungere a buoni risultati.
C’è chi ricorda che la Francia, Paese laico per tradizione, non impose, durante il periodo coloniale, il principio della laicità, giungendo invece perfino a costruire moschee nelle sue colonie dell’Africa. Anche questo è strumentalizzare la religione per fini politici o è “realismo politico”?
MEZIANE: L’amministrazione coloniale non poteva mettere in pratica il principio della laicità in Paesi in cui la vita religiosa dominava la società. Quindi questa non-laicità non può essere rimproverata, teoricamente, alla Francia. Le azioni intraprese dai colonialisti che, invece, suscitarono rivalità e scontri tra i movimenti religiosi con lo scopo di “dividere per regnare”, costituiscono l’essenza della politica religiosa del colonialismo! Bisogna dire che queste azioni hanno fatto dei danni enormi nelle società colonizzate.
Divide et impera. «I colonialisti» dice Meziane «suscitano rivalità tra i movimenti religiosi per motivi di potere. Ma, nel caso dell’Algeria, la Francia non si è comportata così».

Divide et impera. «I colonialisti» dice Meziane «suscitano rivalità tra i movimenti religiosi per motivi di potere. Ma, nel caso dell’Algeria, la Francia non si è comportata così».

Quali sono i rapporti, i principali temi del dialogo tra la vostra istituzione e la Chiesa algerina?
MEZIANE: Le relazioni dell’Alto consiglio islamico con la comunità cristiana in Algeria sono di buona amicizia da lunga data. Bisogna infatti precisare che questi rapporti sono iniziati alla vigilia dell’indipendenza, e i meriti della Chiesa algerina nella decolonizzazione sono universalmente riconosciuti. Il dialogo islamo-cristiano è molto vivo in Algeria perché le preoccupazioni sono in genere le stesse da ambo le parti. L’approfondimento del pensiero cristiano o musulmano su argomenti attuali che si pongono nelle nostre società richiede spesso degli incontri e delle iniziative concertate tra i musulmani e i cristiani. Bisogna dire che le sofferenze e i sacrifici comuni hanno rinforzato i legami fraterni tra le nostre comunità.
In Algeria come è percepita la presenza della comunità cristiana in mezzo al popolo durante il doloroso periodo di violenza di questi ultimi anni?
MEZIANE: Tranne alcuni individui sedotti dal fanatismo terrorista o da altro, si può affermare che il popolo algerino nella sua totalità ha sinceramente accettato la comunità cristiana che vive in Algeria. Questo fatto è dovuto soprattutto alla grande apertura del popolo algerino verso le altre religioni e le altre culture, e inoltre alle qualità che distinguono gli uomini di religione che rappresentano il cristianesimo in Algeria, i quali dichiarano apertamente il loro attaccamento a questo Paese e a coloro che lo rendono rispettabile.
In Europa, è stato spesso ribadito, s’ignorano o non si capiscono le cause profonde del fenomeno del terrorismo che l’Algeria ha conosciuto…
MEZIANE: È difficile parlare brevemente della nascita del terrorismo in Algeria. Però bisogna dire che si tratta di un fenomeno autoctono legato all’ideologia riduttiva che ha per origine l’Internazionale islamo-afghana, ideologia elaborata per lottare contro il comunismo ateo. Gli adepti milionari di un wahhabismo [dottrina rigorista musulmana, sunnita, storicamente maggioritaria in Arabia Saudita] degenerato in ideologia di suicidio e di morte, sostengono questo movimento internazionale con mezzi eccezionali in materia d’organizzazione e finanziamenti. L’Algeria socialista è stata presa di mira come Paese ateo da distruggere!
L’Unione europea è oggi retta per la stragrande maggioranza da governi “laici”. Come giudica i rapporti tra Algeria ed Europa?
MEZIANE: L’Algeria è un Paese moderno che sta edificando la sua società democratica in perfetta armonia con le sue conquiste di libertà e di tolleranza. L’islam, come religione dello Stato, è il riflesso della realtà sociologica del popolo. Bisogna segnalare che l’Algeria vive una sua propria “laicità” particolare, che è quella della tolleranza e della protezione delle comunità religiose. Ora la laicità contemporanea in Europa non è più la “laicità anticlericale”. Si può dire, dunque, che c’è concordanza tra l’Algeria e l’Europa in questo atteggiamento d’apertura e di tolleranza.
L’avvenire, sia nel Mediterraneo sia nelle relazioni bilaterali fra i vari Stati, si presenta come un futuro d’intesa e di cooperazione. Le piccole specificità culturali non possono suscitare la discordia tra i nostri Paesi così vicini in questo complesso euromediterraneo.


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