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VATICANO
tratto dal n. 05 - 1998

SINODO PER L’ASIA. Sintesi per voci dei lavori svolti a Roma dal 19 aprile al 14 maggio

Dibattito sull’essenziale


Per il cardinale Joseph Ratzinger l’unico elemento istituzionale necessario per la Chiesa è quello dato dal Signore: la struttura sacramentale del popolo di Dio


di Gianni Cardinale


A
come sant’Agostino. «Se mi atterrisce l’essere per voi, mi consola l’essere con voi. Perché per voi sono vescovo, con voi sono cristiano. Quello è il nome di una carica, questo di una grazia; quello è il nome di un pericolo, questo della salvezza». Questa bella frase del vescovo di Ippona, tratta dal Sermone 340 e citata nella Lumen gentium, è stata pronunciata dall’arcivescovo di Jakarta, il cardinale Julius Riyadi Darmaatmadja, gesuita, alla fine delle sue osservazioni conclusive fatte in qualità di presidente delegato del Sinodo.

B
come Burattini. «L’uso di burattini, del teatro delle ombre, della pantomima». È uno dei «modi creativi per annunciare Cristo» raccomandati dal circolo minore di lingua inglese presieduto dal vescovo di Bayombong (Filippine) Ramon B. Villena. Lo stesso circolo ha raccomandato pure di «imparare le tecniche di marketing che si sono rivelate utili per gli evangelizzatori americani». Questi consigli verranno accolti nel testo della Esortazione apostolica postsinodale che verrà firmata da Giovanni Paolo II?

C
come Catechismo. «Mentre si diffonde ovunque, nella cultura corrente, un irenismo, un sincretismo e un naturismo, che si respirano anche per osmosi e che minano il Credo, penso si dovrebbe procedere con cura e speditezza tanto alla diffusione del Catechismo della Chiesa cattolica, quanto alla redazione – laddove fosse ancora mancante – di testi catechistici appropriati per fasce di età ed ispirati al testo madre». Così si è espresso il prefetto della Congregazione per il clero, Darío Castrillón Hoyos.

D
come Dibattito sulle “istituzioni”. Così ha titolato il quotidiano della Cei Avvenire relazionando sugli interventi avvenuti in aula il 28 aprile. Quel giorno hanno parlato i due più stretti collaboratori del Papa: i cardinali Angelo Sodano, segretario di Stato vaticano, e Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. In effetti c’è stato dibattito. Sodano dapprima ha richiamato i vescovi affinché «il magistero del Papa sia sempre più fedelmente ascoltato e che le norme che egli imparte con il suo governo pastorale siano sempre seguite, con profondo spirito filiale». Poi ha sottolineato che «non sempre il successore di Pietro può intervenire direttamente, ma a volte lo farà attraverso i suoi collaboratori nella Curia romana o i suoi rappresentanti nei vari Paesi del mondo». Obbedienza filiale al Pontefice, quindi, ma anche alla Curia e ai nunzi. Diverso invece il timbro del discorso di Ratzinger. Per il porporato bavarese «ci sono motivi reali per temere che la Chiesa possa indossare troppe istituzioni di diritto umano, che poi diventano come la corazza di Saul, che impediva al giovane Davide di camminare. È sempre necessario esaminare se le istituzioni che sono state una volta utili servano ancora. L’unico elemento istituzionale necessario per la Chiesa è quello dato dal Signore: la struttura sacramentale del popolo di Dio, centrata sull’eucarestia».
Una curiosità. L’immagine della burocrazia ecclesiastica paragonata alla corazza di Saul è la stessa usata anche dal cardinale di Bologna Giacomo Biffi nel corso di una intervista concessa alla rivista Nuntium (n. 4, marzo 1998) della Pontificia Università Lateranense.

E
come Esortazione apostolica postsinodale. Come previsto dalla procedura, l’atto finale del Sinodo sarà la proclamazione da parte di Giovanni Paolo II dell’Esortazione apostolica postsinodale in cui verranno elaborate le proposizioni emesse dal Sinodo. Papa Wojtyla ha fatto sapere ai presuli asiatici di volersi appositamente recare nel loro continente per presentare l’Esortazione. Ora bisognerà decidere in quale città. Fra le varie ipotesi la più accreditata è quella di Calcutta, in India, dove per tanti anni ha operato Madre Teresa.

