Home > Archivio > 09 - 2001 > Il testo dell’enciclica Christi Matri
OTTOBRE, IL MESE DEL ROSARIO
tratto dal n. 09 - 2001

Il testo dell’enciclica Christi Matri




Paolo VI a Fatima il 13 maggio 1967

Paolo VI a Fatima il 13 maggio 1967


Il testo dell’enciclica Christi Matri

Durante il mese di ottobre, il popolo fedele
è solito intrecciare quasi mistiche corone alla Madre di Cristo mediante la preghiera del Rosario.


E noi che, sull’esempio dei nostri predecessori, vivamente approviamo questa usanza, chiamiamo quest’anno tutti i figli della Chiesa a tributare alla Beatissima Vergine particolari attestazioni di pietà.
Si addensa infatti il pericolo di una più vasta e dura calamità, che incombe sull’umana famiglia, poiché, specialmente nelle regioni dell’Asia orientale, ancora si combatte con spargimento di sangue, e infuria una guerra difficile; e pertanto ci sentiamo spinti a fare nuovamente e con maggior forza tutto quanto è in nostro potere per tutelare la pace. Sono inoltre motivo di turbamento le notizie di ciò che avviene in altre regioni del mondo, come la crescente corsa agli armamenti nucleari, i nazionalismi, i razzismi, i movimenti rivoluzionari, la forzata divisione dei cittadini, i criminosi attentati, l’eccidio di persone innocenti. Tutte queste cose possono fornire l’esca di un immane flagello.

Come ai nostri immediati predecessori, così a noi la Provvidenza di Dio sembra abbia voluto affidare il particolare compito di conservare e consolidare la pace, assumendocene con lavoro paziente e instancabile il faticoso impegno. Questa responsabilità, è evidente, nasce dal fatto che la Chiesa intera ci è stata affidata, essa che, come “un vessillo levato fra le nazioni” (cfr. Is 11,12), non è legata a interessi politici, ma deve recare agli uomini la verità e la grazia di Gesù Cristo, suo divino fondatore.
[…]
Sentiamo la necessità, cui ci esorta la suprema cura pastorale, di invocare l’aiuto del Cielo; dal Principe della pace (Is 9,6) deve implorarsi infatti la pace, che “è bene tanto grande, che anche tra le cose terrene e mortali di solito non si ascolta parola più gradita, non si concepisce cosa più desiderabile, non si può infine conseguire niente di meglio” (sant’Agostino, De civitate Dei XIX,11). E poiché nei momenti di dubbio e di trepidazione la Chiesa ricorre all’intercessione validissima di Maria sua Madre, a Lei noi volgiamo il nostro e il vostro animo, Venerabili Fratelli, e di tutti i cristiani; Ella, infatti, come dice sant’Ireneo, “è divenuta causa di salvezza per tutto il genere umano” (Adversus haereses 3,22).
Nulla ci sembra di maggiore opportunità e importanza, quanto che siano innalzate al Cielo delle suppliche di tutta la cristiana famiglia verso la Madre di Dio, invocata come Regina della pace, affinché in tante e sì gravi angustie e afflizioni Ella effonda pienamente i doni della sua materna bontà. Vogliamo che Le siano rivolte assiduamente intense preghiere, a Lei che durante la celebrazione del Concilio ecumenico Vaticano II, tra il plauso dei Padri e dell’orbe cattolico, abbiamo proclamata Madre della Chiesa cioè sua madre nello Spirito Santo, confermando solennemente una verità dell’antica tradizione. Infatti la Madre del Salvatore è “certamente madre delle di Lui membra”, come insegnano sant’Agostino (De sancta virginitate 6), e con lui, omettendo gli altri, sant’Anselmo, con queste parole: “Quale più alta dignità si può pensare, che tu sia madre di coloro, dei quali Cristo si degna di essere padre e fratello?” (Orationes et meditationes 47). D’altronde già Leone XIII, nostro predecessore, l’ha chiamata “Madre della Chiesa, e nel modo più vero” (lettera enciclica Adiutricem populi christiani, 5 settembre 1895: Acta Leonis XIII, XV [1896] 302). Angosciati da questo terribile sconcerto non collochiamo perciò invano la nostra speranza in Lei.

