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IL VIAGGIO DEL PAPA IN...
tratto dal n. 03 - 2001

ECUMENISMO. Parla il metropolita Kirill di Smolensk

Tempi duri per il dialogo


«Purtroppo bisogna riconoscere che lo stato delle nostre relazioni è ben lontano dai suoi tempi migliori e non attraversa certo un momento felice». Intervista con il responsabile del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca


di Gianni Valente


Molti lo considerano l’eminenza grigia della Chiesa ortodossa russa. E in effetti il metropolita Kirill di Smolensk, 55 anni, responsabile del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, unisce l’abilità manovriera della vecchia guardia di gerarchi cresciuti in era sovietica a una scaltra attitudine a sintonizzarsi sulle nuove parole d’ordine della globalizzazione religiosa, che va omologando anche i linguaggi delle Chiese. È stato lui lo sponsor più tenace del documento di dottrina sociale adottato dalla Chiesa ortodossa russa lo scorso agosto. Un testo voluto per dimostrare che l’Ortodossia sa fare i conti con i problemi della modernità, e che risente fatalmente degli schemi di pensiero elaborati in campo etico, economico e sociale dalla Chiesa cattolica in era wojtyliana.
Anche per l’incarico ricoperto, Kirill rimane il principale attore dell’Ortodossia russa nel campo del dialogo ecumenico. Per indole e storia personale è lontano dalle correnti integraliste e antioccidentali che agitano la Chiesa russa. Eppure anche lui, nell’intervista che segue, non risparmia parole dure riguardo all’imminente visita del Papa in Ucraina.
Eminenza, possibile che il Patriarcato di Mosca non sia stato preavvisato in nessun modo dell’intenzione del Papa di visitare l’Ucraina?
KIRILL DI SMOLENSK: Purtroppo né il Patriarcato di Mosca né la Chiesa ortodossa ucraina, che si trova sotto la sua giurisdizione, sono stati ufficialmente informati del fatto che fosse prevista una visita del Papa in Ucraina. Di questo si parla nella lettera indirizzata al papa di Roma Giovanni Paolo II dal capo della Chiesa ortodossa ucraina, il metropolita di Kiev Volodimir, lettera approvata dal santo sinodo della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca.
In quella lettera la Chiesa ortodossa ucraina legata al Patriarcato di Mosca ha chiesto al Papa di rinviare la visita. Per quali ragioni, a vostro giudizio, la visita papale in Ucraina è al momento prematura?
KIRILL: Riteniamo che la prevista visita del Papa in Ucraina sia prematura prima di tutto a motivo dei complessi rapporti esistenti tra gli ortodossi e i greco-cattolici nell’Ucraina meridionale. Tale situazione, che si trascina da tempo, rappresenta uno degli ostacoli principali al miglioramento delle relazioni tra le nostre Chiese. A noi sembra che la situazione attuale sia ancora ben lontana da una sua risoluzione definitiva e che la visita del Papa possa solo servire ad aggravare la posizione di svantaggio degli ortodossi.
Se il Papa mantiene fermo il suo proposito, quali conseguenze ci saranno sulle relazioni tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa russa?
KIRILL: Se le posizioni della nostra Chiesa verranno ignorate dal Vaticano, ciò non potrà in alcun modo favorire lo sviluppo positivo del dialogo tra la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa cattolica romana. Purtroppo bisogna riconoscere che lo stato delle nostre relazioni è ben lontano dai suoi tempi migliori e non attraversa certo un momento felice.
Il vero motivo del non placet ortodosso riguardo alla visita papale è l’uniatismo? O piuttosto ha a che fare coi problemi interortodossi presenti in Ucraina?
KIRILL: I rapporti tra gli ortodossi in Ucraina non hanno nulla a che vedere con la visita del Papa in quel Paese. Tuttavia l’atteggiamento del Vaticano nei confronti del problema non ci è del tutto chiaro. Si ha la sensazione che la Chiesa cattolica romana ponga sullo stesso piano la Chiesa ortodossa ucraina canonica e i gruppuscoli scismatici, dal momento che per bocca dei rappresentanti delle sue più alte gerarchie parla dell’esistenza di presunti “rami” dell’Ortodossia in Ucraina. Da altre dichiarazioni dello stesso tenore si deduce che non si esclude affatto la possibilità di contatti del Papa, se non con i dirigenti ultimi, almeno con i rappresentanti di questi “rami” nell’ambito del suo incontro congiunto con le autorità religiose dell’Ucraina. Per noi qualunque modalità di riconoscimento, o qualunque attribuzione di un qualche status di legittimità ai gruppi scismatici, non riconosciuti da alcuna Chiesa ortodossa nel mondo (il capo di uno di questi gruppi, lo pseudo-Patriarca di Kiev Filaret, è stato anche scomunicato dalla nostra Chiesa) rappresenta una grave violazione dei principi canonici comuni a ortodossi e cattolici.
Giovanni Paolo II ha visitato la Georgia e la Romania. Sta per visitare la Grecia ed è in preparazione anche un suo viaggio in Bulgaria. Esiste, secondo lei, una strategia papale nei confronti dell’intera comunione delle Chiese ortodosse?
KIRILL: È difficile giudicare se esista una qualche strategia basandosi semplicemente sulle visite papali in Paesi di tradizione ortodossa. Mi sembra che ogni visita di questo genere, ogni incontro del Papa con il capo di questa o di quella Chiesa ortodossa locale, non debba ridursi a una semplice iniziativa diplomatica, ma debba portare frutti concreti, tangibili, sul piano del miglioramento dei rapporti tra ortodossi e cattolici, e debba essere il punto d’arrivo di un preciso percorso costruttivo. Noi non riusciamo a intravedere questo percorso né riguardo alla Russia né riguardo all’Ucraina.
A suo modo di vedere, le origini slave e polacche di Giovanni Paolo II sono un aiuto o un impaccio nelle sue relazioni col mondo ortodosso, e in particolare con l’Ortodossia russa?
KIRILL: Mi guarderei bene dal ridurre tutta la complessa e variegata realtà dei rapporti reciproci tra le nostre Chiese, che rappresentano due grandi tradizioni del cristianesimo apostolico, sul piano delle iniziative di singole personalità, per quanto prestigiose esse siano a livello individuale e per quanto elevato e rilevante sia l’incarico da loro ricoperto. Sicuramente la parte giocata dalle singole personalità nella storia è molto importante, ma nella sua vita l’uomo è spesso costretto ad adeguarsi alle circostanze e ad agire di conseguenza. Pertanto mi sembra che nella sua politica il Papa di Roma rappresenti l’espressione di precise tendenze e posizioni di tutta la Chiesa cattolica romana e non esprima solo un suo approccio personale nei riguardi dell’una o dell’altra questione.


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