CATTOLICI. Segnali di ripresa del dialogo con il governo
Tempo si disgelo tra Chiesa e Stato
A tre anni dalla visita del Papa, i rapporti Stato-vescovi sembravano essersi raffreddati. Complice anche un documento del Partito comunista contro le attività pastorali della Chiesa stigmatizzato a marzo dal cardinale Ortega y Alamino. Oggi, dopo le rassicurazioni dei vertici dell’Avana, è in atto un moderato disgelo
di Gianni Cardinale
Sembra in ripresa il dialogo tra governo e gerarchie cattoliche della Perla dei Caraibi dopo una serie di pesanti denunce dei vertici ecclesiastici cubani.
Ricostruiamo i fatti: il 1 febbraio il bollettino della Radio vaticana ha dato notizia di un editoriale apparso sulla rivista cattolica Palabra Nueva dellAvana. Titolo: Nel terzo anniversario della visita del Papa a Cuba, il mensile dellarcidiocesi di San Cristóbal dellAvana chiede di aprire un dialogo costruttivo con lo Stato. Nelleditoriale si chiedeva al governo di aprire "le porte del dialogo" riaffermando che la "Chiesa non ha alcun interesse ad occuparsi della politica e degli interessi dello Stato castrista, così come gli organismi istituzionali sono chiamati a non occuparsi dellattività della Chiesa".
Il 1 marzo LOsservatore Romano ha poi pubblicato una lunga intervista allarcivescovo di San Cristóbal de La Habana, il cardinale Jaime Lucas Ortega y Alamino. Il porporato cubano, che non ha la fama di essere un estremista, ha usato questa volta parole dure: "A Cuba vi è una realtà dolorosa, non solo per la Chiesa ma per tutto il Paese: lesodo continuo di cubani, cattolici e non cattolici. Alcuni sono addirittura membri eminenti del Partito, professionisti, docenti universitari. Improvvisamente lasciano il Paese. Le condizioni economiche non sono buone e, inoltre, alla situazione economica si aggiunge unorganizzazione sociale, una concezione dello Stato che impedisce a ciascuno di avere un progetto personale". Il 10 marzo, poi, lagenzia Ansa ha lanciato in rete unintervista in cui Ortega y Alamino ha denunciato lesistenza di un documento interno al Partito comunista cubano in cui si propongono misure per frenare lestendersi della religiosità ed ostacolare il lavoro pastorale della Chiesa. Il dispaccio Ansa è stato pubblicato il giorno dopo da Avvenire con un titolo forte: LAvana. Il regime cubano: la Chiesa va frenata (nello stesso quotidiano della Cei il 24 febbraio era apparsa unampia intervista al vescovo di Verona, il cappuccino Flavio Roberto Carraro, reduce da una visita nellisola, i cui contenuti erano molto critici verso il regime castrista, fin dal titolo: Visita a Cuba, rimozione forzata... Carraro: il Partito vuol "cancellare" il viaggio di Wojtyla. Ma il popolo...).
Questa serie di interventi hanno preoccupato i vertici dello Stato cubano. Così, nei giorni immediatamente successivi allintervista allAnsa, il cardinale Ortega y Alamino ha incontrato i vertici dellufficio degli affari religiosi del regime. Si è trattato di un colloquio chiarificatore, in cui i rappresentanti dellufficio hanno precisato che il documento in questione non rappresenta il p_nsiero del governo né quello dei vertici del Partito (in effetti il testo sarebbe stato elaborato non a livello nazionale ma nellambito delle sezioni del Pc della provincia dellAvana); governo e Partito avrebbero invece tutta lintenzione di continuare a promuovere un dialogo costruttivo. Sembra anche che dopo un lungo periodo di pausa le autorità siano tornate a concedere altri visti per religiose e religiosi stranieri che chiedono di venire a vivere a Cuba (nella citata intervista allOsservatore Romano, il cardinale Ortega y Alamino aveva ricordato che "nel 98, dopo la visita del Papa, è stato dato il permesso a circa 40 sacerdoti e religiosi, poi non vi sono stati altri permessi, solo alcuni permessi "straordinari", non abbiamo neanche il permesso di sostituire quei religiosi che si ritirano perché malati e anziani, o i missionari"). Per vedere come evolverà la situazione sarà utile tenere docchio due occasioni: a luglio i vescovi cubani saranno ricevuti dal Papa in visita ad limina. A novembre, poi, Fidel Castro potrebbe venire a Roma per il vertice della Fao, nel qual caso è quasi certo che chiederà udienza in Vaticano.
