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ORDINI RELIGIOSI
tratto dal n. 05 - 1998

ORDINI RELIGIOSI

Insieme agli ultimi



Intervista con Bruno Luppi di Paolo Mattei


«La nostra è una Congregazione religiosa fondata da un santo laico: san Girolamo Emiliani non fu sacerdote». Padre Bruno Luppi è il preposito generale dei Chierici regolari somaschi, e ci tiene a evitare refusi: «Eh, sì, in molte occasioni ci è capitato di leggere accenni biografici sul nostro fondatore in cui lo si definiva prete».
Incontriamo padre Luppi nella Curia generalizia dei Somaschi, a Morena, alle porte di Roma. I figli di san Girolamo si occupano sempre della gioventù abbandonata e degli orfani.

Chi sono i ragazzi di cui vi occupate oggi?
BRUNO LUPPI: Sono, per la maggior parte, orfani che hanno un padre e una madre. Sono i figli di situazioni familiari difficili, disastrose in certi casi. Si tratta di giovani che, per un’ordinanza del giudice, sono stati sottratti alla responsabilità delle famiglie di origine.
Qual è la vostra realtà all’estero?
LUPPI: Fuori Italia le opere – scuole, di solito centri professionali, istituti e parrocchie – hanno numeri più consistenti. E siamo intenzionati, anche con grande sacrificio, come ci chiedono le nostre costituzioni, a soddisfare le richieste che ci vengono da varie altre direzioni, per renderci disponibili con la nostra esperienza educativa. Non siamo propriamente una congregazione missionaria, ma in questo secolo, a partire dall’anno della proclamazione di san Girolamo a patrono universale della gioventù abbandonata, abbiamo accentuato la dimensione missionaria della nostra presenza nella Chiesa, esplicitando il valore “aperto” della paternità di san Girolamo, nella quale si deve vedere l’aspetto propriamente carismatico del nostro fondatore.
E come siete organizzati?
LUPPI: Evidentemente l’orfanotrofio nell’accezione tradizionale del termine non esiste più. Siamo strutturati prevalentemente in case-famiglia e centri di accoglienza, e siamo coadiuvati, nel lavoro di assistenza, da laici.
Non vi occupate soltanto degli orfani...
LUPPI: No, abbiamo anche una notevole rete di strutture di assistenza e recupero di tossicodipendenti. Si tratta di centri affidati alla responsabilità dei Somaschi, e la loro gestione diretta è sovente in mano a laici.
Poi ci sono le scuole, i seminari...
LUPPI: Sì. Sebbene la nostra missione attenda principalmente al servizio degli orfani e della gioventù bisognosa, già dagli inizi della nostra storia ci fu chiesto di occuparci della pastorale giovanile e della scuola e, in particolari circostanze, anche del ministero parrocchiale. Comunque, alle parrocchie che ci sono affidate associamo sempre un’opera nostra e cerchiamo di condurle mantenendo le nostre caratteristiche e la nostra tradizione.
Quante sono in Italia le strutture in cui lavorate?
LUPPI: Attualmente le opere sul territorio nazionale per il servizio dei minori in difficoltà – gli orfani, per intenderci –, degli ex tossicodipendenti e le opere educativo-scolastiche sono 25. Le parrocchie e le opere di ministero sacerdotale, 20.
Rimaniamo ancora un momento sui numeri. Quanti sono i Somaschi?
LUPPI: I Somaschi contano attualmente 490 religiosi, così suddivisi: 350 sacerdoti, 35 fratelli coadiutori, un centinaio di studenti di cui 15 con voti solenni. Provengono quasi tutti dagli Stati in cui la Congregazione è presente.
Quali Stati?
LUPPI: Guardi, la nostra Congregazione è divisa in province religiose (tre italiane, una spagnola, una del Centro America-Messico, una andina) e altre demarcazioni “transitorie”. Ed è presente, oltre che in Italia, in Spagna, Romania, Polonia, Stati Uniti, Messico, El Salvador, Guatemala, Honduras, Colombia, Ecuador, Brasile, Filippine, India.


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