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ITALIA-SCUOLA
tratto dal n. 07/08 - 2001

SCUOLA. Ipotesi per il riordino dei cicli

Il cantiere è aperto


Il sottosegretario alla Pubblica istruzione Valentina Aprea illustra gli orientamenti su cui verrà reimpostata la riforma della scuola. E li confronta con quelli della legge Berlinguer, “sospesa” dal governo


di Giovanni Ricciardi


Riforma della scuola, punto e a capo. Dopo il “blocco” della legge sul riordino dei cicli voluta dal neoministro Moratti, al Ministero di viale Trastevere si lavora per ridisegnare il volto della scuola italiana. L’impresa è tutt’altro che facile, non solo perché la materia è controversa ma anche perché si deve intervenire su un disegno in buona parte già delineato dal precedente esecutivo di centrosinistra. Su quali direttrici si orienterà l’azione del nuovo governo? Lo abbiamo chiesto a Valentina Aprea, responsabile scuola di Forza Italia nella passata legislatura e attualmente sottosegretario alla Pubblica istruzione.

Con il “blocco” della riforma dei cicli si apre di fatto una fase di incertezza. L’intenzione del governo è quella di progettare un nuovo testo di legge o di integrare e correggere quello attuale?
VALENTINA APREA: L’ordinamento della scuola costituisce l’architettura dell’intero sistema. Qualsiasi riforma in questa materia deve prestare particolare attenzione alle modalità attuative. Il primo motivo del “blocco” della riforma va ravvisato nelle carenze del piano di attuazione. Il ministro in più occasioni ha ribadito questo concetto, preferendo parlare di “sospensione” piuttosto che di “blocco” definitivo. A sottolineare l’attenzione che il ministro riserva ai “cicli”, è già stato incaricato un gruppo di lavoro ristretto, presieduto dal professor Bertagna, che entro dicembre elaborerà un’ipotesi di modificazione o integrazione della legge attuale.
Quali aspetti della legge sul riordino dei cicli giudicate positivi e siete intenzionati a mantenere? Quali invece le novità che intendete introdurre?
APREA: L’aspetto senz’altro positivo di questa legge consiste nella rottura della tradizionale non-decisione politica sulla scuola secondaria. Prima ancora dei giudizi di merito, è positivo che il Parlamento, dopo trent’anni di discussione, abbia trovato la capacità di approvare una riforma così importante. Per quanto riguarda gli aspetti negativi, certamente va ricordato il mancato riequilibrio tra sistema scolastico e sistema della formazione professionale – secondaria e superiore – oltre ai già citati problemi di fattibilità, a partire dalla cosiddetta “onda anomala”.
L’attuale legge sul riordino dei cicli prevede un unico settennio di base che sostituisce l’articolazione elementari-medie. Su questo punto sono previsti correttivi sostanziali, come sembrava in campagna elettorale?
APREA: L’articolazione dei cicli costituisce il nucleo delle problematiche che il ministro ha sottoposto al gruppo di lavoro del professor Bertagna e alla lunga serie di incontri con le varie componenti della scuola. In questo si è differenziato nettamente dalla procedura seguita dal precedente governo nella elaborazione della riforma. Perciò la risposta alla domanda è rinviata all’esito di questo processo di partecipazione. A questo proposito, la scansione suggerita da don Bruno Bordignon sul numero di giugno di 30Giorni mi sembra una proposta seria e interessante, che certamente verrà discussa nel gruppo di lavoro coordinato dal professor Bertagna.
Siete comunque orientati a una riduzione del percorso complessivo della scuola da 13 a 12 anni? Questo non comporta gravi rischi per l’occupazione?
APREA: Anche questo aspetto è affidato alla procedura descritta: in ogni caso, qualsiasi decisione che avesse eventualmente riflessi sull’occupazione sarà gestita con gli strumenti negoziali e contrattuali a disposizione. Certamente, nell’eventualità di una riduzione tendenziale del personale, questa verrà attuata tramite un decremento del turnover, cioè del naturale ricambio.
Nella riforma della scuola secondaria il governo propende per un biennio “unificato” e un triennio “di indirizzo” o per caratterizzare gli indirizzi sin dal biennio?
APREA: Il governo è interessato ad una forte caratterizzazione degli indirizzi di studio di tipo generale da una parte e professionale dall’altra, in modo da riconoscere attraverso una pluralità di percorsi, di metodologie e di contenuti la diversità dei progetti e delle aspettative dei ragazzi e delle famiglie, anche al fine di ridurre il fenomeno ormai cronico della dispersione scolastica.
