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ITALIA, SCUOLA
tratto dal n. 06 - 2001

SCUOLA. Sospesa la riforma dei cicli. E ora?

La riforma dei cicli? Punto e a capo


Il nuovo governo ha deciso di bloccare la riforma Berlinguer-De Mauro che doveva ridisegnare la scuola primaria e secondaria a partire da settembre. Cosa pensano di questo stop i responsabili delle federazioni e delle associazioni di scuole cattoliche? Per alcuni la riforma va azzerata, per altri potrebbe funzionare ma con tempi di attuazione meno stretti. Il rischio della confusione


di Giovanni Ricciardi


ITALIA
SCUOLA. Sospesa la riforma dei cicli. E ora?

Punto e a capo

Il nuovo governo ha deciso di bloccare la riforma Berlinguer-De Mauro che doveva ridisegnare la scuola primaria e secondaria a partire da settembre. Cosa pensano di questo stop i responsabili delle federazioni e delle associazioni di scuole cattoliche? Per alcuni la riforma va azzerata, per altri potrebbe funzionare ma con tempi di attuazione meno stretti. Il rischio della confusione

di Giovanni Ricciardi

Tutti in vacanza. Il 9 giugno si sono chiuse le scuole italiane. E quasi in perfetta coincidenza si è aperta l’era Berlusconi, che in materia di scuola aveva promesso in campagna elettorale un considerevole scossone. La riforma dei cicli scolastici, fortemente voluta dai governi di centrosinistra, varata con un testo di legge succinto, una lieve "cornice" ancora tutta da riempire, rischia di tramontare per sempre, almeno nelle forme fin qui prospettate. Il ministro uscente De Mauro come il mitico Dorando Petrisi è fermato a poche centinaia di metri dal traguardo della maratona di provvedimenti a catena incominciata sotto il suo predecessore Luigi Berlinguer. Certo, altri provvedimenti sono già in piena attuazione:primo fra tutti il nuovo esame di maturità, che quest’anno giunge alla sua terza applicazione; il programma di dimensionamento degli edifici scolastici, con la creazione di istituti "comprensivi" (elementari +medie; indirizzi diversi di scuole superiori accorpati sotto il profilo amministrativo e gestionale); l'innalzamento dell'obbligo scolastico da 14a 15 anni, per cui la scuola dell'obbligo termina oggi non più con la terza media ma, fatto piuttosto anomalo,con il primo anno delle superiori.Ma sul riordino dei cicli scolastici vero e proprio, il quinquennio ulivista non è riuscito a far partire un piano soltanto abbozzato prima di consegnare le redini del Paese a chi aveva promesso il suo precoce smantellamento. Riassumiamone,in sintesi, le linee essenziali. Il testo di legge approvato sotto il ministro Berlinguer e i primi progetti applicativi elaborati da De Mauro prevedono:la riduzione dei cicli scolastici da tre a due (accorpamento tra elementari e medie in un ciclo unico di sette anni contro gli otto attuali); la riduzione degli anni complessivi di scuola da 13 a 12, con accesso anticipato di un anno all’università; la riduzione degli indirizzi di scuola superiore a sei, tutti "promossi" al rango di "licei", contro i più di cento attuali; il varo dei nuovi curricoli —le materie da studiare, per usare una terminologia ormai fuori moda;l’inserimento di una quota nazionale di discipline (circa l’80%) e di una quota "locale" (circa il 20%)assegnata ai singoli istituti sulla base di un numero di materie stabilite a livello nazionale. A settembre 2001dovrebbero prendere l’avvio i primi due anni del settennio unificato della scuola di base. Nel 2002, messi a punto i programmi delle scuole superiori,la riforma avrebbe cominciato a fare capolino sui banchi dei rinnovati licei. Ma ormai il condizionale è d’obbligo.Punto primo del programma del governo Berlusconi sulla scuola:"Sospensione immediata della riforma dei cicli scolastici. Una riforma che confonde fasce di età assolutamente diverse e non compatibili tanto sul piano educativo