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CONCISTORO
tratto dal n. 04/05 - 2001

Liturgia e pietà popolare


Sono questi i due polmoni della fede e della vita del popolo cristiano. Parla il cardinale Norberto Rivera Carrera, arcivescovo di Città del Messico


di Gianni Cardinale


Il cardinale Norberto Rivera Carrera, 59 anni, è titolare della più popolosa diocesi nel mondo, quella di Città del Messico: più di nove milioni di fedeli. Laureato in teologia dogmatica presso la Pontificia Università Gregoriana, è ordinato sacerdote nel ’66 da Paolo VI nella basilica di San Pietro. Nell’85 viene nominato da Giovanni Paolo II vescovo di Tehuacán e dieci anni dopo è promosso arcivescovo primate del Messico. Creato cardinale nel ’98, è membro delle Congregazioni per il culto divino e per il clero, del Pontificio Consiglio per la famiglia e della Pontificia Commissione per l’America Latina.

Eminenza, secondo i resoconti giornalistici che hanno cercato di illustrare il Concistoro, uno dei temi più discussi in questi giorni sarebbe quello della collegialità all’interno della Chiesa.

NORBERTO RIVERA CARRERA: Sì, uno dei temi centrali affrontati nel Concistoro è stato quello della comunione, e come espressione di questa comunione si è toccato naturalmente il tema della collegialità, non solo tra i cardinali ma anche tra i vescovi. In nessun momento si è trattato questo argomento come se ci fosse una contrapposizione tra il Papa e il collegio episcopale. Non ci sarebbe comunione ecclesiale se ciò avvenisse. Solo se è la comunione il punto di partenza possiamo comprendere la collegialità; se invece applichiamo categorie mondane andiamo fuori strada. È importante per noi comprendere che la Chiesa non è una monarchia, ma non è neanche una democrazia.
Sono state fatte proposte concrete riguardo alla celebrazione dei sinodi?
RIVERA CARRERA: Non ci sono state proposte concrete. Si è manifestato il desiderio che tutti gli organismi, tutte le strutture della Chiesa, siano continuamente revisionate affinché i frutti a favore del Vangelo siano conseguiti con maggiore efficacia.
Quali sono stati gli altri temi più sviluppati negli interventi oltre a quello della collegialità?
RIVERA CARRERA: Gli interventi hanno seguito principalmente due linee. Ci sono state relazioni di approfondimento teologico e speculativo e poi proposte per affrontare le realtà nuove che si incontrano nell’annunzio del Vangelo oggi. Penso al fenomeno della secolarizzazione, della globalizzazione, della giustizia sociale, dello sviluppo delle scienze biologiche con tutte le implicazioni etiche che questo comporta, la cosiddetta bioetica. Tali temi implicano una riflessione ma anche una ricerca di mezzi pratici affinché la Chiesa possa aiutare concretamente la gente che sta vivendo questi problemi.
Riguardo al problema della globalizzazione, che valutazioni ci sono state di questo fenomeno?
RIVERA CARRERA: Il termine globalizzazione è stato evocato più volte nell’aula. Ormai è un dato di fatto: le frontiere stanno cadendo, i mezzi di comunicazione favoriscono una maggiore interrelazione tra i popoli. E questo ha delle conseguenze in vari campi: economico, politico, sociale e religioso. Questo fenomeno di per sé non è positivo o negativo. È ovvio però che può avere conseguenze positive o negative, e fra queste ultime sono particolarmente temibili: da un punto di vista economico-politico il possibile incremento dello sfruttamento dei Paesi più poveri da parte delle potenze economiche di questo mondo; e da un punto di vista religioso una pericolosa relativizzazione della figura di Gesù Cristo. A tale riguardo posso dire che in aula è stata più volte citata la Dominus Iesus e tutti coloro che lo hanno fatto, ne hanno dato una valutazione positiva. Non c’è stata nessuna critica agli insegnamenti espressi in questo documento della Congregazione per la dottrina della fede.
Si sono notate sensibilità diverse tra i cardinali in base alla loro provenienza geografica?
RIVERA CARRERA: È questa la ricchezza di un Concistoro. I nostri fratelli che vengono dall’Africa sono angustiati dalle guerre che si combattono in molte loro terre, dalle epidemie che falcidiano la popolazione e che non possono essere adeguatamente contrastate per mancanza di aiuti. Noi latinoamericani portiamo nel nostro cuore la preoccupazione e il dolore per la crescita continua della povertà nel nostro continente. In Europa poi ci sono problemi specifici come una evidente scristianizzazione con un affievolirsi di quella religiosità popolare che invece è una ricchezza dell’America Latina.
