«Forme liturgiche diverse non sono contro l’unità»
Unità nella fede, libertà nei riti, carità in ogni cosa
In occasione dei dieci anni del motu proprio Ecclesia Dei, il cardinale Joseph Ratzinger ha partecipato a una tavola rotonda organizzata da cattolici fedeli alla messa di san Pio V
di Gianni Cardinale
Ha compiuto dieci anni il 2 luglio la Pontificia
Commissione «Ecclesia Dei», il dicastero vaticano fondato da
Giovanni Paolo II con l’omonimo motu proprio con il compito di
cercare di «facilitare la piena comunione ecclesiale dei sacerdoti,
seminaristi, comunità o singoli religiosi e religiose finora in
vario modo legati alla Fraternità fondata da monsignor Marcel
Lefebvre, che desiderino rimanere uniti al successore di Pietro nella
Chiesa cattolica, conservando le loro tradizioni spirituali e
liturgiche». Non sono mancate iniziative per ricordare
l’avvenimento. Il 15 giugno Giovanni Paolo II ha invitato a pranzo i
vertici del dicastero (il cardinale Angelo Felici, presidente, e
monsignor Camille Perl, segretario). Erano anni che non accadeva.
Questa volta, forse, oltre che l’anniversario ha influito sulla
particolare attenzione pontificia anche il fatto che in Polonia, territorio
che finora ne era immune, si fa sempre più vivace la presenza del
movimento lefebvriano, cosa di cui si sono lamentati i presuli locali
durante le visite ad limina svolte nei primi mesi dell’anno. A fine ottobre poi, sempre
per il decennale, migliaia di sacerdoti (appartenenti a realtà come
la Fraternità sacerdotale San Pietro e l’Istituto di Cristo Re
Sommo Sacerdote) e fedeli tradizionalisti, ma non lefebvriani, sono venuti
in pellegrinaggio a Roma. L’avvenimento ha avuto ampio risalto sui
mass media francesi (tre articoli benevoli su Le
Figaro, uno, critico, su Le Monde). Provenienti soprattutto dalla
Francia, dagli Stati Uniti – presente anche il vescovo di Scranton
(Pennsylvania), James C. Timlin – e dalla Germania i pellegrini
tradizionalisti il 26 ottobre sono stati ricevuti in udienza da Giovanni
Paolo II il quale nel suo discorso ha comunque ribadito che «spetta
in primo luogo ai vescovi, in comunione con il successore di Pietro,
esercitare con fermezza e chiarezza la guida del gregge, affinché la
fede cattolica sia salvaguardata ovunque». Una delle indicazioni
presenti nel motu proprio Ecclesia Dei è quella, indirizzata ai vescovi, di essere
larghi nel concedere l’indulto, la possibilità cioè, ai
fedeli che ne facessero richiesta, di partecipare ad una messa secondo il
rito cosiddetto di san Pio V o tridentino. E proprio sulla questione
dell’indulto non mancano attriti, soprattutto in Francia, ma anche
negli Stati Uniti, tra fedeli tradizionalisti e vescovi che si rifiutano di
concederlo. Di questo problema si è discusso nell’appuntamento
forse più importante del pellegrinaggio tradizionalista, la tavola
rotonda tenutasi il 24 ottobre nell’Hotel Ergife (con circa 2500
fedeli presenti) cui hanno partecipato l’abate di
Sainte-Madeleine-du-Barroux, dom Gérard Calvet, il presidente
dell’associazione internazionale Una Voce, Michael Davies, il
professore tedesco Robert Spaemann e, ospite d’onore, il cardinale
Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede.
Moderatore dell’incontro è stato monsignor Perl. E proprio da
questo incontro sono tratti i documenti pubblicati in queste pagine, e
cioè l’introduzione del cardinale Ratzinger,
l’intervento di dom Gérard in cui si chiedono ulteriori
richiami perché i vescovi riluttanti concedano l’indulto, e
ampi brani della replica del porporato tedesco. Pubblichiamo inoltre una
breve intervista concessa dallo stesso Ratzinger ed una
dell’arcivescovo francese Jean-Louis Tauran, “ministro degli
Esteri” della Santa Sede. Nell’intervento di risposta a dom
Gérard Calvet e nell’intervista, il cardinale Ratzinger, pur
mostrando comprensione per le richieste dell’abate e per quelle
– simili – di Davies, ha ribadito di non prevedere ulteriori
interventi della Santa Sede su questo argomento. In effetti negli ultimi
mesi erano filtrate indiscrezioni riguardo a due nuovi documenti vaticani:
uno per sollecitare i vescovi ad una maggiore disponibilità nel
concedere l’uso della messa tridentina, l’altro di più
esplicita condanna del movimento lefebvriano. Entrambi sono stati, per il
momento, rinviati. Da una parte infatti non si vuole ferire alcuni
episcopati particolarmente riluttanti ad applicare l’indulto.
Dall’altra non si vuole rompere definitivamente i ponti con i seguaci
di monsignor Lefebvre.