quanto sul piano pedagogico. In particolare sono inaccettabili la sostanziale eliminazione della scuola elementare e lo svuotamento della formazione classica.La riforma Berlinguer è costruita in modo da livellare tutto verso il basso, soprattutto con il disastro pedagogico rappresentato dall'introduzione di nuovi programmi". Insomma, Berlinguer-De Mauro:bocciati. Il programma azzurro se la prende soprattutto con la riduzione dei primi due cicli della scuola,elementari + medie (5 + 3 anni) ad un unico "settennio" di base. E in questo raccoglie e interpreta le critiche di una buona parte del mondo cattolico impegnato sul fronte dell'educazione. Padre Antonio Perrone, presidente della Fidae,la federazione che rappresenta il maggior numero delle scuole cattoliche italiane, osserva a proposito:"Per noi, il problema più urgente deriva dalla fusione dei due cicli iniziali. Questa operazione, come abbiamo detto spesso in passato,anche nella recente audizione alla Commissione istruzione della Camera,graverebbe in modo particolare sulle istituzioni più deboli, per esempio le tante scuole elementari parrocchiali o gestite da suore anche in piccoli centri, che avrebbero difficoltà ad adeguarsi a un ciclo di sette anni: difficoltà di spazi, di organizzazione,di reperimento dei locali.
Per questo già da tempo, pur apprezzando nel suo complesso l'impianto della riforma, abbiamo chiesto nelle sedi competenti un rinvio di due anni per poterci preparare al passaggio". Per la Fidae, non si tratta dunque di abrogare, ma di prevedere tempi più lunghi per un passaggio graduale al nuovo ordinamento.Scuola dell'obbligo Più critico don Bruno Bordignon, responsabile nazionale scuola dei Salesiani per il quale l'impianto stesso del riordino dei cicli è tutto da rifare: "Quello della riduzione della scuola di base a sette anni, anche se non è l’unico, è un problema reale. La soluzione infatti non è per nulla rispettosa dei ritmi e dei compiti dell’età evolutiva degli alunni e crea fortissimi disagi alle scuole non statali. Una soluzione rispettosa dell'età evolutiva degli alunni è la seguente: scuola dell'obbligo fino ai 14 anni; possibilità di scuole comprensive, con articolazioni interne autonome; contemporaneamente,possibilità di scuole distinte(elementari e medie), con articolazioni interne autonome. Forse la formula migliore è 4 + 4, perché permette di accogliere pienamente le indicazioni dello sviluppo dell'età evolutiva dei fanciulli e dei preadolescenti,con un biennio di orientamento dai 12 ai 14 anni".Punto secondo del programma
del nuovo governo: "Realizzazione di una nuova riforma progettata, attuata e verificata da chi nella scuola vive e lavora: gli insegnanti, le famiglie,gli studenti". Il programma prosegue parlando di libera scelta delle famiglie, di "buono scuola", di parità tra scuola statale e scuola privata,ma della riforma in sé non dice nulla di più che lo slogan delle tre "i"(internet, inglese, impresa) che ha campeggiato per mesi sui manifesti elettorali di tutta Italia.Che cosa ci aspetta dunque per il prossimo futuro? Che la scuola italiana necessiti di essere riformata è forse l’unico punto sul quale nessuno solleva dubbi. Ma questo lo si sa da almeno trent’anni. Quale scuola abbia in mente il nuovo governo sembra, almeno per il momento,come il destino di Socrate dopo la condanna a morte, "oscuro a tutti fuorché a Dio".Da parte cattolica, le aspettative sono varie. Per Giuseppe Meroni, presidente di Diesse, organizzazione di insegnanti legata alla Compagnia delle Opere, "è venuto il momento di cercare finalmente Laurea specialistica (due anni).Specializzazione (uno o due anni).una reale discussione sui contenuti di una riforma che comunque deve essere fatta. Non si dimentichi che di fatto, con la riforma dell'università già in atto, che prevede la laurea superiore al 5º anno, se la struttura