Tra i temi trattati c’era anche l’ecumenismo...
RIVERA CARRERA: Anche qui le sensibilità erano diverse. Certo sono incoraggianti i passi avanti che sono stati fatti nel dialogo ecumenico con l’ortodossia e con le comunità del protestantesimo storico. In America Latina però la situazione è differente. Da noi sono molto attive le sètte cui non interessa per nulla il dialogo, che sono proselitiste, che non si limitano a proporsi come confessione religiosa ma si dedicano con particolare accanimento ad attaccare la Chiesa cattolica.
Nell’aula si è parlato anche dell’ipotesi di un nuovo concilio ecumenico?
RIVERA CARRERA: I cardinali che parlano di questo lo fanno a titolo personale, sia coloro che auspicano un nuovo concilio, sia quelli che invece affermano il contrario e auspicano invece una celebrazione più frequente dei sinodi per affrontare i problemi della Chiesa. Tutti i cardinali comunque hanno valorizzato le strutture che la Chiesa ci ha donato dopo il Concilio Vaticano II, sia a livello di diocesi, sia a livello di Chiesa universale, come ad esempio i sinodi e le conferenze episcopali. L’opinione dominante nel Concistoro è stata quella di migliorare questi strumenti e non di comportarsi come se avessero già compiuto la loro missione.
Sono stati trattati temi inerenti la liturgia?
RIVERA CARRERA: La liturgia e la vita sacramentale sono l’elemento fondamentale della vita della Chiesa. È stato evidenziato non solo che siano rispettate le norme liturgiche, ma che la liturgia stessa sia una liturgia viva, che sia veramente evangelizzatrice. A questo proposito credo che sarà molto importante la riunione plenaria della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti che si celebrerà in Vaticano a fine settembre. Tema principale sarà il rapporto tra liturgia e pietà popolare, cioè i due polmoni della fede e della vita del popolo cristiano. Nonostante quello che pensano certi teologi e intellettuali, la religiosità popolare da sempre è il linguaggio del popolo di Dio, e la liturgia deve sempre sapere inculturarsi, come si dice oggi. Da parte mia devo ammettere, da questo punto di vista, che sono stato fortunato. Ho infatti ricevuto la grazia di essere testimone e custode del santuario della Madonna di Guadalupe, ed è di grande conforto per me poter assistere all’afflusso continuo, quotidiano, di un fiume di fedeli che in questo santuario con semplicità e devozione recitano il santo Rosario e si mettono in fila per confessarsi, per partecipare poi alla santa eucarestia.
Eminenza, ora due domande sul suo Paese. A sei mesi dal suo insediamento, qual è la sua valutazione sull’azione del nuovo presidente Vicente Fox?
RIVERA CARRERA: È con grande dolore che noi pastori del Messico abbiamo assistito al continuo aumento dei poveri. Adesso il nuovo presidente sta presentando un progetto di riforma economica e dello Stato che poi dovrà essere approvato dal potere legislativo. Fortunatamente adesso abbiamo in Messico un Parlamento pluralista in cui sono presenti più forze politiche e abbiamo fiducia che possano essere approvati dei provvedimenti che, speriamo, favoriscano i più poveri.
Riguardo più specificatamente alla situazione del Chiapas, come giudica la marcia del subcomandante Marcos a Città del Messico e la successiva legge sulle comunità degli indios approvata dal Parlamento e che non è piaciuta agli zapatisti?
RIVERA CARRERA: È stato positivo che gli zapatisti abbiano manifestato pubblicamente con questa loro marcia. Ed è stato altrettanto positivo che abbiano chiesto e avuto udienza al Congresso, dove hanno potuto esprimere il loro punto di vista. Credo sinceramente che sia i deputati sia i senatori abbiano legiferato, anche tenendo conto di tutto ciò. Ma tenendo conto anche del fatto che in Messico non esistono solo gli zapatisti, i quali, tra l’altro, non sono i rappresentanti esclusivi della popolazione india. Fermo restando ovviamente che ogni legge, anche quella che è stata approvata, è perfettibile.


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