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LITURGIA
tratto dal n. 04 - 2010

La lettera della Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti

Come tradurre pro multis



di Gianni Valente


<I>Incipit</I> del Canone Romano, 
dal Messale di Sant’Orso (1391) conservato nella Biblioteca 
del Seminario di Aosta

Incipit del Canone Romano, dal Messale di Sant’Orso (1391) conservato nella Biblioteca del Seminario di Aosta

Il 17 ottobre 2006 la Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti ha inviato ai presidenti delle Conferenze episcopali nazionali la lettera sulla traduzione corretta delle parole latine pro multis nelle preghiere eucaristiche. La lettera dava disposizione di correggere quelle versioni in lingua moderna approvate dopo il Concilio Vaticano II (come l’italiana, l’inglese e la spagnola) che avevano tradotto con l’espressione «per tutti» le parole latine «pro multis» contenute nella formula della consacrazione del calice così come essa è riportata nell’editio typica del Messale Romano («hic est calix sanguinis mei, […] qui pro vobis et pro multis effundetur in remissionem peccatorum»).
Nella lettera della Congregazione vaticana, firmata dall’allora cardinale prefetto Francis Arinze, si proponevano sommariamente una serie di argomenti a favore di quella che veniva definita «una più precisa traduzione della formula tradizionale pro multis». Il primo, di ordine esegetico (analizzato dal cardinale Albert Vanhoye nell’intervista di queste pagine), si richiamava al greco dei Vangeli sinottici di Matteo e di Marco, notando che essi «fanno riferimento specifico ai “molti” (polloi) per i quali il Signore sta offrendo il Sacrificio». Poi si ricordava che «il Rito romano in latino ha sempre detto pro multis e mai pro omnibus nella consacrazione del calice» e che anche «le anafore dei vari Riti orientali, sia in greco, siriaco, armeno, lingue slave, ecc. contengono la formula equivalente del latino pro multis nelle loro rispettive lingue». Si faceva notare che «“per molti” è una traduzione fedele di pro multis, mentre “per tutti” è piuttosto una spiegazione che appartiene propriamente all’ambito della catechesi»; si aggiungeva che «l’espressione “per molti”, mentre rimane aperta ad includere ogni singola persona umana, rispecchia anche il fatto che questa salvezza non è compiuta quasi in maniera meccanica, senza il proprio volere e partecipazione». Infine si faceva riferimento all’istruzione Liturgiam authenticam, emanata dalla stessa Congregazione nel marzo 2001, con il suo richiamo a «rimanere più fedeli ai testi latini delle edizioni tipiche dei testi liturgici».
La lettera dell’ottobre 2006 si concludeva con l’invito alle Conferenze episcopali interessate a intraprendere nei due anni successivi una «necessaria catechesi» per preparare i fedeli all’introduzione di una traduzione precisa in lingua vernacola della formula pro multis (“for many”, “per molti”, ecc.), da effettuarsi in concomitanza con la pubblicazione delle rispettive nuove traduzioni del Messale Romano «che i vescovi e la Santa Sede approveranno per l’uso delle loro nazioni».
Soltanto adesso, a più di tre anni dalla loro pubblicazione, le singole Chiese nazionali stanno dando attuazione concreta alle disposizioni contenute nella lettera vaticana. La cosa avviene in ordine sparso, man mano che vengono approvate le nuove versioni del Messale Romano nelle diverse lingue correnti. Alcuni esempi: in Ungheria la correzione richiesta nella formula di consacrazione del calice è entrata in vigore già dalla Pentecoste del 2009. Alcune Chiese latinoamericane (Cile, Argentina, Paraguay, Uruguay, Bolivia), dopo l’approvazione della versione castigliana del Messale Romano da esse predisposta, stanno progressivamente sostituendo il «por todos» con il «por muchos» durante l’anno liturgico in corso: il passaggio è avvenuto la prima domenica di Quaresima in Argentina, mentre in Cile era già stato realizzato nella prima domenica d’Avvento. Nelle Chiese anglofone – a partire da quella statunitense – i tempi d’attesa saranno più lunghi: l’approvazione vaticana della versione inglese del Messale Romano, dopo un percorso lungo e travagliato, è avvenuta soltanto a fine aprile, e il nuovo messale con «for many» al posto di «for all» entrerà in uso solo nell’autunno del 2011. Mentre la Conferenza episcopale spagnola ha approvato a fine aprile la nuova versione in castigliano del Messale Romano, destinata alla Spagna, che ora deve attendere la recognitio vaticana.
In Italia, invece, la nuova traduzione del Messale Romano in lingua italiana, comprese le preghiere eucaristiche, non è stata ancora presentata alla Santa Sede per la recognitio, in quanto è ancora all’esame dei vescovi, che saranno chiamati ad approvarla in due tappe: novembre 2010, maggio 2011. I nuovi testi entreranno in vigore dopo la definitiva approvazione della Santa Sede.


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