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ISLAM
tratto dal n. 12 - 2009

LA VISIONE CORANICA DI MARIA

Maria, l’eletta di Dio, nel Corano


In occasione della solennità dell’Immacolata Concezione, abbiamo ricevuto dall’ambasciatore della Repubblica islamica dell’Iran presso la Santa Sede il testo dell’intervento che ha tenuto all’Università di Catania sulla visione coranica di Maria, che volentieri pubblichiamo


di Ali Akbar Naseri


«E quando gli angeli dissero a Maria:
“O Maria! In verità Dio ti ha prescelta
e ti ha purificata e ti ha eletta
su tutte le donne del creato”»
(Santo Corano: III, 42)


Benedetto XVI con Ali Akbar Naseri, ambasciatore della Repubblica islamica dell’Iran presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle lettere credenziali, 
il 29 ottobre 2009 [© Osservatore Romano]

Benedetto XVI con Ali Akbar Naseri, ambasciatore della Repubblica islamica dell’Iran presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle lettere credenziali, il 29 ottobre 2009 [© Osservatore Romano]

È per me un grande onore essere presente in questo consesso scientifico e spirituale dove sono convenuti docenti, studenti e persone interessate al tema del mio discorso. Ringrazio sentitamente il chiarissimo professor Enrico Iachello, preside della facoltà di Lettere e Filosofia, che ha reso possibile questo nostro incontro.
Nel mio discorso esporrò la visione coranica di Maria e, in questa circostanza, mi è gradito ricordare la prossima ricorrenza dell’8 dicembre in cui i cattolici celebrano l’Immacolata Concezione. L’islam e il Corano a loro volta attribuiscono a Maria santità e una particolare altissima dignità.
La società umana nel corso della storia ha sempre costituito una comunità unica, dotata di natura anelante alla ricerca di Dio e di ragione che la guida. Essa è altresì diretta verso la felicità in questo mondo e nell’altro attraverso l’invio di profeti e la discesa di libri rivelati. Le religioni e le leggi divine che si sono succedute nelle varie epoche storiche hanno una stessa, unica, vera essenza e fini comuni. Qualora siano correttamente osservate viene garantita la crescita dell’uomo in tutti gli aspetti, un’esistenza ispirata alla giustizia in questo mondo e la vita eterna nell’aldilà.
Il Corano recita: «Invero abbiamo inviato Profeti con frasi e verità chiarissime e abbiamo fatto discendere su di loro Libro e Bilancia affinché l’umanità si levi verso l’equità e la giustizia» (Santo Corano: LVII, 25).
Il Corano è l’ultimo libro rivelato e Mohammad (che la pace sia con lui) l’ultimo Profeta di Dio, continuatore della santa Via dei Profeti che lo hanno preceduto.
I musulmani, conformemente ai versetti coranici, credono in tutti i profeti, da Abramo a Mosè, a Gesù, e ai libri rivelati, quali l’Antico e il Nuovo Testamento.
