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CONCISTORO
tratto dal n. 02 - 1998

STATISTICHE. Il Sacro Collegio visto con la lente d’ingrandimento

Berrette da record


Con la creazione degli ultimi cardinali Giovanni Paolo II entra nella storia come il pontefice che ha nominato più porporati. Ma come sono rappresentati oggi i cinque continenti nel Sacro Collegio? Quali sono i Paesi emergenti? Quanto pesa la Curia romana? Tutti i numeri per avere delle risposte e i raffronti con gli altri papi di questo secolo


di Gianni Cardinale


L’olandese Adriano VI – l’ultimo pontefice non italiano prima di papa Wojtyla – nel suo breve pontificato di un anno non fece in tempo a creare nessun cardinale. Giovanni Paolo II invece ha battuto tutti i record ed è il vescovo di Roma che ha creato più porporati in tutta la storia. Con il Concistoro del 21 febbraio che ha visto la creazione di venti nuovi cardinali, infatti, il numero dei principi della Chiesa nominati dall’attuale Pontefice raggiunge quota 157 e supera quindi il numero di quelli nominati rispettivamente da Leone XIII (147) e da Paolo VI (144).

Internazionalizzazione nel solco di… Pio XII
Con Giovanni Paolo II si è anche raggiunto il record dei Paesi rappresentati nel Sacro Collegio. Attualmente sono 62 (55 se si tiene conto solo dei cardinali con meno di ottanta anni, e che quindi possono partecipare all’elezione del papa). Lo stesso Wojtyla ha scelto i porporati da 58 diversi Paesi. A questo riguardo pochi ricordano comunque che il primo grande “internazionalizzatore” del Senato del Papa è stato Pio XII. I tre predecessori di papa Pacelli (Pio X, Benedetto XV e Pio XI) crearono complessivamente 158 cardinali, dei quali ben 147 (il 93%) erano europei e 83 (il 53%) italiani. Pio XII creò invece 56 cardinali di cui 36 europei (il 64%) e “solo” 14 italiani (il 25%). Giovanni XXIII fu invece più “eurocentrico” e ancor più “italocentrico” del suo predecessore: su 52 cardinali creati, gli europei erano 37 (71%) e quelli provenienti dalla penisola 22 (42%).

Cardinali in pectore, un’usanza che risale a Martino V
Tra i 157 porporati nominati da Giovanni Paolo II non sono compresi i due in pectore annunciati, insieme agli altri venti, lo scorso 18 gennaio. È la seconda volta che papa Wojtyla compie un passo del genere. Lo ha fatto pure nel ’79 quando crea in pectore il cinese Ignatius Gong Pin-mei, per poi rivelarlo dodici anni dopo. L’usanza di creare cardinali in pectore risale a papa Martino V (1417-1431). Con questo sistema il papa crea dei cardinali di cui si riserva di rivelare (“pubblicare”) il nome solo successivamente. Se però, per i più vari motivi, il papa in questione muore prima di fare questa rivelazione, la nomina in pectore è nulla. Clemente XIV, ad esempio, nel concistoro dell’aprile 1773 crea 13 cardinali, dei quali ben 11 in pectore, ma l’anno successivo passa a miglior vita e questi undici porporati in pectore rimangono virtuali. Per arrivare più vicino ai tempi nostri si può ricordare che Giovanni XXIII ha creato tre cardinali in pectore, senza mai rivelarli. «Si trattava dell’ucraino Giuseppe Slipyj e del boemo Josef Beran» spiega a 30Giorni l’ex segretario personale di papa Roncalli, l’arcivescovo Loris Capovilla «entrambi creati cardinali poi da Paolo VI. Probabilmente pure il terzo, di cui non ricordo il nome, proveniva dall’Europa orientale». Anche Paolo VI crea tre cardinali in pectore. Due nel concistoro del ’69. (Quattro anni dopo pubblica il nome del boemo Stepán Trochta, e, inusualmente, rivela anche il nome dell’altro, il romeno Juliu Hossu, che nel frattempo era morto). Il terzo, il moravo Frantisek Tomasek, lo crea nel ’76 e lo pubblica l’anno successivo.