F
come Femminismo. Ha fatto capolino al Sinodo per bocca di una “delegata fraterna”, Agustina Lumentut, della Chiesa cristiana del Sulawesi centrale. La “pastora luterana” ha infatti chiesto ai padri sinodali: «Il punto 22 (dell’Instrumentum laboris, ndr), laddove tratta la questione femminile, parla di ciò che viene fatto affinché [le donne] raggiungano uno status di uguaglianza nella società – ma cosa dire dello status di uguaglianza nella Chiesa?».

G
come Guru. «Lo stesso Gesù è stato il guru (maestro) della non-violenza, espressione della compassione di Dio» (intervento del vescovo Michael Rozario, presidente della Conferenza episcopale del Bangladesh). «La maggior parte dei professori dei seminari vengono formati in Occidente; offrono informazioni piuttosto che formazione. Occorrono professori/formatori santi, che siano veri guru» (dalla relazione del circolo minore inglese guidato dal vescovo di Palghat dei siro-malabaresi, Jacob Manathodath).

H
come Stephen Fumio Hamao, vescovo di Yokohama. Il presule nipponico ha fatto il mea culpa in ragione dell’atteggiamento tenuto dalla sua Chiesa nel corso dell’ultimo conflitto mondiale: «Noi giapponesi siamo stati vittime della guerra, ma al contempo siamo anche gli aggressori che hanno calpestato la vita della gente in molte aree dell’Asia e del Pacifico. Dobbiamo riconoscere che la Chiesa in Giappone aveva trascurato di comprendere e proclamare coraggiosamente quanto fossero disumani e in contrasto con i valori del Vangelo gli aspetti di quella guerra».

I
come Iraq. Stop all’embargo nei confronti di Baghdad. Lo ha chiesto il Sinodo nel suo Messaggio finale: «Alla luce delle sofferenze della popolazione irachena, soprattutto delle donne e dei bambini, chiediamo con forza che vengano adottate misure per togliere l’embargo imposto a questo Paese».

J
come Jogging. Alcuni giovani vescovi coreani e indonesiani hanno creato scompiglio nella macchina organizzativa del Sinodo. Il motivo? Non hanno voluto rinunciare al loro jogging mattutino all’interno delle mura Leonine. Il segretario generale del Sinodo, il cardinale olandese Jan Schotte, è dovuto correre ai ripari. «Continuate pure, venerabili e sportivi confratelli» ha detto «ma almeno mettetevi le targhette di riconoscimento!».

K
come Krzysztof Kukulka, superiore della missione sui iuris dell’Uzbekistan. Allarme islam da parte del frate conventuale polacco missionario in Asia centrale: «Un problema che sta divenendo sempre più rilevante è il deflusso della popolazione di lingua russa. [...] Insieme con loro se ne va la cultura europea e cristiana che essi avevano portato, si muta il clima generale, che diviene sempre più proislamico». Un allarme che non è rimasto isolato. Nel corso del Sinodo si sono udite invettive contro l’islam, inusuali da parte di vescovi cattolici in convegni pubblici.

L
come Latino. Secondo una statistica sulle lingue più usate dai padri sinodali, si è scoperto che la maggior parte di loro parla l’inglese. Un solo padre ha affermato di usare la lingua latina. «Il principio è salvo» ha commentato – come è stato riferito da Radio Vaticana – Giovanni Paolo II. Il latino è ancora la lingua ufficiale della Chiesa cattolica, e in latino si è svolto lo scambio di telegrammi tra il Sinodo e i due vescovi della Cina continentale invitati ma non pervenuti.

M
come come greco-Melchiti. «Durante il primo millennio le Chiese hanno realizzato la loro inculturazione, che bisogna rispettare in seno alla stessa fede. Tre esempi: a) elezione dei vescovi da parte dei sinodi patriarcali, senza necessariamente ricorrere a Roma; b) creazione di diocesi al di fuori dell’Oriente e al servizio degli orientali, senza dover ricorrere a Roma; c) libertà di avere sacerdoti coniugati nelle diocesi orientali costituite in Occidente». Parola di Cyrille Salim Bustros, arcivescovo di Baalbek dei greco-melchiti, nonché vicepresidente della Commissione per l’informazione del Sinodo.

