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CHARLES PÉGUY
tratto dal n. 02 - 2001

I libri di 30Giorni

La prefazione del cardinale Roger Etchegaray al prossimo libro della collana “I libri di 30Giorni” dedicato al poeta francese


Pubblichiamo la prefazione che il porporato francese ha scritto per il libro Ciò che conta è lo stupore. Sarà pubblicato a breve in collaborazione con la San Paolo, e raccoglie le interviste e gli articoli che la nostra rivista ha dedicato negli ultimi anni al poeta


del cardinale Roger Etchegaray


Lo conoscete? Avete nella memoria il martellìo cadenzato dei suoi grandi versi? Dicono cose semplici e profonde che vi accompagnano per sempre nella vita, al ritmo di un passo di fantaccino infaticabile.

Se non avete avuto la gioia di incontrarlo, ecco un libro che ve ne offre l’occasione... ma non sarà sufficiente: correte in fretta, dopo, ad immergervi nell’oceano dei suoi scritti. Opera senza rive. Opera inclassificabile ma di una fresca attualità. Opera complessa, soggetta alla diversità delle esegesi ma i cui crinali sono ben precisi e le fondamenta molto solide.

Péguy non si riduce a tale o talaltro cliché della sua vita, a questa o a quella strofa della sua opera. Bisogna prenderlo tutto intero, qual è, prendere il tempo di farne il giro enorme. Péguy, da non finirne più! Ma ciò che ci insegna può concentrarsi in una verità evangelica: più vi è Dio e più vi è l’uomo. Il mistero dell’Incarnazione è il leitmotiv di tutta la sua opera come di tutta la sua vita cristiana. «Un Dio uomo, un uomo Dio». La fede è questa legatura tra l’eterno e il temporale.

Nessuna delle due tentazioni della Chiesa – quella di privilegiare l’eterno sul temporale e quella di inghiottire il primo nel secondo – potrebbe trovare argomento nei testi di Péguy che riflettono un meraviglioso equilibrio. Mi piace il suo “anticlericalismo” di buona lega: «Navighiamo certamente tra due bande di curati: i curati laici che negano l’eterno del temporale ed i curati ecclesiastici che negano il temporale dell’eterno».

«Un cristiano della parrocchia»: ecco, in definitiva, ciò che Péguy ha voluto semplicemente essere. Senza stancarsi contempla le meraviglie di Dio nella storia degli uomini e il suo genio poetico dispiega questa preghiera in strati di bellezza. Urs von Balthasar l’aveva ben detto: «Péguy è indivisibile. Lo è grazie ad un radicarsi nel profondo, là dove mondo e Chiesa, mondo e grazia si incontrano e si compenetrano sino ad essere inscindibili».


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