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SINDONE
tratto dal n. 04 - 1998

Intervista con l’arcivescovo di Torino Giovanni Saldarini

«La nostra fede è fondata sulla risurrezione di Cristo»


«…e il fatto della risurrezione ha per fondamento la testimonianza storica sicura di coloro che hanno visto Gesù crocifisso e sepolto e poi l’hanno visto risuscitato con il medesimo corpo glorificato. La Sindone è un rimando alla sofferenza di Cristo». Parla il cardinale custode


Intervista con il Cardinale Giovanni Saldarini di Stefano Maria Paci


Centinaia di migliaia di persone a Torino fanno la fila per vedere un lenzuolo. Il più importante della storia. Un lenzuolo che è al centro di un accanito dibattito scientifico che non accenna a placarsi. La Sindone è davvero il telo in cui venne avvolto il corpo di Gesù Cristo oppure è solo un’abile contraffazione medievale, come hanno affermato gli scienziati che hanno eseguito dieci anni fa il test con il radiocarbonio? Non deve essere facile fare il custode pontificio della Sindone in questo periodo. L’ostensione in corso non fa che rinfocolare le discussioni. Il cardinale Giovanni Saldarini ha deciso di sottrarsi ad esse, e di non concedere interviste ai giornalisti che in gran copia gliene richiedono. Quella che segue è un’eccezione, uno strappo alla regola.