della scuola rimanesse inalterata,il complessivo percorso degli studi risulterebbe prolungato di un anno. La riforma passa per una reale applicazione dell’autonomia:applicazione, dico, non di direttive sull'autonomia, ma della libertà di insegnamento, cominciando con l'attribuzione alle regioni delle questioni amministrative ma ancor più alle singole scuole di tutte quelle prerogative fino ad ora centralizzate,compreso il reclutamento degli insegnanti. Il nuovo governo perciò non ha da compiere altro atto che quello di dar vita alla reale apertura ai soggetti presenti nella scuola,dalle associazioni degli insegnanti a quelle dei genitori e degli studenti. Contemporaneamente si apre la questione della revisione degli organi collegiali, che è strettamente connessa all’autonomia: ci auguriamo che la pletora infinita degli organismi previsti sia drasticamente ridotta"."Dell’insieme dei provvedimenti attuati da Berlinguer" osserva ancora don Bruno Bordignon "ritengo positive tre cose: il Piano della offerta formativa (Pof); l’obbligo formativo dai 15 ai 18 anni, che dovrebbe,però, essere anticipato ai 14 anni; il*La legge sulla riforma universitaria, oltre ad essere stata approvata,è invece già entrata in fase di attuazione presso gli atenei.passaggio dai programmi ai curricoli.Mi auguro che queste tre valide novità possano essere ulteriormente sviluppate. La legge-quadro sul riordino dei cicli non è legata con nessuna di queste tre innovazioni positive: né con l’autonomia (più esattamente, la legge n. 59/1997introduce un decentramento burocratico o, alla francese, un decongestionamento)né con l'innalzamento dell'obbligo formativo né con i nuovi curricoli".In effetti, la riforma dei cicli, introducendo il principio dell'obbligo formativo, cioè della necessità di predisporre percorsi di pari dignità anche per chi rinuncia a frequentare le scuole superiori, indica nella formazione professionale e nell'apprendistato le vie alternative entro le quali tutti i minorenni, assolto l'obbligo scolastico, dovrebbero poter proseguire la propria formazione.Ma oggi vi è una situazione di paradosso: poiché l’obbligo scolastico è stato già elevato a 15 anni,gli studenti che intendono passare alla formazione professionale sono costretti a frequentare comunque il primo anno delle scuole superiori.Su questo punto interviene Emilio Gandini, presidente della Confap, la federazione che raccoglie e rappresenta gli enti di ispirazione cattolica che si occupano di formazione professionale. Sono 39 organismi distribuiti sul territorio nazionale in circa 400 centri, per un totale di più di 50mila allievi e 6mila formatori:"Non voglio entrare nel merito delle scelte del nuovo governo.Per noi della formazione professionale l'esigenza più impellente è quella di porre rimedio all'anomalia per la quale oggi, con la legge sull'innalzamento dell’obbligo scolastico a 15 anni, gli studenti sono costretti ad espletare l’obbligo nel primo anno del ciclo delle scuole superiori,il che è un assurdo. La legge sul riordino dei cicli poneva rimedio a questa anomalia, facendo coincidere l'assolvimento dell’obbligo con la conclusione del biennio dei licei.Se ora il nuovo governo vuole bloccare la riforma deve a nostro avviso'innalzamento dell'obbligo scolastico, riportandola al termine del ciclo delle scuole medie o comunque al termine di un ciclo.Il principio che invece si deve salvare è quello dell’obbligo formativo fino ai 18 anni, orientato su tre vie: la prosecuzione degli studi superiori,e professionale e l’apprendistato".Quel che è certo è che nei prossimi cento giorni la nuova squadra di governo alla Pubblica istruzione dovrà districarsi in un ginepraio in cui non basterà procedere a una rapida potatura. E tentare nuovi innesti potrebbe rivelarsi più difficile del previsto.


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