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ELEZIONI DEL 18 APRILE 1948
tratto dal n. 03 - 1998

Cattolici da battaglia


Parla l’allora presidente nazionale della Gioventù italiana di Azione cattolica. Uno dei protagonisti delle strategie elettorali dei Comitati civici


Intervista con Luigi Gedda di Giulio Andreotti


Sono grato all’amico Gedda per aver partecipato con questa intervista alla rievocazione del 1948. Ma mi corre l’obbligo di una precisazione e di un rilievo.
Circa lo “sfruttamento della vittoria” non corrisponde al vero che Dossetti, criticando l’eterogeneità della coalizione governativa con liberali, socialdemocratici e repubblicani mirasse ad una intesa con i comunisti. Semmai, può parlarsi di fondamentalismo democristiano.
Circa le battaglie perdute sul divorzio e sull’aborto, i parlamentari democristiani fecero il loro convinto dovere. È errato attribuire la sconfitta nei referendum a «difficoltà fra democristiani per futili motivi di potere locale o di superiorità nazionale»; non si ritenne da chi di dovere possibile o opportuno fare una mobilitazione di tutte le forze cattoliche, tipo Comitati civici. I tempi erano cambiati e non credo che, altrimenti, chi successe a Pio XII avrebbe tralasciato di indire la mobilitazione.

La partecipazione attiva dei militanti dell’Azione cattolica alla campagna elettorale del 1948 fu l’esercizio di un dovere civico, che andava oltre i problemi politici immediati. In seno alla stessa Azione cattolica vi era concordia al riguardo?
LUIGI GEDDA: I Patti Lateranensi stabilivano che l’Azione cattolica non potesse esercitare attività politica. Questa disposizione approvata dalle due parti il 12 febbraio 1929 fu di grande ostacolo per i Comitati civici in quanto dovevano dimostrare di non essere una emanazione dell’Azione cattolica altrimenti i comunisti avrebbero bloccato il nostro lavoro approfittando di ciò che Mussolini aveva imposto. Per questo ho utilizzato il nome di “Comitato civico” che ha disorientato i comunisti. I cinque rami dell’Azione cattolica classificati da Pio XI rendendosi conto del pericolo incombente di una vittoria del Fronte popolare lavorarono fortemente in seno ai Comitati civici locali, fatta eccezione per i Laureati cattolici i quali ritenevano che la battaglia elettorale fosse di competenza solo della Democrazia cristiana.
In questa battaglia di libertà vi fu anche un incoraggiamento di Pio XII?
GEDDA: Non solo incoraggiamento, ma preciso incarico di mobilitare tutti i cattolici in grado di esercitare questo diritto e dandomi piena libertà nell’organizzazione. I documenti di questa disposizione pontificia saranno pubblicati nel mio libro edito da Mondadori.
A parte la professione di ateismo implicita nell’ideologia comunista, che notizie avevate della condizione dei cattolici nei Paesi del blocco sovietico?
GEDDA: Le notizie della politica antireligiosa del blocco sovietico che arrivavano alla Segreteria di Stato del Vaticano erano terrificanti. Perciò il Comitato civico, che si era sistemato in via dell’Erba 1, costituì un ufficio apposito per produrre manifesti ed altro materiale informativo destinato a informare l’opinione pubblica di tutta l’Italia.
In febbraio (del 1948) vi era stato il golpe di Praga. Utilizzando qualche collaborazionista (come monsignor Plohar, ministro della Sanità) si cercò – anche su l’Unità – di presentare i cattolici cecoslovacchi come fautori della svolta dittatoriale: mentre l’arcivescovo Beran veniva arrestato ed iniziava la persecuzione. Gli avvenimenti di Praga aiutarono a far comprendere agli italiani il pericolo comunista?
GEDDA: Anche la notizia della persecuzione dei cattolici cecoslovacchi faceva notizia per informare dell’astuzia di Togliatti che era riuscito a includere i voti dei socialisti nel Fronte popolare facendo balenare a Nenni che egli avrebbe potuto essere il futuro capo del governo. Con una tale astuzia l’Italia avrebbe potuto subire una sorte analoga a quella della Cecoslovacchia, sorte che certamente si sarebbe estesa dall’Italia alla Spagna e oltre.
Vi furono zone d’Italia nelle quali l’attività dei Comitati civici fu particolarmente vivace in questo periodo? È esatto, ad esempio, che la mobilitazione fu più forte nelle province dell’Emilia rossa?
GEDDA: La mobilitazione dei cattolici fu intensa ovunque, ma la regione dove il Comitato civico trovò una maggiore resistenza fu la Campania a motivo del regime monarchico che molti preferivano a quello democristiano.
L’alleanza governativa dei democristiani con partiti “laici” anche a sfondo anticlericale come i repubblicani costituiva una difficoltà per la vostra propaganda?
GEDDA: L’alleanza governativa della Democrazia cristiana con il Partito repubblicano laico e anticlericale non ebbe un effetto immediato e consistente perché tutti pensavano, a vittoria conseguita, potesse fare a meno di queste alleanze governative.
Dopo la grande vittoria del 18 aprile De Gasperi mantenne la coalizione governativa anche se numericamente non più necessaria. Dossetti ed altri democristiani lo criticarono per questo. I Comitati civici condivisero tale critica?
GEDDA: I Comitati civici, e cioè la stragrande maggioranza dei cattolici condivisero anch’essi la delusione di Dossetti, ma in senso opposto, perché il Dossetti mirava a un’intesa con i comunisti mentre il Comitato civico avrebbe voluto uno sfruttamento della vittoria mediante un governo che non fosse una fotocopia di quello della Costituente.
L’unità politica dei cattolici negli anni successivi – e fino a che è durata – non impedì l’introduzione nella legislazione italiana del divorzio e dell’aborto. Pensa che se durante questi due referendum si fosse messa in piedi una campagna come quella dei Comitati civici del 1948 si poteva ottenere un risultato diverso?
GEDDA: Questa ultima domanda che 30Giorni mi rivolge è lusinghiera, obiettiva e storicamente valida: la mia risposta è “Certamente!”. Le difficoltà fra democristiani per futili problemi di potere locale o di superiorità nazionale hanno impedito che le diocesi e le parrocchie fossero partecipi, come fu nel ’48, di battaglie che avrebbero dovuto interessare e coinvolgere tutti i cattolici e non solo i gruppi democristiani. Il Comitato civico è vissuto ed ha operato per ottenere il rispetto dei princìpi cristiani.
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