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MOVIMENTO DEI FOCOLARI
tratto dal n. 01 - 2000

Cittadina di Roma e del mondo


Chiara Lubich, fondatrice e presidente del movimento dei Focolari, ha ricevuto la cittadinanza onoraria. Per l’occasione Giovanni Paolo II ha inviato un messaggio


di Gianni Cardinale


Chiara Lubich con Giovanni Paolo II

Chiara Lubich con Giovanni Paolo II

«Ricordo il 25 gennaio 1959, quando Giovanni XXIII, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, annuncia il Concilio Vaticano II riprendendo l’inno: “O Roma felix, che, consacrata dal glorioso sangue dei due apostoli, risplendi sempre di una bellezza incomparabile”. E, dopo aver citato la lettera dell’Apostolo delle genti ai Romani, prosegue: “Sono i Romani di tutti i tempi: onorati da un privilegio che, per il fatto di distinguerli dagli altri popoli, li impegna maggiormente in faccia al mondo intero ad una collaborazione di preghiera e di aperta professione di fede”». È questo uno dei brani più significativi che Chiara Lubich, fondatrice e presidente del movimento dei Focolari, ha pronunciato nel corso della cerimonia in cui le è stata concessa la cittadinanza onoraria della città di Roma. La cerimonia si è svolta nell’Aula Giulio Cesare del Campidoglio il 22 gennaio, giorno in cui la Lubich ha compiuto ottant’anni.
Prima di donarle una statuetta della lupa capitolina e consegnarle, tra gli applausi, la pergamena con le motivazioni della cittadinanza, il sindaco di Roma, Francesco Rutelli, ha ricordato, nel suo discorso, che la Lubich risiede a Roma da «mezzo secolo» e che da Roma, dopo aver fondato nel ’43 il movimento dei Focolari a Trento, si è mossa la sua azione universale. Rutelli ha poi rammentato una frase della stessa Lubich: «O Roma, Città eterna, tutto il mondo ti guarda. Tu avesti nei piani di Dio un posto di privilegio, e ogni altra città del mondo ed ogni popolo nei secoli potrebbe invidiarti. Che Dio ci faccia degni di calpestare la tua terra».
Giovanni Paolo II ha mandato un suo messaggio, datato 13 gennaio, che è stato letto nell’aula dal nunzio apostolico in Italia, Andrea Cordero Lanza di Montezemolo. «Ho appreso con gioia» ha scritto il Papa «che il prossimo 22 gennaio, in occasione del suo 80° genetliaco, l’Amministrazione comunale di Roma intende conferirle solennemente la cittadinanza onoraria. In tale felice ricorrenza, desidero farle giungere anch’io fervidi auguri di ogni bene, mentre mi unisco al suo rendimento di grazie a Dio per l’inestimabile dono della vita. Dopo averla chiamata con il battesimo a diventare Sua figlia amata, Egli ha voluto unirla più intimamente a Cristo povero, casto e obbediente mediante la totale consacrazione al Suo amore, per essere con cuore indiviso, messaggera di unità e di misericordia tra tanti fratelli e sorelle, in ogni angolo del mondo».
Centinaia di focolarini hanno partecipato all’avvenimento insieme a numerose personalità politiche, di vari partiti, ed ecclesiastiche. Presenti Romano Prodi e consorte, Piero Badaloni, Gianfranco Fini, Rosa Russo Jervolino, Giuseppe Gambale, Gustavo Selva, Enrico La Loggia, Gianni Letta, Pierluigi Castagnetti, Nicola Signorello, Silvia Costa. Seduti nelle prime file si sono notati i cardinali Pio Laghi, Paul Poupard, Paul Augustin Mayer, Opilio Rossi, l’arcivescovo Ennio Antonelli (segretario generale della Cei), il vescovo Luigi Moretti (ausiliare di Roma) e il nunzio Cordero Lanza di Montezemolo. Hanno partecipato inoltre i vescovi Stanislaw Rylko (vicepresidente del Pontificio Consiglio per i laici), Paul Josef Cordes (presidente del «Cor Unum»), Agostino Cacciavillan (presidente dell’Apsa), François Xavier Nguyên Van Thuân (presidente di Giustizia e pace), e monsignor Celestino Migliore (“viceministro degli Esteri” vaticano). Presenti anche alcuni vescovi italiani, tra cui quelli di Frosinone e Trento (diocesi originaria della Lubich). Durante la cerimonia ha letto un intervento il professor Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, ricordando brevemente anche la figura di Igino Giordani, «cofondatore del movimento accanto a Chiara», «quello che mise nella borsa di Sturzo al momento dell’esilio una grammatica inglese che forse poteva essergli utile».


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