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ROMA VERSO IL GIUBILEO
tratto dal n. 01 - 1998

Un intervento dell’assessore alle Politiche sociali del Comune di Roma

Il Giubileo ci parla di bisogno di giustizia



di Amedeo Piva


È stato subito chiaro all’Amministrazione comunale che l’evento Giubileo è qualcosa di più e di diverso rispetto a una qualsiasi grande manifestazione civile o culturale. Si tratta, certo, di questo. Milioni di persone verranno in questa città, la abiteranno, cercheranno alloggi, luoghi per mangiare, per sostare…
Ma il Giubileo è qualcosa di più e di diverso da una somma di problemi legati all’accoglienza, alla mobilità, alla sicurezza, all’organizzazione dei servizi pubblici. È un evento spirituale che parla, anche se a livelli diversi di consapevolezza, allo spirito di ognuno di noi, alla coscienza della comunità civile. Parla, e dice, anzi, forse più esattamente evoca, ricorda, richiama un bisogno di giustizia. Ripropone la nozione di giustizia. Di debiti da risarcire. Di diritti negati, di vittime da proteggere. Di persone e di situazioni dimenticate. Di diseguaglianze che vanno oltre ciò che è giusto accettare.
E, di conseguenza, l’evento Giubileo ci interroga anche sul senso del nostro cammino. Dove va la città? Come ci va? Che cosa stiamo diventando? Che cosa vogliamo diventare?
Roma è una metropoli che ancora non conosce quel degrado massiccio, pesante, straziante, che attanaglia le periferie di alcune grandi città occidentali. Ma elementi di uno sviluppo profondamente distorto sono ben visibili. Penso alla disoccupazione, al disagio che colpisce una parte della popolazione anziana, al problema degli immigrati extracomunitari, a quello dei nomadi, alle persone che non hanno una casa.
Che fare? Il Comune ha elaborato un programma sociale per il Giubileo. Il più simbolico dei progetti contenuti è il riutilizzo dell’Ospedale psichiatrico Santa Maria della Pietà che sarà destinato all’accoglienza residenziale dei pellegrini meno abbienti e al turismo giovanile, nazionale e internazionale. Dopo il Giubileo, la struttura ospiterà, tra l’altro, un ostello per la gioventù, alloggi per studenti, centri didattici per l’infanzia, il museo della psichiatria, sedi universitarie. Un altro progetto riguarda la ristrutturazione dell’ex Colonia marina Vittorio Emanuele III a Ostia Lido, che diventerà un centro di accoglienza per pellegrini in condizioni disagiate e un centro di servizi socioculturali. Dopo il 2000, il complesso verrà parzialmente destinato a sede universitaria decentrata, con la possibilità di ospitare anche una serie di servizi sociali e culturali a beneficio del quartiere. Sono previsti, inoltre: strutture per l’accoglienza di persone senza fissa dimora; comunità alloggio per disabili; strutture per l’ospitalità di immigrati extracomunitari; centri per ospitare e sostenere nuclei di madri sole con figli; servizi di promozione sociale e culturale; centri di accoglienza per i tossicodipendenti; un piano di trasporto e di accessibilità urbana per i disabili; strutture sportive.
Ma a quell’esigenza di giustizia di cui dicevo è possibile cercare risposte anche al di là dei pur necessari progetti strutturali. Sono convinto che tutti noi dobbiamo partire da quello che stiamo già facendo, valorizzare le tante esperienze vive di volontariato e di innovazione sociale che sono presenti nella città; e avere il coraggio e la determinazione di fare un salto di qualità. Questo significa mettere insieme le risorse e impegnarci in progetti comuni, nuovi, pensati per rispondere alle tante situazioni di disagio che, oggi, sono senza risposta o senza “vera” risposta. Una “vera” risposta è quella che accende la speranza nella persona in difficoltà; che costruisce un percorso, prima di sostegno e, poi, di promozione effettiva dell’autonomia; che ha respiro e durata; che mette davvero in gioco la responsabilità di ognuno, ne allarga la sfera, intreccia le diverse risorse. E, soprattutto, che induce, in chi la intraprende e, per estensione, nelle comunità locali territoriali, un inizio di riflessione, una conoscenza nuova dei problemi, una capacità di incidere nella mentalità comune e nei processi di sviluppo della città stessa, fino a permeare le stesse politiche cittadine: da quelle urbanistiche e di recupero urbano, a quelle del lavoro, a quelle sociali.


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