Ma poiché, se crescono i pericoli, occorre che aumenti la pietà del popolo di Dio, desideriamo, Venerabili Fratelli, che, col vostro esempio, con la vostra esortazione, col vostro impulso, Maria la Madre clementissima del Signore sia più instantemente invocata durante il mese di ottobre con la pia pratica del Rosario. Questa preghiera è infatti adatta alla mentalità del popolo di Dio, è assai gradita alla Vergine, ed efficacissima per impetrare i doni celesti. E il Concilio ecumenico Vaticano II, con una chiara indicazione, sebbene non espressamente, ha indirizzato l’animo di tutti i figli della Chiesa verso la preghiera del Rosario, affermando di “stimare grandemente le pratiche e gli esercizi di pietà verso di Lei [Maria Santissima], raccomandati dal Magistero nel corso dei tempi” (costituzione dogmatica Lumen gentium, n. 67).

Una preghiera così fruttuosa non soltanto ha una grandissima efficacia nello stornare i mali e nel tener lontane le calamità, come chiaramente dimostra la storia della Chiesa, ma alimenta anche doviziosamente la vita cristiana: “in primo luogo sostenta la fede cattolica, che facilmente rifiorisce attraverso l’opportuna considerazione dei misteri divini, e innalza la mente alle verità divinamente rivelate” (Pio XI, lettera enciclica Ingravescentibus malis, 29 settembre 1937: AAS XXIX [1937] 378).

Pertanto nel mese di ottobre, dedicato alla Beata Maria Vergine del Rosario, aumentino le preghiere, si moltiplichino le implorazioni, affinché per sua intercessione brilli finalmente sugli uomini l’aurora della vera pace, anche per quanto riguarda la religione, che purtroppo in questa epoca non tutti possono professare liberamente. In modo particolare desideriamo che il 4 ottobre, giorno anniversario, come ricordavamo, del nostro viaggio di pace alla sede delle Nazioni Unite, sia celebrato quest’anno in tutta la cattolicità come “giorno di impetrazione per la pace”. Per lo zelo di pietà, che vi distingue, e per l’importanza dell’iniziativa, di cui vi rendete conto, Venerabili Fratelli, sarà vostro compito istituire sacre cerimonie, affinché in quel giorno la Madre di Dio e della Chiesa sia invocata con unanime fervore dai sacerdoti, dai religiosi, dal popolo fedele, in special modo dai fanciulli e dalle fanciulle, che sono adorni del fiore dell’innocenza, dagli infermi e dai sofferenti.
In quel giorno anche noi nella Basilica Vaticana, presso il sepolcro del principe degli apostoli, eleveremo una speciale supplica alla Vergine Madre di Dio, tutela del nome cristiano e intermediaria di pace. Così, in tutti i continenti la preghiera della Chiesa, risonando come un’unica voce, quasi busserà al Cielo, poiché, come dice sant’Agostino, “nella diversità delle lingue di carne, è unica la lingua nella fede del cuore” (Enarrationes in psalmos 54,11).

Guarda dunque con materna clemenza a tutti i tuoi figli, o Vergine Santissima! Vedi l’ansietà dei sacri Pastori, per il timore che i loro greggi siano agitati da un’orrida tempesta di mali; vedi l’angoscia di tanti uomini, padri e madri di famiglia, che, inquieti per la sorte propria e dei loro figli, sono tormentati da acerbi affanni. Ammansisci l’animo dei belligeranti e infondi loro “pensieri di pace”; fa’ che Dio, vindice di ogni ingiustizia, volgendosi a misericordia, restituisca i popoli alla tranquillità agognata e li conduca per lunga durata di tempi alla vera prosperità.

Nella dolce speranza che la Madre di Dio accolga benigna la nostra umile supplica, di gran cuore impartiamo a voi, Venerabili Fratelli, al clero e alle popolazioni a ciascuno di voi affidate, la nostra apostolica benedizione.

Dato a Roma, presso San Pietro, il 15 settembre del 1966, quarto anno del nostro pontificato.
PAOLO PP. VI


Español English Français Deutsch Português