N
come Nostalgia. «Paradossalmente questa gente nutre una incredibile nostalgia per gli anni vissuti sotto la dittatura dell’impero sovietico». Amara confessione di Andrzej Madej, oblato polacco, superiore della missione sui iuris del Turkmenistan.

O
come Ordini religiosi. Su circa 190 padri sinodali una sessantina erano gli appartenenti ad ordini religiosi. Fra gli ordini rappresentati – circa una trentina – la parte del leone l’hanno fatta i Gesuiti con tredici membri (di cui due cardinali); secondi, ma distanziati, i Salesiani, con cinque padri sinodali.

P
come Peccato. «In qualità di vescovi dobbiamo riconoscere, fedelmente e realisticamente, il mistero del male, presente nel mondo e nel cuore umano. Essenziale nelle vite dei fedeli è il pentimento personale per i peccati commessi. [...] Dobbiamo predicare tutto ciò e trasmettere ai fedeli la necessità del sacramento della riconciliazione». Affermazioni del cardinale William Baum, penitenziere maggiore.

Q
come (Orlando B.) Quevedo, arcivescovo di Nueva Segovia. Il presule filippino ha fatto un intervento articolato sulla globalizzazione: «Le forze della libera iniziativa, guidate dall’ideologia del capitalismo neoliberale, hanno fatto espandere i mercati mondiali creando un unico mercato globale integrato. Ma la globalizzazione rappresenta sia una benedizione che una maledizione. Un forte aumento delle entrate mondiali, i maggiori tassi di rendimento del capitale e l’espansione del commercio vanno di pari passo con una maggiore emarginazione dei poveri, con disuguaglianze più profonde tra i Paesi e tra i ricchi e poveri all’interno di una stessa nazione».

R
come Rinnovamento carismatico. Entusiasta di questo movimento ecclesiale si è manifestato l’indiano Ivan Dias, arcivescovo di Bombay ed ex nunzio: «I numerosi movimenti di rinnovamento che sono sorti all’interno della Chiesa – tra questi va menzionato in modo particolare il Rinnovamento carismatico – sono segno della presenza viva e vivificante dello Spirito Santo nella Chiesa di oggi».

S
come Sfida. Ventitré padri sinodali intervenuti hanno usato i termini “sfida-sfide”: quindici vescovi e otto cardinali (sei dei quali di Curia). Sui circa 190 padri sinodali, 172 sono intervenuti in aula. Non hanno preso la parola alcuni capidicastero della Curia romana: Gilberto Agustoni (prefetto della Segnatura apostolica), Alfonso López Trujillo (presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia), Lorenzo Antonetti (presidente dell’Apsa). Taciturno anche il prefetto della Congregazione per il culto divino, Jorge Arturo Medina Estévez, anche se alcuni padri sinodali hanno toccato temi riguardanti la liturgia per invocare una maggiore “inculturazione”. In compenso il porporato cileno ha fatto distribuire a tutti i padri sinodali il documento La liturgia romana e l’inculturazione, stilato quattro anni fa dal dicastero da lui presieduto.Come dire: Congregatio locuta...

T
come Tragedie. Il Sinodo è stato funestato da più tragedie che hanno riguardato la Chiesa cattolica e in particolare la Santa Sede. Nella notte tra il 26 e il 27 aprile è stato trucidato nella sua casa il vescovo ausiliare di Guatemala, Juan Gerardi Conedera. La sera del 4 maggio il neonominato comandante della guardia svizzera, Alois Estermann, è stato trovato ucciso nel suo appartamento insieme alla moglie e a un suo sottoposto, il vicecaporale Cedric Tornay: secondo la versione ufficiale, Tornay avrebbe dapprima ucciso i coniugi Estermann e poi si sarebbe suicidato. La mattina del 7 maggio è arrivata la notizia del suicidio del vescovo pakistano John Joseph, che si è ucciso in segno di protesta nei confronti della condanna a morte di un suo fedele per blasfemia. Questa sequenza di lutti, specialmente gli ultimi due, hanno duramente provato anche la pur forte fibra di Giovanni Paolo II. La seduta del 7 mattina infatti è stata l’unica cui il Papa non ha partecipato anche se non aveva altri impegni.

