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LA CHIESA VISTA DALLA SISTINA
tratto dal n. 07/08 - 2001

Un contributo del presidente della Prefettura per gli affari economici della Santa Sede

«Siamo una minoranza»


Così Giovanni Paolo II al termine del Concistoro di maggio. Proprio per questo il dialogo non può né affievolire né minimizzare la fede


del cardinale Sergio Sebastiani


Il cardinale Sergio Sebastiani

Il cardinale Sergio Sebastiani

Questo Concistoro è stato un momento di grande vitalità, avendo mostrato il volto più spirituale e più evangelico della Chiesa. In che modo? Perché il tema che trasversalmente ha attraversato tutti gli interventi in aula e nei circuli minores è stato quello, molto bello, della santità. La perenne novità della Chiesa è dunque la sua santità. In un mondo che sta affondando nella melma del paganesimo (specialmente nei Paesi occidentali) la vitalità della Chiesa diventa nuovamente lievito nella massa. Basta osservare ciò che sta accadendo in Italia in questi ultimi mesi: genitori che uccidono sempre più figli con l’aborto; figli che per un nonnulla uccidono i genitori, com’è avvenuto a Novi Ligure; adolescenti che diventano sempre più preda di pedofili. Questi fatti sono campanelli d’allarme di una società corrotta, marcia, che sta scivolando verso la barbarie. Altro che civiltà! In questo contesto i cristiani sono chiamati sempre più ad essere ciò che fu così bene descritto nella famosa Lettera a Diogneto: i cristiani nel mondo sono quello che l’anima è nel corpo.
“Ripartire da Cristo” è l’appello del Papa ed i cardinali in Concistoro hanno seguito questa pista insistendo di “ripartire” dalla Parola di Dio e riproponendo in forma schematica la nuova evangelizzazione. Solo in tale contesto si può comprendere la proposta del cardinale Mahony di creare un direttorio per la nuova evangelizzazione e la catechesi, che riprenda il magistero papale e che difatti è stata recepita nel documento finale del Concistoro.
Alla nostra assemblea sono riecheggiate le parole di Gesù tratte dal Vangelo di Giovanni quando nell’ultima cena il Maestro chiede al Padre che l’unione nella sua Chiesa sia perfetta come quella che intercorre tra le stesse Persone della santissima Trinità. Da qui nasce per la Chiesa la necessità e la priorità assoluta della ricerca dell’unità tra tutti i cristiani, anche perché l’unità è la condicio sine qua non perché la Chiesa sia credibile di fronte al mondo. Ecco l’altro tema, il tema dell’unità tra i cristiani, largamente trattato in Concistoro. E poiché è stato il Signore a volere Pietro come roccia della Chiesa e come garante dell’unità della Chiesa, spetta a Pietro l’iniziativa per ricordare a tutti i cristiani questa priorità e a non darsi pace finché non sia realizzata. Questo spiega anche la proposta del cardinale Murphy O’Connor di indire un incontro ecumenico, una assemblea plenaria, con le altre Chiese e comunità cristiane.
In questo contesto deve essere letto il tema della sinodalità all’interno della Chiesa cattolica, che è presente in modo diverso nelle altre Chiese e comunità cristiane.
Al Concistoro si è molto discusso di missionarietà della Chiesa e della particolare necessità che ad essa si colleghi il dialogo interreligioso (su questo tema sono intervenuto anch’io). Da quanto ho ascoltato in quei giorni mi pare di poter affermare che la Dominus Iesus abbia ricevuto ampio consenso per la sua capacità di chiarire i termini teologici della questione.
Un momento del recente viaggio in Siria di Giovanni Paolo II:  il Papa saluta la folla davanti alla chiesa di San Giorgio, vicino a Damasco, il 7 maggio 2001

Un momento del recente viaggio in Siria di Giovanni Paolo II: il Papa saluta la folla davanti alla chiesa di San Giorgio, vicino a Damasco, il 7 maggio 2001

I colleghi cardinali ne hanno discusso a lungo, mentre era ancora vivo nella memoria il viaggio papale ad Atene e a Damasco. Il dialogo religioso oramai è una necessità, non una opzione, in una società globale dove gli Stati stanno diventando sempre più pluralisti. Il Papa stesso è stato chiarissimo, quando ha confessato che noi cattolici «siamo una minoranza». Ma ciò esige una metodologia o codice di comportamento. Anzitutto, il dialogo anziché affievolire la propria fede, la rafforza perché la rende più cosciente. Non c’è dialogo vero se minimizzo la mia fede. Essendo stato rappresentante pontificio per vent’anni in partibus infidelium, ricordo che se avessi mimetizzato la mia fede in Gesù Cristo sarei diventato non credibile. Ma tale testimonianza deve essere data con rispetto e senza arroganza ed occorre essere disponibili ad ascoltare l’altro senza pregiudizi cercando però d’individuare i punti di convergenza. Oltre alla Dominus Iesus n. 12, anche l’enciclica Redemptoris missio ricorda che «è lo Spirito che sparge i semina Verbi presenti nei riti e nelle culture e li prepara a maturare in Cristo» (n. 28). Anche la costituzione pastorale Gaudium et spes afferma che nei cuori degli uomini di buona volontà lavora invisibilmente la grazia di Cristo morto per tutti per cui «dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo dia a tutti la possibilità di venire in contatto, nel modo che Dio conosce, col mistero pasquale» (n. 22).
Una breve nota a proposito del dialogo con i musulmani: se esso difficilmente “produrrà” battesimi, certamente rende possibile evangelizzare soprattutto le giovani generazioni che sempre più vengono a contatto con il mondo cristiano e che, desiderando approfondire ciò che di Gesù scrive il Corano, si pongono tante questioni e sono avidi di avere risposte.
Di dialogo e di rispetto ha dato esempio il Papa nelle tappe in Grecia e Siria dando una bella testimonianza col suo atteggiamento dimesso, come fece Paolo all’Areopago di Atene, che se da un lato fu apparentemente sconfitto («ma di questo ci parlerai un’altra volta» gli dissero gli ateniesi) diede un lucido esempio di evangelizzazione in un ambiente scettico ed ostile, che diede poi dei frutti («alcuni credettero in lui»). Nel dialogo tra religioni debbono prevalere la verità sul mimetismo o ipocrisia, la fiducia sulla diffidenza, la semplicità del Vangelo sulla diplomazia umana.


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