La riduzione degli indirizzi di scuola superiore è negli obiettivi del governo? E se lo è, intendete proporre modifiche agli indirizzi previsti dalla legge sul riordino dei cicli?
APREA: Condividiamo la necessità di riordinare e anche ridurre il numero degli indirizzi in ciascuna area, come peraltro già previsto nella attuale legge sul riordino dei cicli. Questa esigenza è anche sentita dal mercato del lavoro e delle professioni che ha da tempo superato la eccessiva separazione dei percorsi formativi, in un contesto di forte e frequente mutamento delle competenze professionali richieste.
Che cosa pensa dell’orientamento di De Mauro sulla ripartizione delle discipline nella scuola superiore tra una quota nazionale (80 per cento) e una quota “locale” (20 per cento)?
APREA: Sul principio della ripartizione del curricolo siamo d’accordo; sulle percentuali ci potranno essere variazioni a vantaggio dell’autonomia e della flessibilità didattica, anche in relazione agli indirizzi più o meno professionalizzanti.
èel programma elettorale di Forza Italia sulla scuola si parlava del rischio di uno svuotamento della “formazione classica”. Ci si riferiva all’insegnamento delle lingue classiche e alla salvaguardia del liceo classico tradizionale?
APREA: Il curricolo del liceo classico concepito da Gentile, con qualche adattamento, viene garantito da un’apposita area definita nella legge 30 “classico-umanistica”. Rimane il problema, non solo italiano, di riavvicinare le giovani generazioni ad una proposta curricolare che conserva un notevole valore educativo e che rappresenta una parte fondamentale della nostra tradizione culturale.
A chi sarà affidato l’incarico di rivedere i curricoli della scuola superiore? In che modo, concretamente, vi saranno coinvolte le componenti attive nella scuola?
APREA: Rimando al gruppo di lavoro ristretto già citato. Circa il coinvolgimento delle varie componenti della scuola, verrà gestito direttamente dal gruppo di lavoro mediante “gruppi focus”, audizioni mirate, seminari di produzione, analisi di caso, comparazioni internazionali. Le risposte saranno elaborate in un rapporto di sintesi. Il ministro convocherà gli “stati generali” dell’istruzione, composti da rappresentanti delle famiglie, degli studenti, dei docenti, e da tecnici che, sulla base del rapporto di sintesi, forniranno al ministro concreti riscontri per un nuovo piano di attuazione della riforma degli ordinamenti e per le eventuali modifiche da apportare alla legge.
Ora che la riforma è stata “bloccata”, l’innalzamento dell’obbligo a 15 anni con l’espletamento dello stesso nel primo anno delle superiori non rappresenta un’anomalia legislativa da eliminare?
APREA: Come peraltro aveva già prefigurato lo stesso Parlamento nella XIII legislatura, l’introduzione del principio dell’obbligo di istruzione e/o di formazione per tutti fino a 18 anni rende obsoleto il tradizionale obbligo scolastico fino a 15 anni. Bisogna, quindi, pensare ad una risistemazione delle scuole e dei loro curricoli prescindendo dalla legge del 1999 sull’innalzamento dell’obbligo scolastico e ragionando su un arco temporale di 12 anni, e non di 9, come si è fatto finora.
Può anticipare qualche cosa sulla questione del riconoscimento del “merito” per gli insegnanti annunciata dal ministro Moratti?
APREA: È fallita la proposta di soluzione tentata dal ministro Berlinguer, tuttavia il problema resta decisivo per il riconoscimento del merito professionale dei docenti, tenuto conto anche delle esperienze europee. Rimane quindi l’impegno del governo ad affrontare con altri strumenti il problema complessivo, sia della valutazione di sistema (è già stata istituita una commissione, presieduta dal professor Elias) sia della costruzione di una vera carriera dei docenti.
Il governo intende riformare il sistema di reclutamento degli insegnanti? Che ne sarà delle scuole biennali di “specializzazione” post lauream che hanno iniziato a “sfornare” i primi abilitati?
APREA: Si tratta di un vero e proprio cantiere aperto, in cui nessuna delle misure adottate dal precedente governo ha dimostrato di funzionare, tanto che siamo stati costretti ad intervenire con un provvedimento che ha caratteristiche eccezionali, di necessità e di urgenza, per impedire un autentico collasso dell’intero sistema. L’unica cosa che posso dire è che in prospettiva nessuna operazione di gestione del sistema di reclutamento rimarrà a lungo di competenza del Ministero.


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