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MADRE TERESA BEATA
tratto dal n. 10 - 2003

Brani tratti dalla testimonianza di padre Sebastian




Un’immagine del lebbrosario di Titagargh, nei pressi di Calcutta, gestito dalla Congregazione dei Missionari della carità

Un’immagine del lebbrosario di Titagargh, nei pressi di Calcutta, gestito dalla Congregazione dei Missionari della carità

«La nostra vita é molto semplice. Ogni cosa che facciamo, la facciamo a Gesù»

Nella Lettera agli Ebrei la fede è definita «fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono» (Eb 11, 1). Abramo, il padre della fede, obbedì alla chiamata di Dio per partire per un paese senza sapere dove stesse andando. Il 10 settembre 1946 Madre Teresa udì lo stesso genere di chiamata da Dio, per lasciare le suore di Loreto e partire senza sapere esattamente dove stesse andando. Entrambi ebbero una cosa in comune: l’obbedienza della fede. Avendo fiducia solo in Dio e nella sua provvidenza, ella lasciò il convento di Loreto, dove era stata per 19 anni, il 16 agosto 1948. Era sola e senza un penny, ma era armata del potere dello Spirito Santo e dello spirito della Congregazione che doveva fondare, che è di totale abbandono, amorosa fiducia e perfetta letizia. La sua ferma decisione basata sulla chiamata che aveva ricevuto era di aiutare i poveri. Attraverso la sua fede Dio stava per aggiungere un nuovo capitolo alla storia della salvezza e alla storia dell’umanità. Tutto cominciò in quella che all’occhio umano sembrava essere una città miserabile e persino abbandonata da Dio: Kolkata, con la sua innumerevole moltitudine dei più poveri fra i poveri, che vivono e muoiono come animali sulle strade. Madre Teresa camminava in un oceano di infinita miseria umana con le armi della fede, speranza e carità, con impavido coraggio e la convinzione che il Signore, che la chiamava a fare il suo lavoro, le avrebbe dato i mezzi per compierlo. È quasi impossibile descrivere il profondo cammino di fede di Madre Teresa con pochi esempi. La sua vita fu una continua espressione e sperimentazione della sua radicata certezza nelle irrevocabili promesse di Dio. Come Nostra Signora, ella ebbe fiducia. Perfino nel mio primo incontro con lei, il 30 novembre 1966 nel parlatorio della casa madre, mi disse che il lavoro che le Missionarie della carità facevano non era il loro lavoro, non era un lavoro sociale, ma era l’opera di Dio. In una delle sue lettere mi scrisse: «Penso che Gesù voglia dare la prova che è Lui e non noi, che l’opera è Sua e non nostra. Io sarò molto lieta della Sua decisione, quando vorrà e qualunque sarà» (dalle lettere di Madre Teresa a padre Sebastian, 16 settembre 1977).
Lavorando con lei per i più poveri dei poveri ho visto il modo in cui li trattava, non come persone senza valore o dignità. Per lei ciascuna persona era un altro Cristo Gesù nelle sembianze sofferenti dei più poveri tra i poveri.
«Gesù non può ingannarci», era solita dire. «Lo stesso Gesù che disse: Io sono il Pane della vita, è colui che dice: Ogniqualvolta lo farai al più piccolo dei miei fratelli, lo avrai fatto a me». Questo era il suo costante insegnamento. La nostra vita è molto semplice. Ogni cosa che facciamo, la facciamo a Gesù. Quando padre Le Joly volle scrivere un libro sulla vita e il lavoro di Madre Teresa, ella gli disse: «Sì, padre, di’ alla gente che noi lo facciamo per Gesù». Il primo libro che uscì, scritto da Malcom Muggeridge, è intitolato: Qualcosa di bello per Dio. Facciamo insieme qualcosa di bello per Dio. Ecco che dice Gesù: «Se hai fede come un granello di senape, dirai a questa montagna di muoversi ed essa si muoverà».
Per Madre Teresa la fede era semplice, di fronte a lei tutte le porte venivano spalancate, sia quelle dei presidenti o dei primi ministri, sia quelle degli indù, dei musulmani o dei cristiani, credenti o no. La sua fede toccò molti cuori che erano induriti. A volte Dio compì attraverso di lei cose che erano umanamente impossibili.
Nel lebbrosario di Titagargh, i lebbrosi tessono tutti gli abiti delle suore della congregazione

Nel lebbrosario di Titagargh, i lebbrosi tessono tutti gli abiti delle suore della congregazione


Uno dei suoi brani preferiti del Vangelo era: «senza di me non potete far nulla»

La vita di preghiera della Madre e il modo in cui lei pregava erano esemplari. Voleva che tutti fossero fedeli alle piccole cose. «Noi non siamo chiamati a compiere grandi cose, ma piccole cose con grande amore», ripeteva continuamente. Esortava le sorelle e i fratelli a rimanere fedeli alla loro vita di preghiera. In quasi ogni discorso che faceva al pubblico parlava dell’adorazione eucaristica. Quando venne a Los Angeles ci insegnò il canto: «Oh come amo Gesù! Per me Gesù è tutto!».
Mi disse molto spesso di ricordarla ogniqualvolta mettevo l’acqua nel calice alla santa messa, prima dell’offertorio. Quando la gente le chiedeva: «Madre Teresa, ci può dire per favore dove prende tutta la sua energia?», ella additava sempre il tabernacolo. La santa messa e l’adorazione erano due cose sulle quali era basata la sua giornata. Tutta la forza di cui aveva bisogno veniva da lì. Uno dei suoi brani preferiti del Vangelo era: «Io sono la vite, voi i tralci… senza di me non potete far nulla» (Gv 15, 5).

Il suo amore per Gesù eucaristico era unico, personale e profondo

Il suo amore per Gesù eucaristico era unico, personale e profondo. Parlava sempre della santa messa e della santa comunione. La sua fedeltà agli esercizi spirituali che sono raccomandati dalle Costituzioni era meticolosa. Non importava quanto tardi essa andasse a letto a causa di tutte le lettere a cui doveva rispondere, era sempre la prima in cappella per la preghiera del mattino. In una delle sue esortazioni alle suore dice: «Sorelle, per quarant’anni sono sempre stata la prima in cappella, Gesù ci aspetta». Il suo amore per Gesù era incondizionato e non aveva limiti di tempo. Aveva sempre il rosario in mano. In tutti i miei viaggi con lei mi accorgevo continuamente del movimento delle sue dita sui grani del rosario. Essa sperimentava la presenza di Dio attraverso il rosario, attraverso le giaculatorie. Soleva dirmi che noi avremmo dovuto prendere le nostre decisioni al mattino e poi rinnovarle ancora durante il giorno dicendo: «Tutto per te, Sacratissimo Cuore di Gesù, tutto per te». Prima di uscire per qualunque apostolato, come entrava nell’automobile ripeteva una breve formula, offrendo ogni cosa a Gesù in unione con tutte le messe offerte nel mondo cattolico. La sua unione con Dio non era qualcosa di sporadico, di occasionale, ma una comunione continua.


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