Il santo Corano conferisce a Maria una posizione particolare: in numerosi versetti e sure si parla diffusamente di Maria e di Gesù Cristo (che la pace sia con loro). Nel Corano esiste addirittura una sura intitolata a Maria (sura XIX), nella quale sono descritte le sue virtù e le sue qualità (permettetemi di dirvi che una delle mie figliole, con mio grande onore, si chiama proprio Mariam).
Secondo un’altra sura, Anna, moglie di Emran, chiese a Dio un figlio da dedicare al servizio del tempio di Gerusalemme. Poco dopo rimase incinta e fece voto di rinunciare alla tutela del figlio atteso e di dedicarlo appunto al servizio del tempio. Trascorso il tempo, partorì, contrariamente alle attese, una figlia femmina, che venne chiamata Maria, ossia dedita al culto e al tempio (Santo Corano: III, 35-36). Questo avvenne quando il suo consorte Emran, prima della nascita della figlia, aveva raggiunto la pace eterna.
La madre consegnò quindi la neonata al tempio, dove il profeta Zaccaria se ne assunse la cura (III, 37) e dove Maria trascorse parte della vita nell’adorazione di Dio. Ogni qualvolta Zaccaria entrava da lei vi trovava pronta frutta fresca e le chiedeva: «Da dove proviene tutto questo?». Maria rispondeva: «Mi viene da Dio».
La suddetta sura di Maria, dal versetto 16 in poi narra appunto la storia di Maria, di come ella, lontano dalla famiglia, mentre era nel tempio, protetta da un velo, intenta al culto divino, vide apparire l’angelo di Dio, Gabriele, in forma umana. Maria avanti a lui si rifugiò in Dio, ma l’angelo le disse: «Io sono stato inviato dal tuo Creatore affinché ti doni un puro figlio». Maria con stupore disse: «Com’è possibile se mai ho avuto rapporti con un uomo e mai sono stata donna corrotta?». L’angelo rispose: «È volontà certa di Dio, ché per Lui è facile far nascere senza il concorso di un padre tale figlio che sia segno divino e fonte di clemenza per l’umanità» (Santo Corano: XIX, 16-21).
Maria concepì Gesù Cristo (che la pace sia con lui) e al momento del parto si recò in luogo lontano. Si sedette ai piedi di un albero secco e disse: «Oh, fossi già morta e dimenticata». In quel mentre sentì una voce che diceva: «Non essere triste», e un rivo d’acqua scorse davanti a lei e un dattero fresco cadde dall’albero ai suoi piedi.
La voce disse: «Bevi l’acqua, mangia il dattero e rallegrati del nuovo nato e quando incontrerai la gente di’: “Ho fatto voto di stare in silenzio”». La sua gente la vide mentre teneva in braccio il neonato e con stupore e protesta quelli le si rivolsero dicendo che suo padre non era un uomo malvagio né la madre una peccatrice. Ed ella indicò loro il neonato ed essi dissero: “Come può mai parlare un neonato?”. Il neonato (Gesù) parlò e disse: “Io sono il Servo di Dio, che mi ha dato il Libro e fatto Profeta e reso fonte di benedizione ovunque io sia e mi ha prescritto la Preghiera nel rapporto con Dio e l’Elemosina al servizio del popolo di Dio e amorevolezza verso mia madre. Sia pace su di me il giorno in cui nacqui, il giorno in cui muoio e il giorno in cui verrò risuscitato a vita”» (XIX, 22-33).
La natività di Gesù, miniatura del Vangelo armeno del pittore Youhannès de Berkri, Museo armeno di Isfahan

