VERSO GLI ALTARI
tratto dal n. 06 - 2007

Presto beata


A settant’anni dalla morte, Antonietta Meo sarà presto la più giovane beata non martire nella storia della Chiesa


di Stefania Falasca


Antonietta Meo

Antonietta Meo

Quell’ultima mattina come le altre. Aveva chiesto che venisse. A riposarsi nel cuore della sua Antonietta. Aveva chiesto al papà di sollevarla un poco dai cuscini per accomodarsi a riceverlo nell’eucaristia: Lui, il suo cuore. E il papà aveva tirato su quel suo corpicino mutilato, martoriato dalla stretta mortale di un male inesorabile, e l’aveva sentito abbandonarsi tra le braccia, gli occhi ancora intensi, vivi, in quell’ultimo sorriso.
Erano le sei di un mattino di settant’anni fa. Sabato 3 luglio 1937. Si era spento così, nella stanzetta di una clinica romana a due passi dal Celio, il respiro di una vita brevissima segnata in modo straordinario dalla grazia di Dio. Antonietta non aveva ancora compiuto sette anni. Un pugno di anni. Da quel 15 dicembre 1930, quando Antonietta Meo, Nennolina per i suoi, nella casa romana di via Statilia, a pochi passi da Santa Croce in Gerusalemme, era stata messa al mondo. Pochi anni scanditi dalla vivacità e dalle cose comuni a quell’età: i giochi, l’asilo, la scuola, le vacanze e i sacramenti: la prima comunione e la cresima, a quei tempi, per disposizione di Pio X, anticipate. E poi quel male che aveva cominciato a roderle le ossa, portandola all’amputazione di una gamba, alla resezione di tre costole fino a spostarle il cuore. E la serena disarmante fortezza di quella bambina così piccola, dentro a tanta sofferenza, che lasciava in tutti sconcerto. Dalle sue letterine il mistero di un amore viscerale, di quella sapienza che si nasconde ai superbi e si rivela ai piccoli, di chi lietamente, per grazia, ha dato tutto. Il mistero di una predilezione assoluta: «Caro Gesù eucaristia, sono tanto, proprio tanto contenta che tu sei venuto nel mio cuore. Non partire più dal mio cuore resta sempre con me!»; «Caro Gesù, io ti amo tanto, io mi voglio abbandonare nelle tue mani […] io mi voglio abbandonare nelle tue braccia e fa’ di me di quello che tu vuoi»; «tu aiutami con la tua grazia, aiutami tu, che senza la tua grazia nulla posso fare»; «Caro Gesù, ti prego per quell’uomo che fa tanto male»; «ti prego per quel peccatore che tu sai…»; «Caro Gesù, io ti voglio tanto bene e ti amo tanto! Io voglio stare con te sul Calvario»; «dammi tu la forza necessaria per sopportare questi dolori che ti offro per i peccatori […] non voglio che tu mi guarisci, ma anime, anime. Dammi anime! dammene tante! Dammene tante, caro Gesù». Così Antonietta. Così l’opera di Dio in una bambina ha confuso, spiazzato, disarmato, toccato il cuore di tanti, credenti e non. Consummatus in brevi, explevit tempora multa.
Conversioni e grazie accompagnarono la morte di Nennolina e la sua fama di santità si diffuse tanto spontaneamente e immediatamente da oltrepassare non solo i confini della sua parrocchia di Santa Croce in Gerusalemme, ma anche quelli di Roma e d’Italia. Nel 1938 furono pubblicate due biografie che già nel 1940 furono tradotte in diverse lingue, persino in cingalese e armeno. Le sue letterine fecero il giro del mondo. A cinque anni esatti dalla sua morte il centro nazionale della Gioventù femminile di Azione cattolica, presieduto allora da Armida Barelli, si costituì promotore della causa di canonizzazione e il 22 aprile 1968 si aprì la fase diocesana del processo che si chiuse il 23 marzo 1972. Ma il motivo della tenera età creò non pochi ritardi e difficoltà nello svolgimento della causa e il caso fu affrontato da illustri personalità ecclesiastiche. Solo dopo la dichiarazione della Sacra Congregazione delle cause dei santi nel 1981, con la quale la Chiesa pienamente ha riconosciuto che anche i bambini possono compiere atti eroici di fede, speranza e carità, e possono pertanto essere elevati agli onori degli altari, la causa di Antonietta Meo fu ripresa e per il crescente interesse dei fedeli, nel maggio del 1999, si costituì a Roma l’“Associazione Nennolina”. Dal 5 luglio 1999 la sua tomba è meta continua di pellegrinaggi. Antonietta riposa in una piccola cappella adiacente a quella che conserva le reliquie della passione di Gesù all’interno della Basilica di Santa Croce in Gerusalemme. Lì dove, il 28 dicembre, giorno della festa dei Santi Innocenti, era stata battezzata.
Non è più lontano il giorno in cui la vedremo salire agli onori degli altari.
Il 3 luglio scorso, in occasione del suo settantesimo dies natalis, alla celebrazione eucaristica in sua memoria nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme ha partecipato, insieme al postulatore della causa, don Mario Sensi, anche monsignor Sandro Corradini, promotore della fede della Congregazione delle cause dei santi. Al termine della celebrazione il postulatore e monsignor Corradini hanno voluto, con un gesto di delicatezza, consegnare la Positio appena stampata a Margherita Meo, l’anziana e riservata sorella di Nennolina; a lei, cui nel lontano 1941, la mamma aveva voluto dedicare il quaderno di memorie: «Alla mia cara Margherita perché ricordi la sua sorellina attraverso gli episodi in maggior parte da lei stessa vissuti». Con la recente pubblicazione della Positio la strada verso la beatificazione si è fatta ora davvero più corta. Motus in fine velocior. La Congregazione delle cause dei santi ha infatti fissato ai primi del prossimo ottobre la data per la consulta dei teologi. A questa tappa, dopo la riunione dei cardinali, seguirà a breve la proclamazione delle virtù eroiche e Antonietta sarà dichiarata venerabile. Anche il processo super miro, istruito nella diocesi di Dallas in Texas, per il miracolo di una guarigione straordinaria attribuita all’intercessione di Nennolina, è giunto a buon punto. Si attende per la primavera del prossimo anno la beatificazione. Se tutto si svolgerà speditamente Antonietta Meo diverrà presto la più giovane beata non martire elevata agli onori degli altari, la più piccola nella storia della cristianità.


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