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ITALIA
tratto dal n. 11 - 1998

POLITICA. L’Intergruppo “Parlamentari per il Giubileo”

Un Anno Santo per tutti


Riduzione del debito estero dei Paesi poveri, difesa della libertà religiosa, moratoria delle esecuzioni capitali. 150 parlamentari di tutte le estrazioni politiche hanno deciso di lavorare insieme su questi punti. Come? Lo spiega uno dei promotori


di Ombretta Fumagalli Carulli


«Io non elargisco l’amore. Lo chiamo, lo raduno, lo faccio vivere per quel che posso».
Queste parole che Albert Schweitzer, il medico dei lebbrosi, consegnò a Sergio Zavoli tanti anni fa, in risposta ad alcune sue incalzanti domande, mi sono venute alla mente durante la grande serata-evento che, in collaborazione con la Rai, l’Intergruppo “Parlamentari per il Giubileo” il 5 novembre ha offerto a Giovanni Paolo II per il ventesimo di pontificato. Nella maestosità dell’Aula Paolo VI in Vaticano, il coro del Teatro dell’Opera di Roma e i Filarmonici di Poznan avevano appena cantato e suonato l’Allelujah di Händel, siglando “in gloria” la fine della manifestazione. Poco prima il Papa aveva risposto al mio iniziale discorso di saluto con il quale gli avevo presentato il nostro percorso programmatico e le nostre finalità.
«Ringrazio i membri dell’Intergruppo parlamentare italiano e i loro colleghi del mondo intero» aveva detto Giovanni Paolo II «per l’impegno da essi assunto di contribuire insieme alla preparazione del Giubileo del 2000, sia in vista dell’incontro che li riguarda direttamente come politici, sia, più in generale, per le finalità etico-sociali dell’Anno Santo. A questo proposito, mi rallegro del fatto che la proposta di riduzione del debito estero dei Paesi più poveri, e quella di moratoria delle esecuzioni, almeno nell’anno giubilare, vengano sostenute da persone che ricoprono alte cariche istituzionali e possono, pertanto, contribuire efficacemente al loro accoglimento».
Avvolta dalla suggestione dell’Allelujah, ripensando a quanto aveva detto il Papa, mi convincevo sempre di più che, in fondo, a noi politici, più che elargire amore e solidarietà, compete “chiamarli”, “radunarli”, “farli vivere per quel che possiamo” (per riprendere le parole del dottor Schweitzer). In questo sta la nostra grande responsabilità, la responsabilità, soprattutto, dei cattolici impegnati in politica, per la costruzione di quella “civiltà dell’amore” e della solidarietà che la Chiesa, interpretando il messaggio di Gesù, va propugnando da sempre e che l’attuale Pontefice ha voluto indicare, nella lettera apostolica Tertio millennio adveniente, come motivo dominante del prossimo Giubileo.
Il Papa ci aveva consegnato una sorta di mandato a realizzare concretamente le linee politico-culturali che abbiamo descritto nel documento programmatico del nostro Intergruppo: la riduzione del debito estero, che attanaglia sempre più i Paesi in via di sviluppo; la libertà religiosa; la dignità della persona, in nome della quale chiediamo la moratoria delle esecuzioni capitali almeno nel 2000.
Tre direttrici d’impegno sulle quali gli oltre 150 parlamentari italiani, di tutte le estrazioni politiche (meno la Lega), che fino ad oggi hanno promosso la nostra iniziativa – ma molti altri hanno già chiesto di poter partecipare – hanno deciso di chiamare ad un confronto e ad una azione comune tutte le assemblee elettive del mondo. Crediamo infatti che il Giubileo, nelle sue finalità etico-sociali, debba coinvolgere tutti i popoli della terra in un grande impulso di comprensione e di fraternità.
Per alcuni aspetti, la natura stessa ci sta mettendo alla prova. Per quanto riguarda, ad esempio, il debito estero di alcuni Paesi del Centro America (Paesi non certo ricchissimi), le devastazioni dell’uragano Mitch esortano i governi dei Paesi ricchi (tra i quali l’Italia) a non attendere certo l’apertura della Porta Santa per un gesto “giubilare” di giustizia.
Per il resto dialogheremo e discuteremo con tutti i colleghi parlamentari del mondo per arrivare a intendimenti comuni sui grandi temi che riguardano il futuro dell’uomo del ventesimo secolo. E faremo il punto durante il viaggio-pellegrinaggio che, nell’autunno 2000, ci porterà, tutti insieme, da Gerusalemme a Roma, sulle orme dell’apostolo Paolo. Sarà un’occasione unica: nella Città Eterna, il 5 novembre 2000, il “Parlamento del mondo” si riunirà in seduta plenaria alla presenza del Papa e sarà lì, in quella irripetibile occasione, che i potenti della terra e i politici di ogni Paese dovranno dire e dimostrare di rappresentare davvero gli interessi di tutta l’umanità.


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