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GIUBILEO DEL 2000
tratto dal n. 03 - 1999

POLITICA. come ridurre il debito dei Paesi poveri

Un anno vissuto generosamente


L’Anno Santo potrebbe essere l’occasione per alleggerire il peso dei debiti di nazioni ridotte alla fame. Ma ci sono molti modi di affrontare il problema. Come spiega la senatrice Ombretta Fumagalli Carulli, che all’Onu ha presentato l’Intergruppo dei parlamentari per il Giubileo, un’iniziativa nata in Italia ed esportata in cinquanta Paesi di tutto il mondo. Intervista


Intervista con Ombretta Fumagalli Carulli di Roberto Rotondo


LIntergruppo dei parlamentari per il Giubileo sbarca all’Onu. Il 15 aprile, infatti, la senatrice Ombretta Fumagalli Carulli ha spiegato all’Assemblea delle Nazioni Unite i programmi e le iniziative del’Intergruppo nato tra i parlamentari italiani nel 1997 per sostenere il Giubileo del 2000, lavorando a livello politico sui grandi temi della giustizia sociale e del dialogo fra i popoli, come indicato da Giovanni Paolo II nella Tertio millennio adveniente.
La senatrice Fumagalli Carulli, presidente e promotrice dell’Intergruppo – a cui oggi aderiscono ben 260 tra deputati e senatori italiani provenienti da tutti i partiti presenti nelle due Camere – ha avuto al fianco l’ambasciatore italiano Paolo Fulci, quello della Santa Sede monsignor Renato Martino e monsignor Diarmuid Martin del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace. Dopo la conferenza è stata ricevuta anche da Kofi Hannan.
Il “Palazzo di vetro”, sede delle Nazioni Unite, a New York

