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GOLFO PERSICO
tratto dal n. 02 - 1998

IRAQ. Le sofferenze del popolo di Baghdad

Le crisi passano, l’embargo resta


Intervista con il patriarca dei Caldei Raphaël Bidawid I: «In sette anni di embargo sono morti un milione di bambini. Nelle Sacre Scritture è detto che il sangue innocente grida vendetta al cospetto di Dio»


Intervista con Raphaël Bidawid I di Davide Malacaria


L’eco del “tuono del deserto” si fa sempre più lontana. Il lungo braccio di ferro tra l’amministrazione Clinton, sostenuta dal leader laburista inglese Tony Blair, e Saddam Hussein si è risolto. La diplomazia messa in campo dal segretario generale dell’Onu, sostenuto soprattutto da arabi, francesi, cinesi e russi, ha avuto ragione, per ora, delle bombe. Ma il dramma del popolo iracheno, stretto da otto anni nella morsa dell’embargo internazionale, resta. Della crisi e delle sofferenze del suo popolo parliamo con il patriarca Raphaël Bidawid I, massima autorità dei Caldei, la comunità cristiana irachena più numerosa e in comunione con Roma.
Incontriamo Bidawid I a Roma nel giorno cruciale della ennesima crisi del Golfo: il 20 febbraio, quando Annan sbarca a Baghdad. Tra qualche giorno il Patriarca farà ritorno al suo Paese. In attesa del miracolo.

Beatitudine, l’iniziativa di Kofi Annan apre le porte a una risoluzione pacifica della crisi.
RAPHAËL BIDAWID I: Fino a due giorni fa ero pessimista. Oggi è diverso, anche se gli americani potrebbero non accettare una pace ragionevole preferendo una folle guerra. Credo che il solo fatto che Kofi Annan sia partito per cercare una soluzione alla crisi sia un indizio molto positivo. Non avrebbe esposto la sua persona, la sua autorevolezza se non per una reale possibilità di risoluzione della crisi. Sì, credo che il Signore ascolterà le nostre preghiere e ci risparmierà altre sofferenze.
In questi giorni lei ha incontrato il Pontefice.
BIDAWID I: Il Vaticano ci è stato molto vicino in questi momenti tragici. Ho partecipato in questi giorni all’incontro promosso dal Comitato centrale per il Grande Giubileo con i vari comitati regionali. Il Papa ha ricevuto in udienza tutti i partecipanti e in questa occasione ho avuto modo di ringraziare personalmente il Pontefice per il suo appello a favore della pace e per l’impegno profuso in questa direzione. Il Papa mi ha detto che conserva il nostro popolo nel cuore e che prega per noi. Dopo questo incontro il cardinale Sodano ha dato un’intervista a favore della pace. In questa intervista il segretario di Stato vaticano parlava a nome del Papa.
Lei ha detto di avere invitato Giovanni Paolo II in Iraq.
BIDAWID I: Già l’anno scorso il governo iracheno aveva invitato il Pontefice. Il mio Paese ospita il luogo dal quale partì Abramo prima di stabilirsi nella Terra promessa, Ur dei Caldei. Per questo nel mio colloquio ho espresso il desiderio di poter inserire l’Iraq nell’ambito del pellegrinaggio sulle orme di Abramo che il Papa si prefigge di intraprendere nell’anno 2000. Giovanni Paolo II ha promesso di venire in Iraq. Speriamo che ciò si possa avverare, anche se sappiamo che dipende da tante circostanze. Anche la visita in Libano doveva aver luogo già sei anni fa e si è potuta realizzare solo nel ’97. Nel frattempo abbiamo già inviato in Segreteria di Stato un dossier sui luoghi iracheni che potrebbero essere inseriti in questo grande pellegrinaggio.
In questi momenti tragici avete ricevuto una diffusa solidarietà da parte di diverse realtà ecclesiali.
BIDAWID I: È vero, abbiamo avuto un grande conforto dalla Chiesa europea. Ho visto anche il documento dell’episcopato americano e ne sono contento, finalmente…
A fine gennaio, a Nicosia, si sono riuniti i Patriarchi e i capi delle diverse Chiese e comunità cristiane del Medio Oriente; si è parlato anche della vicenda irachena?
BIDAWID I: Sì, in particolare, nella lettera pastorale congiunta redatta al termine dell’incontro, si legge: «Invitiamo le Chiese nel mondo ad esprimere la loro solidarietà al popolo dell’Iraq e il suo diritto a una vita degna». La proposta di inserire nel documento questa frase è partita da me. E ha trovato un consenso unanime.
La guerra del 1991 si risolse con la sconfitta dell’Iraq, ma anche con l’isolamento di un Paese che aveva uno scambio commerciale privilegiato con i Paesi europei. Lei allora parlò di sconfitta dell’Europa…
BIDAWID I: Sì, per quella tragedia ha patito anche l’Europa, con perdite di migliaia di miliardi e con il rincaro del prezzo del petrolio. D’altronde, anche adesso, se l’Europa si è mossa per scongiurare il conflitto non è certo per i begli occhi di Saddam…
Una guerra nel Golfo potrebbe dare nuovo vigore al fondamentalismo islamico, proprio ora che in Iran si registra una svolta moderata con il regime di Kathami.
BIDAWID I: Sicuramente aprirebbe una ferita profonda tra Occidente e mondo islamico. Perché gli arabi sono un popolo orgoglioso e quando si calpesta la loro dignità conservano rancore per molto tempo. Anche perché il mondo arabo, a differenza del ’91, adesso si è schierato compatto con Saddam Hussein. E questo malgrado le pressioni e le minacce di tagli economici ventilati dagli Stati Uniti, soprattutto nei confronti di Egitto e Giordania.
Saddam poteva evitare l’inasprirsi della crisi, evitando pericolosi irrigidimenti.
BIDAWID I: Credo che la logica che muove Saddam sia quella del beduino che vuole sfidare il padrone del mondo, Davide e Golia…
Però le armi batteriologiche costituiscono un oggettivo pericolo per i vicini di Saddam Hussein.
BIDAWID I: Queste armi batteriologiche tanto cercate… Finora non c’è nessuna certezza della esistenza di questi formidabili arsenali batteriologici in mano a Saddam tanto reclamizzati. Vedremo i risultati delle ispezioni Onu… Nel frattempo si sono inventati che queste armi sarebbero state trasportate in vari Paesi come Libia, Sudan, Algeria… Ma come si può essere così stupidi? Neanche una mosca può attraversare il confine iracheno senza essere registrata dal blocco posto dall’Onu… Credono che sia stato scavato un tunnel sotterraneo che congiunge l’Iraq all’Africa?
Anche se si evita la guerra resta l’embargo.
BIDAWID I: Nelle Sacre Scritture è scritto che