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ITALIA
tratto dal n. 06 - 2007

ANNUARIO PONTIFICIO. Alcune inesattezze riscontrate dall’Unione degli atei

Quel raro svarione in un mare di dati



di Paolo Mattei


La copertina dell’Annuario Pontificio del 2007

La copertina dell’Annuario Pontificio del 2007

«Nos sumus numerus», noi siamo numero, scriveva mestamente Orazio in una delle sue epistole. Lo siamo senz’altro quando ci capita di essere inseriti come meri dati nelle pagine di studi statistici, quando siamo “tradotti” in cifre e percentuali raffigurate e messe tra loro a confronto su diagrammi e tavole sinottiche. Può anche capitarci di “essere numeri sbagliati”, o “incongruenti”, perché l’errore alligna sempre in questo tipo di repertori, specialmente quando gli elementi da analizzare sono tanti e provenienti da fonti molteplici sparse nel mondo. E talvolta qualche attento osservatore – non sempre mosso da pregiudizi positivi – scova l’inesattezza o l’incongruenza.
Di incappare in qualche imprecisione e di essere “bacchettati” (forse senza neanche saperlo) da scrupolosi esaminatori è accaduto anche ai curatori dell’Annuario Pontificio, il corposo libro compilato dall’Ufficio centrale di statistica della Chiesa in cui ogni anno vengono pubblicati gli elenchi dei cardinali e dei vescovi di tutto il mondo, delle diocesi con relative notizie statistiche, delle missioni diplomatiche della Santa Sede, delle ambasciate accreditate, degli organismi di Curia, degli istituti religiosi, e di molte altre cose. L’acribia censoria è da accreditare in questo caso all’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti (Uaar) – del cui Comitato di presidenza fanno parte, tra gli altri, Margherita Hack, Piergiorgio Odifreddi e Sergio Staino – che nel gennaio 2006 ha pubblicato nel proprio sito internet un articolo molto critico sull’attendibilità dei dati statistici forniti dall’Annuario Pontificio (A.P.) del 2005. Alcuni di questi dati, aggiornati al 31 dicembre 2003, sono riportati pure nell’Annuarium statisticum Ecclesiae, un’altra pubblicazione annuale curata dal medesimo ufficio della Santa Sede e che è anche una delle fonti utilizzate da Critica liberale per la sua inchiesta sulla secolarizzazione.
L’inventario dei numeri “inattendibili” (o che possono destare perplessità) scovati, dopo «una verifica puntuale», dall’Uaar nell’A.P. del 2005, riguarda innanzitutto alcune singole diocesi, come quella di Teano-Calvi, dove il numero dei residenti e quello dei cattolici, oltre che arrotondato alle decine di migliaia, risulta del tutto identico: 80mila abitanti, 80mila fedeli cattolici (nelle due annate precedenti e nelle due successive l’identità tra i due numeri ci appare confermata: si va dagli 80mila cattolici su 80mila abitanti del 2003 agli 84mila su 84mila del 2007).
Invece, nella piccola diocesi di Lamezia Terme, che conta 136.300 abitanti, il dato sorprendente è quello dei battesimi che sarebbero stati amministrati nel 2003: addirittura 9.600 (sui due Annuari successivi la situazione è sostanzialmente identica: 9.500 in quello del 2006 e di nuovo 9.600 in quello del 2007): sono numeri che vedrebbero la diocesi lametina piazzarsi al quinto posto in Italia per numero di battesimi dopo Milano, Roma, Torino e Palermo, e prima della diocesi di Napoli (circa 1 milione e 700mila abitanti) la quale, all’opposto, nell’A.P. 2005 dichiara una cifra visibilmente troppo bassa (2.900) e che si ripete curiosamente identica nei due anni successivi.
L’Uaar osserva poi come nell’A.P. si abbondi in cifre arrotondate (secondo i loro calcoli si contano 112 casi – su 218 diocesi italiane – di “aggiustamento” del numero dei cattolici nel 2005), anche per il numero dei battesimi (che dovrebbe poter essere invece preciso visto che le fonti primarie sono i registri parrocchiali).
Anche sui numeri diocesani che si ripetono identici negli anni (per alcuni dei quali, come si vede, abbiamo potuto noi stessi operare un riscontro in altri A.P.) l’Uaar lancia l’“allarme”. Secondo le loro verifiche tra l’A.P. del 2003 e quello del 2005 vi sono 39 casi di identità per quanto riguarda la popolazione, 47 casi per quanto riguarda i cattolici, 4 casi per quanto riguarda i battesimi.
Se si confrontano ancora gli A.P. del 2003 e del 2005, si vede come alcune cifre relative agli “acattolici” (calcolate sottraendo il numero dei cattolici da quello dell’intera popolazione) risultino massicciamente in calo: ma si tratta probabilmente di refusi, e non di conversioni di massa. Ad esempio Gaeta passa da 7.953 a 140, Messina da 15.360 a 1.100 (sono 1000 nell’A.P. 2006 e poi risalgono a 7.429 nell’A.P. di quest’anno), Pavia (da 11.153 a 2.851) e Reggio Calabria (da 18.081 a 2.199).
Un fenomeno opposto si registra invece ad Acqui, dove il numero dei non cattolici aumenta infatti in modo esponenziale (da 3.980 a 33.982; poi 11mila nell’A.P. 2006 e 8mila nell’A.P. 2007), a Roma (da 76.023 a 333.206), a Brescia (da 16.350 a 106mila; poi 116.900 nell’A.P. 2006 e 135.006 nell’A.P. 2007).
L’Uaar fa altri esempi. Ma su quest’ultimo dato, monsignor Vittorio Formenti, responsabile dell’Ufficio centrale di statistica della Chiesa, spiega a 30Giorni che «è possibile che qualche diocesi, per anni, ci fornisca gli stessi numeri e poi, improvvisamente, li aggiorni. È proprio il caso della mia diocesi d’origine, Brescia. Il numero dei non cattolici è cresciuto quasi a dismisura nell’Annuario del 2005. Si tratta però di un dato esatto: per anni non si è preso atto del flusso degli extracomunitari. Poi, improvvisamente, ci viene chiesto di cambiare. E noi ci adeguiamo». In effetti, ci dice Formenti, «le migliaia di numeri pubblicati lasciano sempre qualche margine di errore. I dati ci vengono annualmente forniti dalle singole Circoscrizioni ecclesiastiche, e poi sono riportati e controllati dai miei collaboratori in un lavoro incrociato. Qualche piccolo svarione può comunque sempre capitare».


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