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REPORTAGE DAL BRASILE
tratto dal n. 01 - 2003

Una speranza da non deludere


«Lula deve essere aiutato dalla comunità internazionale perché sarebbe molto grave se il mondo non capisse la speranza che rappresenta». L’analisi del presidente dei Democratici di sinistra


di Massimo D’Alema


Lula con Massimo D’Alema, il 12 novembre 2002, in occasione 
del viaggio del presidente dei Democratici di sinistra in Brasile

Lula con Massimo D’Alema, il 12 novembre 2002, in occasione del viaggio del presidente dei Democratici di sinistra in Brasile

Credo che il voto di oltre 53 milioni di brasiliani per Lula abbia rappresentato uno straordinario cambiamento, un cambiamento che ha valore non solo per il Brasile, ma per tutta l’America Latina. Sono stato in Argentina, in Cile, in Uruguay, in Bolivia, ho parlato con diversi politici e con i presidenti di questi Paesi: siano progressisti o conservatori, socialisti o liberali, per tutti il Brasile di Lula rappresenta una speranza. La vittoria di Lula segna un cambiamento che pone al centro alcune urgenti e grandi scelte: ridurre le disuguaglianze sociali, combattere la fame e la miseria, promuovere lo sviluppo e l’occupazione. Al governo, naturalmente, si va per realizzare i propri obiettivi, sapendo tuttavia che governare comporta realismo, gradualità nella ricerca e nel raggiungimento degli obiettivi, tenendo conto non solo del dovere di rappresentare l’intera comunità del Paese ma anche del contesto internazionale e dei vincoli esistenti. Penso che Lula tutto questo lo sappia benissimo. Ne dà prova la saggezza con la quale ha saputo muoversi. Avevo avuto personalmente l’occasione di parlare con lui un anno fa, in Italia, e poi nel giugno di quest’anno, durante il vivo della campagna elettorale, nel momento in cui sui mercati era più forte l’allarme ed era forse più difficile fare pronostici. Espressi allora la convinzione che Lula avrebbe vinto e che il mondo lo avrebbe accolto, come lo sta accogliendo, e che avrebbe vinto anche per la saggezza con la quale ha saputo parlare al popolo brasiliano. Nell’incontro che ho avuto con lui il 12 novembre a San Paolo, ho ascoltato innanzitutto le sue impressioni riguardo ai primi momenti di lavoro politico. Abbiamo poi discusso dei rapporti tra l’Europa, il Brasile e l’America Latina. Sostengo fermamente che questi rapporti debbano diventare più stretti e penso che l’Italia possa fare molto in questa direzione. La chiara posizione che Lula ha preso – negoziare con gli Stati Uniti sulla base della pari dignità e negoziare con l’Europa – è estremamente importante. La ragione dimostra a noi europei che una integrazione dei mercati non funziona senza una unificazione delle istituzioni. Lula, nel far riferimento all’esperienza europea, richiama l’attenzione sulla necessità dell’integrazione latinoamericana. Non si può più governare secondo la logica bilaterale di Stato con Stato. Se il Brasile dovesse assumere la leadership di questa multilateralità, renderà un servizio al mondo.
Credo inoltre opportuno sottolineare che il modo con cui i governi europei, dalla Francia di Chirac alla Spagna di Aznar e alla Germania di Schröder, hanno salutato il successo di Lula dimostra che egli non è solo l’interlocutore della sinistra, ma dell’Europa intera. Per parte nostra abbiamo sempre considerato il Pt come una realtà originale e interessante della sinistra in America Latina. Una novità cui guardare con grande interesse rispetto anche alla crisi di certe formazioni più tradizionali della sinistra latinoamericana. La ricerca di una terza via è stata importante nel dialogo fra la sinistra riformista europea e gli Stati Uniti di Bill Clinton, e credo che questo tentativo sia stato positivo. Ciò a cui dobbiamo pensare ora è la necessità di una nuova sintesi politica, capace di ridurre le disuguaglianze sociali e di definire la responsabilità dei Paesi più avanzati. Abbiamo bisogno di una sinistra moderna capace di coniugare una cultura liberale con una visione rinnovata della politica.
Spero che l’Europa non perda questo grande appuntamento. Lula deve essere aiutato dalla comunità internazionale perché sarebbe molto grave se il mondo non capisse che la speranza rappresentata da Lula è la speranza non solo del Brasile ma di un intero continente. Se questa speranza fosse tradita, le conseguenze sarebbero gravissime. Il mondo, l’Europa e gli Stati Uniti non possono permettersi che l’intera America Latina diventi una grande Argentina. È questo il senso della nostra posizione politica. Non si tratta dunque solo di rispettare Lula, ma di aiutare il Brasile ad affrontare le sue grandi sfide sociali e a integrarsi, con una posizione forte e dignitosa, all’interno dell’economia mondiale.


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