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LIBRI
tratto dal n. 12 - 2007

Santi con le stellette


Padre Cerchietti, officiale della Congregazione per i vescovi, racconta le figure dei militari che nel corso dei secoli sono stati elevati all’onore degli altari


di Gaetano Bonicelli


Giulio Cerchietti, <I>Il volto degli amici. Militari testimoni di Cristo</I>, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2007, 408 pp., euro 17,50

Giulio Cerchietti, Il volto degli amici. Militari testimoni di Cristo, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2007, 408 pp., euro 17,50

Nel 1999 la Congregazione per i vescovi, attraverso il suo Ufficio di coordinamento pastorale degli ordinariati militari, organizzò a Roma il IV Congresso internazionale degli ordinari militari: «Il militare chiamato alla perfezione della carità». Non mancarono reazioni meravigliate per un tema che sembrava veramente o sfasato o puramente accademico. D’accordo, nel 1999 erano trentacinque anni da quando la costituzione del Concilio Vaticano I: Lumen gentium aveva dedicato un intero capitolo a illustrare l’universale chiamata alla santità. E se questa vocazione è legata semplicemente al battesimo, non si potevano escludere quanti, battezzati, si trovavano addosso una divisa militare.
Dal punto di vista dei principi nessun dubbio può oramai esistere: «Nei vari generi di vita e nei vari uffici un’unica santità è coltivata da quanti sono mossi dallo Spirito di Dio e, obbedienti alla voce del Padre, seguono Cristo povero, umile e carico della croce per meritare di essere partecipi della sua gloria. Ognuno secondo i propri doni e uffici deve senza indugio avanzare per la via della fede viva, la quale accende la speranza e opera per mezzo della carità» (Lg, n. 40). Ciò che sembra far difficoltà sono i fatti. Cosa valgono i principi più nobili e santi, se non trovano concreta applicazione? Padre Giulio Cerchietti, francescano, che da molti anni segue la pastorale militare da vicino, ha voluto interrogare la storia e ne è uscito un delizioso volumetto dal titolo invitante: Il volto degli amici. Militari testimoni di Cristo.
Padre Giulio non ignora i principi della fede, senza dei quali il muoversi sarebbe uno starnazzare. Ma preferisce una ricerca sul campo degli accadimenti: ci sono stati militari santi? E santi perché militari? Guardiamo un poco a loro che sono l’incarnazione dei principi più alti. Le coordinate sono molto larghe per non dire originali. Tiene conto cioè di tutti i tempi dell’esperienza ecclesiale e, ciò che è ancora più caratteristico, di tutte le confessioni cristiane. C’è il millennio della Chiesa indivisa, ma anche i secoli del secondo millennio. Dirò, anzi, che se una lacuna esiste, essa è probabilmente intenzionale per creare l’attesa delle testimonianze più recenti e più vicine a noi: papa Giovanni XXIII, i cappellani degli alpini, il beato Secondo Pollo e don Carlo Gnocchi, Salvo d’Acquisto e altri che meriterebbero davvero l’attenzione di quanti cercano il regno di Dio su tutte le strade praticabili.
Fermiamoci per ora alla prima edizione del volume. Non è uno scherzo per l’abbondanza dei dati e per il metodo con cui la materia viene presentata. Sono 131, se ho contato bene, i soggetti ricordati tra cui alcuni si riferiscono a gruppi di militari martiri, come i componenti della famosa Legione Tebea o i sei fratelli di Satala (Armenia) emuli dei Maccabei. La disposizione è alfabetica, cominciando da Agazio di Bisanzio fino a Witikindo di Enger. La principale caratteristica della ricerca di padre Cerchietti è, come già ricordato, la sua attenzione ecumenica ante litteram. Non credo sia rintracciabile nel mercato librario qualcosa di simile. Avendo fatto non troppo tempo fa un viaggio in Siria alla scoperta di monumenti cristiani, non è senza commozione che si leggono notizie certe sui martiri Sergio e Bacco, santi a noi più lontani, ma che hanno un culto diffuso in molte plaghe dell’Oriente. Si sa che molte “storie” si compilano anche con la fantasia e su indizi appena accennati. Merito dello studio è di aver vagliato criticamente tutta la letteratura esistente, ecclesiastica e civile, per ricavarne dati più sicuri.
Il titolo scelto è suggestivo: Il volto degli amici. Chi è più amico dei santi? Diventa quasi istintivo pensare che per buona parte dell’anno la lettura di una delle biografie offerte, oltre che arricchire la mente con un panorama poco noto, ci riserva la sorpresa di trovare anche nomi noti sotto una veste magari non sospettata. C’è anche un papa, il beato Innocenzo XI, che prima della bianca talare indossò la divisa di comandante della milizia urbana di Como. Di altri papi guerrieri non si parla, forse perché è mancato loro il carisma della santità. Ma è bello vedere in san Giovanni Maria Vianney la prova della gavetta nell’esercito napoleonico che gli aprì la via del seminario e del sacerdozio. Abbondano i re, soldati e santi. Può essere interessante notare i nomi, magari discussi, di Costantino e di Carlo Magno insieme a Luigi IX di Francia.
Papi, imperatori e re, alti ufficiali e semplici soldati, cappellani militari cui si potrà dedicare un capitolo intero nel piano dell’opera. Ma padre Cerchietti ha voluto inserire nella sua lista anche un generale un poco speciale, e cioè l’arcangelo Michele, la cui vocazione “militare” è perfettamente legata alla Bibbia. In molti Paesi dell’Oriente, giù giù fino all’Etiopia, è uno dei santi protettori più invocati per la difesa dei singoli Paesi. In Serbia era riconosciuto come «gran voivoda e archistratega».
La sensibilità del nostro tempo potrebbe forse far increspare la fronte dinanzi a personaggi celebri, ma discussi. Ma questa teoria di santi guerrieri non è priva di suggestione. Davvero in Dio tutto assume un valore nuovo che, a imitazione del Signore Gesù, è l’amore. «Nessuno ha un amore più grande di chi dà la vita per gli amici» (Gv 15, 13). Auspico un secondo volume in cui un capitolo a parte potrà essere ricavato per i cappellani militari, il cui compito primario è proprio quello di proporre e favorire il disegno di Dio, che tutti vuole santi. Nel volume di Cerchietti campeggia san Giovanni da Capestrano, patrono dei cappellani del mondo intero. Attenzione cordiale sarà da rendere al beato Marco d’Aviano, animatore intrepido della difesa di Vienna. Più vicini a noi i volti cari del beato Secondo Pollo e di don Carlo Gnocchi, cappellani degli alpini nell’ultimo conflitto mondiale, sono da considerarsi dei battistrada del Regno e la loro glorificazione diventa un richiamo sempre fresco alla santità.


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