Eminenza, è evidente che la fede cattolica non dipende dalla autenticità o meno della Sindone. Ma il fatto che sia o non sia il lenzuolo funebre in cui è stato avvolto il corpo di Gesù non è indifferente per i fedeli. Lei cosa ne pensa?
GIOVANNI SALDARINI: La Sindone non è un dato di fede. La nostra fede è fondata sulla risurrezione di Cristo e il fatto della risurrezione ha per fondamento la testimonianza storica sicura di coloro che hanno visto Gesù crocifisso e sepolto e poi l’hanno visto risuscitato con il medesimo corpo glorificato. La Sindone vista come rimando alla sofferenza di Cristo è un aiuto al mio cammino di fede e di amore, e questo è sempre vero, indipendentemente dalla sua autenticità o meno.
D’accordo, ma mi sembra che il punto sia un altro. Secondo gli scienziati, la Sindone non può essere un dipinto: in quel telo è stato racchiuso un cadavere che è stato ucciso seguendo tutte le fasi della passione come è raccontata dai Vangeli. Ma se non si tratta del lenzuolo funebre di Cristo, bensì di un falso del Medioevo (come hanno affermato le analisi con il Carbonio 14), sembra inevitabile che si tratti di un oggetto criminale, in cui un uomo è stato avvolto dopo essere stato torturato e assassinato nello stesso modo di Cristo. Insomma, se non è autentico, si tratta di un oggetto che suscita orrore. Come può essere presentato alla venerazione dei fedeli?
SALDARINI: Sui risultati degli esami con il Carbonio 14 si continua a discutere e non tocca a me verificarne l’esattezza. Concordo con quanto detto dal mio predecessore, il cardinale Anastasio Ballestrero, alla presentazione del verdetto dei tre laboratori: «Nessuno mi obbliga a credere a questi risultati. La scienza giudicherà la scienza».
La Sindone (della quale, ripeto, nessuno ha finora saputo dire come si sia formata l’immagine) è esposta alla venerazione dei fedeli, conserva cioè il suo valore come oggetto di culto perché rimanda direttamente alla passione di Cristo e ha quindi una sua autenticità come immagine il cui valore è preminente rispetto all’eventuale valore di reperto storico.
Non sarebbe possibile, prendendo le dovute precauzioni, tenere la Sindone perennemente esposta alla venerazione dei fedeli o effettuare esposizioni più frequenti? Cosa lo impedisce?
SALDARINI: Ho convocato una commissione internazionale di esperti. E questa mi ha dato suggerimenti vincolanti per la migliore conservazione della Sindone. In futuro la Sindone dovrà essere custodita in una teca a tenuta stagna, con temperatura e umidità controllate, protetta dalla luce e in posizione orizzontale. Non sarà più quindi conservata arrotolata come è stato fatto finora. Sarebbe estremamente dannoso per la sua conservazione tenere la Sindone perennemente esposta o moltiplicare le ostensioni.
Un anno fa, la notte tra l’11 e il 12 aprile, un furioso incendio devastò la cappella del Guarini, ma la Sindone scampò alla distruzione. Il giorno seguente, lei disse: «Perché è accaduto? È il modo degno della misura di Dio di dire il suo “Non temete”. Adesso siamo veramente sicuri che Egli cammina sulle acque, sale sulla nostra barca e ci conduce a riva. Nella fede ringrazio di questo segno».
Intendeva forse dire che è stato un miracolo a salvaguardare la Sindone?
SALDARINI: Ho inteso semplicemente dire che il Signore ci è stato vicino e che anche per le misure di sicurezza prese a riguardo della vetrina di doppi cristalli che custodiva la teca e soprattutto per l’intervento tempestivo dei vigili del fuoco l’incendio non ha procurato alcun danno al telo sindonico.
Prevede che in un prossimo futuro verranno effettuati nuovi esami sulla Sindone? Sono state presentate delle richieste in questo senso?
SALDARINI: Io sono solo il custode pontificio della Sindone, che è di proprietà della Santa Sede. Solo a lei compete ogni decisione per autorizzare eventuali altri esami.
Parliamo del rapporto tra la fede e la scienza. A causa delle polemiche sulla sua autenticità che si rincorrono sui giornali, spesso si dice che per quanto riguarda la Sindone il rapporto sia un po’ burrascoso. Ma è davvero così?
SALDARINI: Non ci sono rapporti burrascosi tra fede e scienza per quanto riguarda la Sindone. Se mai il rapporto dialettico è tra gli scienziati e nasce dalla disparità dei loro giudizi, sulla base delle loro ricerche. La Chiesa non pone ostacoli di sorta alle ricerche della scienza: chiede solo che le questioni che si agitano intorno alla Sindone siano affrontate con serietà, senza pregiudizi, secondo le specifiche competenze dei ricercatori, ma in forma interdisciplinare. Resta il fatto emblematico che nessuno finora è riuscito a spiegare come si sia formata l’immagine che – oltre tutto – risulta tridimensionale.
In un secolo sono state fatte solo tre ostensioni (l’ultima risale a vent’anni fa) e adesso se ne fanno due ravvicinate, nell’arco di soli due anni. Perché questa decisione?
SALDARINI: L’ostensione della Sindone nel 1998 vuole celebrare alcuni anniversari importanti: nell’anno 398 si tenne il primo Concilio di Torino, nel 1498 venne inaugurata la nuova cattedrale fatta costruire dal cardinale Domenico Della Rovere, nel 1898 (esattamente nel maggio di cento anni fa) l’avvocato Secondo Pia scattò la prima fotografia dalla quale ebbero origine le scoperte e l’intensificarsi delle ricerche e degli studi successivi. L’ostensione del 2000 invece sarà fatta in concomitanza con la celebrazione del Grande Giubileo.
Qual è il significato di questa ostensione?
SALDARINI: È puramente pastorale. Nell’ambito della dimensione religiosa del pellegrinaggio vuole offrire una forte occasione di preghiera e di conversione attraverso la #8220;crocifissi” di oggi: i poveri, i sofferenti, i perseguitati nei quali Cristo ha voluto identificarsi.
Il motto scelto per l’ostensione, «Tutti gli uomini vedranno la tua salvezza», vuole sottolineare la centralità cristologica dell’avvenimento. Si viene per meditare sul mistero della redenzione che Cristo ci ha ottenuto con la sua passione, morte e risurrezione. La salvezza non sta ovviamente nel lenzuolo: la salvezza è quella che Cristo ci dona. E di questa salvezza tutti abbiamo bisogno.
Con quale atteggiamento si augura che i pellegrini si avvicineranno alla Sindone?
SALDARINI: Mi auguro che tutti si avvicineranno alla Sindone con spirito commosso al pensiero di quanto Cristo ha sofferto per noi, al pensiero di quel corpo che è stato dato per noi, di quel sangue che è stato versato per noi. Nasceranno allora sentimenti di amore riconoscente e propositi di fedeltà ai suoi insegnamenti.


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