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GIOVANNI PAOLO I
tratto dal n. 07/08 - 2001

26 agosto 1978 • IL CARDINALE ALBINO LUCIANI VIENE ELETTO PAPA

Un discorso di Albino Luciani patriarca di Venezia


Un discorso di Albino Luciani, patriarca di Venezia, ai Focolarini nel 1978: «Ma tornando alla gerarchia, m’è piaciuto che Pietro sia stato presentato coi difetti. E questo è stato voluto dal Signore. Sì “pietra”, capo della Chiesa, ma povero peccatore anche lui, a indicare che anche in seguito avremmo avuto dei papi, dei vescovi, dei sacerdoti che avrebbero mancato, e che tuttavia bisogna compatire»



Il cardinale Albino Luciani “supera” l’acqua alta in piazza San Marco a Venezia

Il cardinale Albino Luciani “supera” l’acqua alta in piazza San Marco a Venezia

Abbiamo sentito parlare della Chiesa: è continuazione di Cristo. Chiesa vuol dire “Cristo continuato”. San Paolo l’ha sentito, quando è stato folgorato sulla via di Damasco; la cosa che più l’ha colpito è stata questa: «Paolo perché mi perseguiti?». «Io? Perseguito mica lui, perseguito i cristiani!». Allora ha capito che Cristo e i cristiani sono la stessa cosa.
Quindi vedere nella Chiesa la continuazione di Cristo: nella Chiesa, non soltanto nella gerarchia. Siamo noi che continuiamo Cristo, noi siamo il corpo, lui è la testa, noi continuiamo lui: una grandissima dignità.
Al Concilio abbiamo dedicato il quarto capitolo della Lumen gentium al sacerdozio dei laici. Un laico, per il solo fatto che è battezzato, ha una dignità enorme. Quando ho visto le suore qui, ho detto: «Sì, brave suore, che avete fatto la professione; ma guardate che è molto più importante il battesimo che avete ricevuto, che non la vostra consacrazione. Nella consacrazione voi vi siete consacrate, ma nel battesimo è Gesù che vi ha consacrate». Una grandissima dignità, quindi, sentirci veramente gente importante che continua Cristo.
È stato accennato a Pietro, alla gerarchia. A me ha fatto piacere specialmente che Chiara Lubich abbia sottolineato che Pietro è stato un povero peccatore. Io predico sempre alla povera gente: guardate che il centro del cristianesimo è Dio che ci ama. Chi non ha capito questo, non capisce il cristianesimo. E – aggiungo – è un amore non solo vivissimo, è intramontabile; non si scoraggia mai, l’amore del Signore; anche se io faccio dei peccati, se scappo da lui, lui mi corre dietro... Questo bisogna sentirlo ad ogni costo, altrimenti non capiamo il cristianesimo.
Gesù è uno che ci ama. Ha detto uno di voi, del Portogallo, che a questo amore bisogna dare una risposta; e lei ha dato una risposta generosa (nella verginità). Ma anche se si è sposati bisogna dare una risposta, perché al Concilio abbiamo detto anche questo: in tutti gli stati, anche il matrimonio non è un ostacolo alla santità, è uno scalino alla santità.

La Filotea
Certo che chi va in convento, chi fa la professione, ha un aiuto dalla comunità, più aiuti; però abbiamo tanti santi anche tra gli sposati.
Io sono qui a Belluno, avevo una mamma buona, educata dalle suore. Uno dei primi libri che m’ha regalato è stato la Filotea di san Francesco di Sales. Io amo san Francesco di Sales fin dall’infanzia. L’ho letta, l’ho riletta, m’è piaciuta; dice che i laici devono farsi santi.
Quando sono stato prete ho comprato tutte le opere in edizione francese. Ho riletto la Filotea. Caspita! Ma un certo brano, in quella regalatami da mia madre, non c’era: su quella edizione, purgata perché ero un ragazzo, mancavano due capitoli, uno dei quali si intitolava “Come santificare il letto matrimoniale”. Un santo che ha capito che il matrimonio può essere veramente stimolo di santità.
Ma tornando alla gerarchia, m’è piaciuto – dicevo – che Pietro sia stato presentato coi difetti. E questo è stato voluto dal Signore. Sì «pietra», capo della Chiesa, ma povero peccatore anche lui, a indicare che anche in seguito avremmo avuto dei papi, dei vescovi, dei sacerdoti che avrebbero mancato, e che tuttavia bisogna compatire.
Ci sono tante colpe nella Chiesa, colpe storiche, ma noi dobbiamo amarla lo stesso.

Il momento e l’eternità
Di Chiara io ho ammirato specialmente la passione per la Chiesa.
Ora guardate, questa passione per la Chiesa io la trovo in tanti santi e anche in grandi scrittori. Bernanos, un grande scrittore francese, ha scritto: «Io la amo questa Chiesa, così com’è.
Se per caso domani mi trovassi fuori dalla Chiesa non ci starei neanche cinque minuti, a costo di trascinarmi in ginocchio, carponi, ma io farei di tutto per rientrarci».
Clérissac, grande scrittore domenicano, ha detto che quando si tratta di Chiesa, bisogna essere disposti non solo a soffrire «per» la Chiesa, ma anche «dalla» Chiesa.
Ricordo quello che ha scritto don Primo Mazzolari. Io ero ancora ragazzo... Mazzolari aveva il periodico Adesso. Il cardinal Schuster disse: Adesso non si stampa. Il Sant’Uffizio vuole che non si stampi. Mazzolari, che amava la Chiesa, rispose: Adesso è un momento, la Chiesa è l’eternità. Vada anche Adesso, ma resti l’eternità.
Questi sono sentimenti di veri cristiani.

Albino Luciani
Dal discorso tenuto nel palazzetto dello sport di Belluno.
Tratto da Papa Luciani, n. 3, luglio 1999, bollettino del centro “Papa Luciani” di Santa Giustina (Belluno)


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