U
come Ulan-Bator. Anche nella capitale della Mongolia sono arrivati «i missionari del gruppo di monsignor Lefebvre». Lo ha ricordato il segretario generale del Sinodo, il cardinale olandese Jan Schotte, durante un briefing ai giornalisti fatto prima dell’inizio del Sinodo.

V
come Vedere per credere. «I greci si avvicinano a Filippo (Gv 12, 20-25) chiedendo di “vedere Gesù”. Questo è anche il desiderio di milioni di asiatici: vogliono vedere Gesù nelle nostre istituzioni, nelle nostre Chiese cristiane; purtroppo, però, risulta loro difficile vedere Gesù nelle nostre istituzioni, nelle nostre Chiese cristiane divise in Asia. Fino a quando tutti noi, dai pastori ai fedeli, non diventeremo degli “altri Cristo”, il vero Gesù di Nazareth così come viene raffigurato nei Vangeli, non saremo in grado di portarli a Gesù». Constatazione dell’indiano Ignatius Paul Pinto, vescovo di Shimoga.

W
come John Baptist Wu Cheng-chung, cardinale vescovo di Hong Kong. Assente al Sinodo, ufficialmente per motivi di salute. Degli altri quattordici porporati asiatici, dodici sono stati invitati al Sinodo, compreso l’ultranovantenne Ignatius Gong Pin-mei, che, ovviamente, non si è spostato dalla sua residenza negli Stati Uniti. Non invitati invece l’arcivescovo emerito di Bombay, Simon Ignatius Pimenta, 78 anni, e l’arcivescovo maggiore emerito di Ernakulam dei siro-malabaresi, Antony Padiyara, 77 anni. Entrambi “in pensione”, ma ancora membri di dicasteri vaticani. Invitati, e presenti, invece, i cardinali asiatici ex capidicastero: Simon D. Lourdusamy e José T. Sánchez.

X
come Joseph Xu Zhixuan. Insieme a Mattia Duan Yinming è stato invitato all’ultimo momento dal Papa a partecipare al Sinodo. Senza successo. I due prelati non hanno ricevuto infatti il visto per venire nell’Urbe. Entrambi risiedono nella Repubblica popolare cinese (Duan, 90 anni, è vescovo di Wanxian, Xu, 82, è suo coadiutore) e sono riconosciuti dalla Chiesa patriottica riconosciuta, a sua volta, da Pechino. Duan comunque è stato consacrato vescovo nel ’49, prima della conquista del potere da parte di Mao. Xu invece è stato consacrato nell’89 come presule della Chiesa patriottica, ma la sua nomina è valida e legittima anche per la Santa Sede. Non sono pochi i vescovi “patriottici” che si trovano nella stessa situazione di Xu.

Y
come Yoga. Lo ha evocato il padre David Fleming, superiore generale della Società di Maria: «Il dialogo inter-religioso [...] può riportare alla nostra memoria elementi della nostra eredità spirituale cristiana che avevamo dimenticato o trascurato. Ecco alcuni esempi: [...] l’introduzione della disciplina del corpo nella vita di preghiera con l’aiuto dello yoga; la pratica della “concentrazione nella preghiera” con l’aiuto del mantra».

Z
come Joseph Zen. Sagge le parole del vescovo coadiutore di Hong Kong, salesiano: «Di fronte alla triste realtà di una Chiesa divisa nella cosiddetta Chiesa patriottica e in quella clandestina, è nostro compito impegnarci per la riconciliazione, piuttosto che parteggiare per un gruppo o per l’altro. Anche se ammiriamo l’atteggiamento di fermezza di quanti operano in clandestinità, cerchiamo di essere comprensivi e di rispettare quanti lottano in una situazione di compromesso».
Si è trattato di una risposta, indiretta, alla richiesta del vescovo taiwanese di Hwalien, Andrew Tsien Chih-ch’un, affinché il Sinodo «dica chiaramente ai vescovi della Chiesa ufficiale che bisogna abiurare in modo deciso i principi dell’associazione patriottica e professare la propria comunione con il Papa e la Chiesa universale».


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