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IL POTERE E LA GRAZIA
tratto dal n. 10 - 1998

SCHEDA. Tre televisioni intervistano Ratzinger dopo l’incontro

«Vogliamo fare tutto noi»



Tre interviste televisive a Ratzinger dopo l’incontro



SAT2000
Televisione della CEI
Il servizio è andato in onda il 22 settembre a cura di Cristiana Caricato

La Sala del Cenacolo stracolma. Strano se si pensa al tema dell’incontro: Il potere e la grazia. Un po’ meno se si guardano gli interlocutori: il senatore Giulio Andreotti e il suo “ospite”, il cardinale Joseph Ratzinger, entrambi impegnati a spiegare a una platea di diplomatici, giornalisti e politici, come sant’Agostino ha risolto più di 16 secoli fa il complesso problema dei rapporti tra la città di Dio e quella degli uomini. È ovvio che la presentazione del volume che la rivista 30Giorni ha pubblicato raccogliendo alcuni autorevoli interventi sull’argomento dal 1991 al 1997 non è stata una dotta occasione per divagare di teologia e storia. Piuttosto si è parlato di “potere e grazia” con preoccupazioni tutte contemporanee, con l’intenzione di cogliere le analogie più che le differenze con il IV secolo. E il confronto è stato sulla cristianità impegnata, oggi come al tempo di Agostino, a fare i conti con “paganesimo”, “leggi imperfette” dello Stato e nuove tentazioni. Come quella di ridurre il cristianesimo a moralismo.
Parla il cardinale Joseph Ratzinger, prefetto per la Congregazione della dottrina della fede: «Siamo tutti in un periodo di attivismo esteriore, dove vogliamo fare tutto noi. È anche comprensibile, l’impegno è una cosa buona, ma si dimentica facilmente la dimensione mistica, la dimensione della contemplazione… è proprio così… il punto dove entra Dio nelle nostre azioni. Quindi io penso che una funzione della fede dovrebbe essere proprio anche liberarci da un attivismo unilaterale, di aiutarci a trovare il silenzio e il raccoglimento e così aprirci alla grazia».



RAI 2
Il servizio è andato in onda nel notiziario delle 20,30 del 21 settembre a cura di Giorgio Salvatori

Sul sexgate e sulla gogna mondiale il dibattito è aperto da settimane. L’opinione che abbiamo raccolto stasera è del cardinale Joseph Ratzinger, il custode della dottrina cattolica. E Ratzinger assolve i mass media e accusa invece la morbosità della gente.
Joseph Ratzinger: Che ci sia una certa morbosità della società, che ha piacere di conoscere queste cose, è indubitabile. Ma non parlerei subito di morbosità dei mezzi di comunicazione, i mass media sono solo un riflesso della società come tale…
Si lega a quanto diceva prima sul rapporto fra visibile e invisibile?
Ratzinger: Nel senso che non potendo realizzare l’invisibile nella nostra vita, il nostro orizzonte è limitato…



RAI 3
Il servizio è andato in onda il 22 settembre sul Tg Lazio delle 14 a cura di Giovanbattista Brunori

Eminenza, a proposito del Giubileo, lei ha parlato delle tentazioni di moralismo che in qualche caso affiorano anche nella Chiesa. Quali tentazioni lei intravvede in questo Giubileo del 2000, sia per quanto riguarda la preparazione “umana”, i cantieri, che per quella spirituale?
Joseph Ratzinger: È difficile adesso concretizzare le cose, dovremmo fare un discorso molto più approfondito. Naturalmente il fatto della grazia non dispensa dal proprio impegno ma dà un’altra dimensione. Se noi sappiamo che siamo abbracciati dall’amore di Dio, che c’è un Altro che agisce, possiamo con maggiore libertà e fiducia prendere anche in mano le nostre cose. Perciò, mi sembra, per avere delle risposte concrete si devono identificare le diverse situazioni ma sempre con questo contesto fondamentale che non siamo isolati nel mondo, che c’è un’altra realtà che risponde, che ci aiuta e che ci accompagna.
Lei in passato, relativamente alla preparazione dell’Anno Santo, ha parlato di un eccesso di opere mondane, di troppi cantieri e poca spiritualità.
Ratzinger: Sì, in questo senso: io penso che sarebbe indicato un po’ meno attivismo e un po’ più contemplazione. Oggi si comincia a capire che la dimensione mistica, contemplativa proprio nel nostro mondo così agitato è di grandissima importanza e perciò penso sarebbe realmente utile ridimensionare un po’ le attività esteriori e favorire questa interiorizzazione, il silenzio, la pausa, il contatto interno, spirituale con Dio che aiuterà poi anche nell’azione.


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