La natività di Gesù, miniatura del Vangelo armeno del pittore Youhannès de Berkri, Museo armeno di Isfahan

Egli così dimostrò l’innocenza e la purezza della propria madre e presentò sé stesso, che era stato concepito senza padre, come Segno di Dio.
Maria nel Corano è appellata in vari modi, come Prescelta di Dio, La più Insigne delle donne del mondo, Pura, Immacolata, Casta, Colei di cui narrano gli Hadis, Interlocutrice degli Angeli, Dedita al culto e alla preghiera, Ricevitrice della Buona Novella della nascita di Gesù. Ella e suo figlio Gesù Cristo sono segni per conoscere l’esistenza di Dio.
Mi è gradito sottolineare quanto segue: Emran e Anna desideravano un figlio, ma Dio diede loro una figlia a indicare che dal punto di vista dell’essenza umana non esiste differenza tra uomo e donna e tra figlio e figlia che come esseri umani hanno la stessa identità.
Questo fatto rivela l’alta e santa posizione concezione islamica la donna è specchio della divina bellezza: ella nel ruolo di madre, maestra e fulcro dell’esistenza è amica, compagna che allieta la vita. La sacralità e la santità della donna devono essere salvaguardate preservandone il pudore. Rincresce quindi osservare l’uso strumentale del corpo della donna per incrementare le vendite o altro attraverso l’esposizione di immagini discinte.
La donna, come madre, maestra, saldissimo pilastro del santo e civile istituto della famiglia ed educatrice di una generazione sana e utile alla società, deve essere oggetto d’amore, di rispetto e della massima deferenza e considerazione.
Fatima e Maria costituiscono a riguardo un esempio e un modello chiaro, luminoso e imperituro per tutte le donne del mondo.
Desidero infine esporre alcune considerazioni sulla visione coranica di Gesù Cristo (che la pace sia con lui) come appare nella sura di Emran (III, 45-46), nella suddetta sura di Maria (XIX, 19-34), nella sura delle Donne (IV, 156-159) e in altre ancora. Egli, annoverandosi tra i maggiori profeti, ha recato una Legge religiosa (Shari’at) e un Libro sacro, il Vangelo. La dignità di profeta fu da lui raggiunta già dall’infanzia; compì numerosi miracoli, quali ridare la vista a un cieco dalla nascita, risuscitare i morti, col permesso di Dio. Gli appellativi che ricorrono nel Corano sono, tra gli altri, Parola di Dio, Spirito di Dio, Testimonio nel Dì del Giudizio, Vicino alla Corte di Dio, Prescelto, Benefattore, Esistenza Benedetta.
Nella sura dei Ranghi Serrati (LXI, 6) Gesù, figlio di Maria, annuncia la venuta del Profeta Mohammad (da lui appellato Ahmad, ossia “Lodato”) con queste parole: «O figli di Israele! Io sono il Messaggero di Dio a voi inviato, a conferma della Torat, che fu data prima di me, e ad annunciare la lieta novella di un messaggero dopo di me il cui nome è Ahmad».
Immagini di Gesù e Maria, Nadereh Banu, Palazzo Golestan, Teheran, Iran

Immagini di Gesù e Maria, Nadereh Banu, Palazzo Golestan, Teheran, Iran

Secondo il Corano, alcuni oppressori e individui malvagi tra i Bani Esrail, che vedevano minacciati i propri interessi dal movimento cristiano, avevano tramato l’uccisione di Gesù, ma in realtà non riuscirono nel loro intento in quanto credettero per errore nella sua morte, giacché un altro prese il suo posto mentre Gesù per potenza divina fu innalzato al quarto cielo dove vive in eterno (Santo Corano: V, 157). Egli alla fine del mondo, nel tempo della sollevazione dell’imam Mahdi (che Dio ne affretti la venuta), riapparirà ed essi, assieme, condurranno il mondo a giustizia e pace perfette e l’umanità verso la piena dignità e una vita virtuosa. Mi è gradito ricordare che la genealogia dell’imam Mahdi, da parte di madre, risale a Maria e a Emran.
Nei nostri testi religiosi in cui vengono riportati detti del Profeta e degli imam immacolati sono citati anche numerosi racconti tramandati (ahadis) riguardo a Gesù, suoi pronunciamenti e indicazioni di comportamento a uso e vantaggio morale dei musulmani. Tra essi ricordiamo: «Coloro che agiscono gli uni con gli altri con gentilezza, il giorno del giudizio verranno perdonati da Dio; coloro che operano per riformare gli uomini, nel giorno del giudizio saranno vicino a Dio; poco parlare è grande saggezza; si agisca verso gli altri con umiltà e gentilezza; chi modera le passioni mondane giunge alla felicità nell’aldilà; riducete il cibo che mangiate giacché mangiare molto porta a bere molto, troppo bere e troppo mangiare portano a troppo dormire e tutto ciò ha effetti molto dannosi».
Auspicando la cooperazione e il confronto sempre maggiore tra i seguaci delle religioni rivelate nella difesa dei diritti imprescindibili della società umana, nell’opposizione a ogni forma di oppressione e ingiustizia e nell’instaurazione della pace, della giustizia, della libertà, ancora una volta ringrazio sentitamente il preside della facoltà di Lettere e Filosofia, i docenti, gli studenti e i presenti tutti che hanno avuto la pazienza di ascoltarmi.
Prego Dio di concedermi successo a Lui rivolgendomi.


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