Il “Palazzo di vetro”, sede delle Nazioni Unite, a New York

A lei abbiamo chiesto da cosa è nata l’idea di presentare all’Onu l’Intergruppo per il Giubileo, e perché politici di estrazione così diversa hanno accettato di unirsi sotto la bandiera dell’Anno Santo. Basta scorrere l’elenco degli aderenti: ci sono Nilde Iotti e Giulio Andreotti, ci sono Giuliano Pisapia, Giovanni Russo Spena, Francesco Cossiga, Adriano Ossicini… Spiega Ombretta Fumagalli Carulli: «In realtà a tenere uniti sono gli obiettivi su cui questo gruppo ha deciso di impegnarsi. Primo fra tutti la riduzione del debito dei Paesi poveri. Questo è un tema che interessa sia i cattolici che i laici e i non credenti e su cui abbiamo incentrato gran parte della nostra attività. Quando parlo dei Paesi poveri mi riferisco soprattutto ai più poveri, a quei quarantuno Paesi che sono stati classificati dalla Banca mondiale come Hicp (Paesi a basso reddito altamente indebitati) e che non sono in grado di pagare i debiti accumulati.
Un consistente alleggerimento, se non un annullamento, del debito estero entro il 2000, insieme a un piano di investimento nello sviluppo umano in questi Paesi più poveri sono i nostri obiettivi primari. Proprio per questo siamo andati all’Onu: è il solo posto dove questi Paesi Hicp sono tutti rappresentati». L’alleggerimento o l’annullamento dei debiti dei Paesi in via di sviluppo sono caldeggiati da più parti, non solo dalla Chiesa cattolica, ma presentano molti problemi. Clinton, ad esempio, ultimamente ha proposto di annullare tutti i debiti dei Paesi dell’Africa in un sol colpo. Ma così si mettono sullo stesso piano i Paesi che si sono indebitati per costruire strade e scuole e quelli che hanno contratto debiti per armarsi e aggredire i vicini o reprimere con la forza oppositori interni. Risponde la Fumagalli Carulli: «Questo è vero. Aggiungerei un altro problema: in molti Paesi poveri il debito estero sta esasperando le già precarie condizioni di vita della gente… Infatti, mentre vengono fatti continui tagli alla spesa pubblica, non vengono intaccati i conti esteri dei dittatori di turno, che continuano ad accumulare ingenti fortune all’estero. Questo tuttavia non ci deve far perdere di vista il fatto che una soluzione va trovata. In Mozambico, ad esempio, il 20 per cento dei bambini muore di malattia prima dei cinque anni, mentre il governo è costretto a destinare alla sanità una somma assai inferiore a quella accantonata per il debito con i Paesi ricchi. Un altro esempio viene dall’Honduras, un Paese tra i più indebitati del mondo con i suoi 4 miliardi e 100 milioni di dollari di debiti. L’Honduras dopo l’uragano Mitch ha ottenuto dai suoi creditori solo tre anni di moratoria dei pagamenti. Decisamente troppo poco vista la situazione». Ma quale può essere la ricetta giusta, tenendo conto che se la decisione di cancellare i debiti fosse presa solo in sede politica, gli enti finanziari creditori potrebbero essere disincentivati a fare nuovi investimenti? Riprende la Fumagalli: «L’Intergruppo per il Giubileo segue le indicazioni che provengono dalla Caritas internazionale. Ad esempio, trovo che lo studio Far passare la vita prima del debito sia ricco di spunti per risolvere tutti questi problemi: per decidere chi merita e chi no l’alleggerimento del debito; perché questo alleggerimento venga preso nella trasparenza; infine perché creditori e debitori possano negoziare su un piano di eguaglianza e i Paesi deboli non vengano strozzati dagli interessi. A livello politico penso che il governo italiano debba farsi promotore nei Paesi del G7 di iniziative volte a risolvere questo problema. Inoltre trovo molto interessante la campagna della Cei, dal titolo Come noi li rimettiamo ai nostri debitori, per la riduzione del debito estero dei Paesi più poveri. È una campagna che si propone di raccogliere nelle parrocchie, nelle scuole, nelle sedi dei movimenti e delle associazioni almeno cento miliardi di lire. La somma servirà per pagare consistenti quote del debito che uno o due Paesi dell’Africa subsahariana hanno con l’Italia. Contestualmente la Cei chiede all’Italia di condonare a quei Paesi il doppio o il triplo dei soldi raccolti con questa iniziativa. L’Intergruppo per il Giubileo si adopererà affinché anche il governo italiano faccia la sua parte».
Quello del debito estero non è il solo tema su cui è impegnato l’Intergruppo, che vorrebbe anche una sospensione delle esecuzioni capitali in tutto il mondo durante l’anno 2000. Un’idea di difficile realizzazione e che apre parecchi interrogativi: la pena capitale, infatti, è praticata in Paesi dalle tradizioni culturali e dalle condizioni sociali ed economiche diversissime tra loro. Ci sono gli Stati Uniti, la Cina, i Paesi islamici… Quale motivazione unitaria potrebbero trovare questi Paesi per fermare il boia? Inoltre, per il condannato nel braccio della morte, sapere che l’esecuzione è solo rinviata a dopo il Giubileo non è un supplizio aggiuntivo? Dice la senatrice Fumagalli Carulli: «Un anno di sospensione sarebbe comunque un anno in cui potrebbe esserci una reale riflessione sulla pena di morte in tutti questi Paesi. Noi non chiediamo solo la sospensione, chiediamo anche la commutazione, durante l’anno giubilare, della pena capitale in un’altra pena. Capisco che in molti Paesi è assai difficile che si arrivi all’abolizione della pena di morte, specie lì dove è considerato un dovere religioso applicarla. Ma anche quando ci siamo incontrati con il presidente dell’Assemblea iraniana ho avvertito una insospettabile disponibilità al dialogo su questo tema così difficile per loro. Inoltre vorrei dire che la battaglia sulla pena di morte è un aspetto di quella difesa della persona che noi perseguiamo. Difesa e promozione della persona che ci hanno portato, per esempio, a chiedere alla Corte criminale internazionale europea di inserire alcuni crimini organizzati contro i minori tra i crimini contro l’umanità».
Dell’Intergruppo per il Giubileo si è cominciato a parlare quando, il 5 novembre 1998, avete organizzato una riuscitissima serata-evento dedicata a Giovanni Paolo II nell’Aula Nervi per il ventennale del suo pontificato. Quali altre manifestazioni avete in programma per l’Anno Santo? «Bisogna fare una premessa. L’idea dell’Intergruppo dei parlamentari per il Giubileo è piaciuta anche all’estero: infatti sono stati costituiti cinquanta Intergruppi, che sono in contatto con noi, in vari Paesi dei cinque continenti. Cito solo nazioni come l’Iran e il Marocco, o il Mozambico, che si è offerto di ospitare una delle cinque conferenze preparatorie al Giubileo che stiamo organizzando per il 2000 in Paesi che rappresentino un crocevia di incontro tra le tre religioni monoteistiche. Dopo le cinque conferenze, nell’autunno del 2000, da Gerusalemme partirà un pellegrinaggio su nave, che ripercorrerà le tappe fatte da san Paolo per arrivare a Roma. Su essa le delegazioni provenienti da tutti i Paesi che avranno aderito al nostro progetto, discuteranno degli obiettivi dell’Intergruppo: debito estero dei Paesi in via di sviluppo, libertà religiosa, dignità della persona. Sono altresì previsti confronti tra un ecclesiastico (non necessariamente cattolico, ma anche di una delle altre grandi tradizioni monoteistiche) ed un laico. A bordo ci saranno settemila parlamentari di tutto il mondo che, arrivati nella Città eterna, vivranno assieme il Giubileo dei rappresentanti dei popoli, che avrà il suo momento più importante nella messa che il Papa celebrerà il 5 novembre».


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