La lista d’attesa rimane lunghissima
Nonostante i 20 nuovi cardinali rimangono numerose le sedi di più o meno recente tradizione cardinalizia che aspettano un nuovo porporato. In pole position ci sono i titolari delle diocesi “cardinalizie” che ancora non hanno ricevuto la berretta rossa. E cioè: Bernard Panafieu di Marsiglia (Francia), Henryk Muszynski di Gniezno (Polonia), Lucian Muresan di Fagaras e Alba Julia (Romania), Francisco Alvarez Martínez di Toledo (Spagna), Sigitas Tamkevicius, gesuita, di Kaunas (Lituania), Seán Brady di Armagh (Irlanda), Josip Bozanic di Zagabria (Croazia), Justin F. Rigali di St. Louis (Usa), Maurice Couture, vincenziano, di Québec (Canada), Pedro Rubiano Sáenz di Bogotà (Colombia), Ignacio A. Velasco Garcia, salesiano, di Caracas (Venezuela), Cláudio Hummes, francescano, di Fortaleza (Brasile), Jorge M. Bergoglio, gesuita, di Buenos Aires (Argentina), Lawrence P. Henry di Città del Capo (Sud Africa), Bernard Agré di Abidjan (Costa d’Avorio), Jean-Marie U. Comparoé di Ouagadougou (Burkina Faso), Raphael S. Ndingi Mwana’a Nzeki di Nairobi (Kenya), Ivan Dias di Bombay (India). A questi bisogna aggiungere i coadiutori, già nominati, di Hong-Kong (il salesiano Joseph Zen) e di Lisbona (José da Cruz Policarpo). E i successori, non ancora nominati, del cardinale Antony Padiyara ad Ernakulam dei siro-malabaresi e di Jean Balland a Lione. Ci sono poi diocesi tenute da un cardinale che ha già superato i settantacinque anni e che quindi ha già consegnato la propria lettera di dimissioni: Leopoli degli Ucraini (Ucraina) in Europa; Porto Rico (Centro America), Cordoba (Argentina), Rio de Janeiro e São Paulo (Brasile), Lima (Perù) in America Latina; Addis Abeba (Etiopia) e Dakar (Senegal) in Africa; New York e Washington negli Usa; Antiochia dei Maroniti in Libano, Seoul in Corea. Anche i prossimi vescovi di queste diocesi sono porporabili. Senza contare poi che quest’anno raggiungeranno i settantacinque anni di età i cardinali arcivescovi di Westminster in Europa, di Philadelphia negli Usa, di Samoa e Sidney (Australia) in Oceania. Per quanto riguarda la Curia romana rimangono in fila per la porpora lo spagnolo Julián Herranz (il primo cardinale dell’Opus Dei?), lo statunitense John P. Foley, il messicano Javier Lozano Barragán, il tedesco Paul J. Cordes e l’italiano Sergio Sebastiani. Tranne l’ultimo si tratta comunque di ecclesiastici che non ricoprono incarichi ex officio cardinalizi. In più bisogna tener presente che cinque porporati curiali hanno già superato i settantacinque anni e un altro si appresta a compierli quest’anno. Per i loro successori aspirare alla porpora, nel caso che ancora non la vestano, è d’obbligo.

Un prossimo Concistoro durante il Giubileo?
Complessivamente si tratta quindi di una cinquantina di ecclesiastici che, a vario titolo, possono aspirare alla porpora. Ma quanti sono i posti nel Sacro Collegio che si renderanno liberi nei prossimi anni? Prima dell’annuncio dei nuovi cardinali, fatto il 18 gennaio, Giovanni Paolo II avrebbe voluto sforare di quattro il tetto dei 120 elettori stabilito da Paolo VI. Ma la repentina scomparsa di un candidato alla porpora (Giuseppe Uhac) e di tre cardinali votanti (Pironio, Quarracino, Balland) ha in poche settimane ristabilito il quorum. Quest’anno, comunque, tre elettori compiranno ottant’anni (gli italiani Pappalardo, Canestri e Cheli). Nel ’99 saranno sette, come nel 2000. Non è improbabile quindi pensare ad un nuovo Concistoro da celebrarsi nell’anno giubilare, in cui vengano creati una ventina di nuovi porporati. Come si vede rimane sempre ampia la sproporzione tra gli aspiranti e i posti disponibili.
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