Ricostruiamo i fatti: il 1 febbraio il bollettino della Radio vaticana ha dato notizia di un editoriale apparso sulla rivista cattolica Palabra Nueva dellAvana. Titolo: Nel terzo anniversario della visita del Papa a Cuba, il mensile dellarcidiocesi di San Cristóbal dellAvana chiede di aprire un dialogo costruttivo con lo Stato. Nelleditoriale si chiedeva al governo di aprire "le porte del dialogo" riaffermando che la "Chiesa non ha alcun interesse ad occuparsi della politica e degli interessi dello Stato castrista, così come gli organismi istituzionali sono chiamati a non occuparsi dellattività della Chiesa".
Il 1 marzo LOsservatore Romano ha poi pubblicato una lunga intervista allarcivescovo di San Cristóbal de La Habana, il cardinale Jaime Lucas Ortega y Alamino. Il porporato cubano, che non ha la fama di essere un estremista, ha usato questa volta parole dure: "A Cuba vi è una realtà dolorosa, non solo per la Chiesa ma per tutto il Paese: lesodo continuo di cubani, cattolici e non cattolici. Alcuni sono addirittura membri eminenti del Partito, professionisti, docenti universitari. Improvvisamente lasciano il Paese. Le condizioni economiche non sono buone e, inoltre, alla situazione economica si aggiunge unorganizzazione sociale, una concezione dello Stato che impedisce a ciascuno di avere un progetto personale". Il 10 marzo, poi, lagenzia Ansa ha lanciato in rete unintervista in cui Ortega y Alamino ha denunciato lesistenza di un documento interno al Partito comunista cubano in cui si propongono misure per frenare lestendersi della religiosità ed ostacolare il lavoro pastorale della Chiesa. Il dispaccio Ansa è stato pubblicato il giorno dopo da Avvenire con un titolo forte: LAvana. Il regime cubano: la Chiesa va frenata (nello stesso quotidiano della Cei il 24 febbraio era apparsa unampia intervista al vescovo di Verona, il cappuccino Flavio Roberto Carraro, reduce da una visita nellisola, i cui contenuti erano molto critici verso il regime castrista, fin dal titolo: Visita a Cuba, rimozione forzata... Carraro: il Partito vuol "cancellare" il viaggio di Wojtyla. Ma il popolo...).
Questa serie di interventi hanno preoccupato i vertici dello Stato cubano. Così, nei giorni immediatamente successivi allintervista allAnsa, il cardinale Ortega y Alamino ha incontrato i vertici dellufficio degli affari religiosi del regime. Si è trattato di un colloquio chiarificatore, in cui i rappresentanti dellufficio hanno precisato che il documento in questione non rappresenta il p_nsiero del governo né quello dei vertici del Partito (in effetti il testo sarebbe stato elaborato non a livello nazionale ma nellambito delle sezioni del Pc della provincia dellAvana); governo e Partito avrebbero invece tutta lintenzione di continuare a promuovere un dialogo costruttivo. Sembra anche che dopo un lungo periodo di pausa le autorità siano tornate a concedere altri visti per religiose e religiosi stranieri che chiedono di venire a vivere a Cuba (nella citata intervista allOsservatore Romano, il cardinale Ortega y Alamino aveva ricordato che "nel 98, dopo la visita del Papa, è stato dato il permesso a circa 40 sacerdoti e religiosi, poi non vi sono stati altri permessi, solo alcuni permessi "straordinari", non abbiamo neanche il permesso di sostituire quei religiosi che si ritirano perché malati e anziani, o i missionari"). Per vedere come evolverà la situazione sarà utile tenere docchio due occasioni: a luglio i vescovi cubani saranno ricevuti dal Papa in visita ad limina. A novembre, poi, Fidel Castro potrebbe venire a Roma per il vertice della Fao, nel qual caso è quasi certo che chiederà udienza in Vaticano.