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LIBRI
tratto dal n. 06/07 - 2008

La lunga notte del ’78


Un libro sull’ultima parte, tormentata, del pontificato di Montini e sul sequestro e l’uccisione dell’onorevole Aldo Moro. Opera di fantasia, ma degna di nota


di Davide Malacaria


Paolo VI riceve in udienza Aldo Moro,  presidente del Consiglio dei ministri, il 
20 gennaio 1964

Paolo VI riceve in udienza Aldo Moro, presidente del Consiglio dei ministri, il 20 gennaio 1964

Tante le rievocazioni, nella ricorrenza dei trent’anni, della tragedia di cui fu vittima Aldo Moro in quel terribile 1978, attraverso interviste, articoli e libri. Il volume Adesso viene la notte, di Ferruccio Parazzoli, non nasce da un’analisi degli scritti che Moro produsse nel carcere brigatista né da un attento studio del fenomeno “terrorismo”, tuttavia ha qualcosa che spinge a leggerlo. Pensato come un dramma teatrale, prende spunto da quanto avvenuto in quei terribili cinquantacinque giorni per provare a immaginare il tormento che ha consumato gli ultimi mesi del pontificato di Paolo VI. Così, nelle mani dell’autore, l’uccisione della scorta dello statista, il suo sequestro e il suo omicidio diventano una delle tante, pervicaci sfide lanciate da Satana a Dio, volte a far venir meno la fede del Santo Padre.
Per promuovere la sua sfida, Satana discetta con Dio sui mali che affliggono il mondo, sul vuoto che attanaglia il cuore degli uomini. La causa di tutto questo, spiega il demonio, non è tanto la «perdita di Dio», la sua lontananza dalle vicende umane, piuttosto «è la mancata venuta del Regno di Dio a causare la perdita totale di ogni senso», così che viene meno ogni «aspettativa», tutto si fa anonimo, indifferente e «l’atto di torturare e quello di accudire amorevolmente diventano sempre più indistinguibili».
Che Paolo VI avesse ben presente i pericoli che derivano dall’agire del diavolo è cosa nota. L’autore riporta il discorso pronunciato nella solennità dei santi Pietro e Paolo del 1972 – a quattro anni dalla enunciazione carica di speranza del Credo del popolo di Dio – allorquando il Santo Padre diceva: «Ho la sensazione che da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio». Parazzoli immagina che questa denuncia vada a intersecare un intimo tormento che il Papa subirebbe a opera del padre della menzogna, quelle ossessioni esterne di cui in realtà fu vittima san Pio da Pietrelcina. Molestie che però non scalfiscono la fede del Santo Padre. È allora che nasce nel diavolo l’idea della grande sfida. Paolo VI subirà la suprema tentazione: il Regno di Dio qui, su questa terra, è mera astrazione; il Signore è sordo alle preghiere degli uomini. Da qui il sequestro di Aldo Moro. «L’infaticabile azione del demonio non è rivolta contro me, io sono nulla, sono solo una pedina del gioco», dirà lo statista a Paolo VI in una di quelle spettrali apparizioni che l’autore immagina tormentino Montini nei terribili giorni del rapimento. Così anche gli altri politici, nel racconto, non sono altro che lo sfondo, lo scenario del teatro in cui si consuma questo dramma sulfureo.
Unico personaggio reale di questo dramma, oltre Montini, una militante del movimento brigatista, che l’autore immagina arrivi a contattare Montini per instaurare una trattativa per il rilascio dell’ostaggio. Tentativo che, però, naufraga tragicamente allorquando un trafelato don Macchi riporta al Santo Padre la notizia che il cadavere della ragazza è stato rinvenuto in un lago gelato. Un rimando a quanto accaduto realmente in quei terribili giorni: il mistero del comunicato delle Br che annunciava la morte dell’onorevole Moro (era il 18 aprile 1978, ricorrenza dei trent’anni dalla storica vittoria della Democrazia cristiana nelle prime elezioni svolte in Italia nel dopoguerra) e il suo occultamento nelle profondità del lago della Duchessa. Comunicato che poi si rivelerà opera di uno strano falsario, un certo Tony Chicchiarelli, ma questa è un’altra storia.
Paolo VI presiede il rito funebre in suffragio di Aldo Moro nella Basilica 
di San Giovanni in Laterano, il 13 maggio 1978

Paolo VI presiede il rito funebre in suffragio di Aldo Moro nella Basilica di San Giovanni in Laterano, il 13 maggio 1978

Il funesto epilogo del rapimento segna l’apparente vittoria di Satana. Il Papa sembra cedere e, come Gesù, ripete: «Eloì eloì, lemà sabactàni?», che vuol dire: «Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?». Ancora più drammatiche le parole dell’omelia pronunciata al funerale dello statista, quando, secondo l’autore, Montini sembra rimproverare Dio: «Tu non hai esaudito la nostra supplica per l’incolumità di Aldo Moro». E però, e nonostante tutto, la sfida del diavolo è persa. Paolo VI, dice Dio, è morto conservando la fede. Al servo fedele è riservata una morte serena, in coincidenza con il trillo di una sveglia, un «richiamo materno, come le madri chiamano i loro bambini alla fine della giornata. È l’ora, vieni, torna a casa». Serenità che però contrasta con le ultime parole che l’autore mette in bocca al Papa morente, quasi un ultimo lascito della sua vita mortale: «Adesso viene la notte».
È alquanto difficile intuire nei tratti del Dio di questo libro il dolce volto del Dio cristiano, come anche far rientrare la cronaca di quanto accaduto realmente in quel ’78 nell’ossessivo incubo sulfureo disegnato da Parazzoli. Ma certo la somiglianza tra il simbolo delle Br e il Pentacolo usato nei riti satanici avrà incuriosito il demonio, sicuramente non estraneo a quanto accaduto in quell’anno funesto.
«Venga il tuo Regno... come in cielo così in terra», ci ha insegnato a chiedere Gesù. E la sfida del diavolo, in fondo, è tutta qui.


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