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COOPERAZIONE
tratto dal n. 02 - 2004

Italia e Nigeria contro la tratta delle donne nigeriane nel nostro Paese

Una task force contro gli schiavisti del XXI secolo


Il “Memorandum di cooperazione” tra i due Paesi, una volta realizzato, sarà finanziato dal governo italiano e favorirà una strettissima collaborazione nell’impiego degli strumenti investigativi e legislativi per prevenire e combattere la tratta e la vendita degli esseri umani


di Pina Baglioni


Il presidente nigeriano Olusegun Obasanjo

Il presidente nigeriano Olusegun Obasanjo

«La maggioranza delle vittime del traffico di esseri umani su scala mondiale è africana. E l’Africa deve assumere l’iniziativa per combattere questo flagello. Si tratta di un vero e proprio commercio del male che minaccia le nostre donne e i nostri bambini: i nuovi schiavi del XXI secolo». Il grido d’allarme fu lanciato il 20 febbraio del 2001 dal presidente nigeriano Olusegun Obasanjo, in occasione della prima Conferenza panafricana sul traffico di esseri umani, svoltasi ad Abuja, in Nigeria. Non a caso in Nigeria: il Paese più popoloso del continente africano è tra i principali luoghi d’origine dell’ignobile traffico dello sfruttamento sessuale e del lavoro forzato minorile, destinato ai famelici “mercati” occidentali. Purtroppo, il fenomeno coinvolge pesantemente il nostro Paese: secondo l’Eurispes, delle 200mila donne trafficate e avviate alla prostituzione in Italia, la maggioranza risulta essere proprio di cittadinanza nigeriana.
I contorni e le cifre del fenomeno del nuovo schiavismo, a livello mondiale, sono impressionanti: secondo le stime dell’International Labour Organization (Ilo), 8,4 milioni di bambini nel mondo sono coinvolti in forme di schiavitù, di cui, secondo l’Unicef, un milione ogni anno viene introdotto nel commercio sessuale. E ancora l’Unicef e l’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Iom) stimano che due milioni e mezzo di donne e bambini sono stati schiavizzati e trafficati solo nel 2001. Non solo: l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (Unodoc) informa che 700mila persone, sempre tra donne e bambini, siano per il 70% sfruttate a scopi sessuali e per il resto destinate al lavoro forzato. La lunga teoria degli orrori non finisce qui: altre cifre le ha fornite il Dipartimento di Stato americano: alla fine del 2003 sono diventati quattro i milioni di nuovi schiavi deportati dai vari Paesi del mondo, considerando tutte le vittime della tratta, incluse quelle che vengono vendute senza passaggio di confine.
Campagna pubblicitaria contro 
la tratta delle donne  a Benin City in Nigeria

Campagna pubblicitaria contro la tratta delle donne a Benin City in Nigeria

Ma il 2004 si annuncia come un anno di grandi novità nella lotta al traffico degli esseri umani: ne è stata data notizia il 20 gennaio scorso, a Roma, nel corso di una conferenza stampa organizzata presso la Rai (soggetto attivo grazie al suo Segretariato sociale per la sensibilizzazione dell’opinione pubblica su tale fenomeno) dall’Istituto delle Nazioni Unite per la ricerca sul crimine e la giustizia (Unicri), l’organismo dell’Onu impegnato in attività di ricerca, formazione, cooperazione tecnica e diffusione dell’informazione nel campo della prevenzione del crimine e dell’amministrazione della giustizia. Opera in Europa occidentale e orientale, in Africa e in America Latina, dove, in modo più specifico, si occupa del recupero dei bambini di strada.
La novità sta nella nascita di un “Memorandum di cooperazione” tra Nigeria e Italia sulla lotta alla tratta delle donne nigeriane nel nostro Paese, promosso da Maria Elena Andreotti, che ne è officer-in-charge, il capo-progetto. E firmato, per l’appunto il 20 gennaio a Roma, dal procuratore nazionale antimafia Piero Luigi Vigna e dal ministro della Giustizia nigeriano Akinlolu Olujinmi. La prima parte della firma era stata apposta ad Abuja l’11 novembre dello scorso anno.
Una donna nigeriana, aderente a una organizzazione non governativa contro il traffico dei minori, mostra la foto di due bambini-lavoratori

Una donna nigeriana, aderente a una organizzazione non governativa contro il traffico dei minori, mostra la foto di due bambini-lavoratori

Il Memorandum, che, una volta realizzato, sarà finanziato dal governo italiano, favorirà una strettissima collaborazione tra Italia e Nigeria nell’impiego degli strumenti investigativi e legislativi per prevenire e combattere la tratta e la vendita degli esseri umani. Una vera e propria task force in cui lavoreranno insieme il Ministero della Giustizia nigeriano, l’assistente speciale del presidente per il Traffico e lo sfruttamento del lavoro minorile, il Ministero delle Donne nigeriano, la polizia nigeriana, la Direzione nazionale antimafia, la Criminalpol, l’Ufficio immigrazione della Questura e della Procura di Torino. L’accordo prevede la richiesta e lo scambio di informazioni relative a reati connessi alla criminalità organizzata e al riciclaggio di proventi di attività illecite. Tra gli obiettivi vi è il miglioramento del livello delle indagini sui reati di tratta nei due Paesi. Ampio spazio sarà accordato alle attività di assistenza alle vittime in Italia, che si svolgeranno nel capoluogo piemontese, una delle principali aree di destinazione. Già dal 2002, nel capoluogo piemontese opera un’unità di strada che fa capo all’Unicri e che fornisce assistenza diretta e supporto alle vittime: tra novembre 2002 e novembre 2003 l’organismo ha contattato 1.236 donne dedite alla prostituzione. Il 60% è appunto di nazionalità nigeriana, in un’età compresa tra i 20 e i 24 anni. Di queste solo il 20% afferma di usufruire di assistenza sanitaria, mantre circa il 18% ha subito furti o aggressioni. Non basta: in Italia, la Commissione parlamentare antimafia ha reso noto che solo nel 1999, ne sono state uccise 186. A quanto riferisce l’Unicri, una donna nigeriana in mano alle reti di trafficanti può fruttare fino a 5mila euro al mese e per affrancarsi dal debito deve pagarne 50-60mila. È assai complesso, inoltre, identificare le minorenni: le ragazze si scambiano i documenti, spesso falsificati. «Sono vent’anni che lavoro all’Onu, ma mai come in questo progetto ho visto tra le mie collaboratrici tanto entusiasmo: c’è stato un coinvolgimento totale» ha spiegato Maria Elena Andreotti. «La collaborazione tra magistratura e polizia di Italia e Nigeria sta dando dei risultati straordinari». C’è da dire che l’Italia è uno dei Paesi più avanzati nel campo della protezione delle vittime del traffico di esseri umani: si stima infatti che 3.591 persone siano state inserite nei programmi di protezione sociale, di cui 1.895 hanno ottenuto il permesso di soggiorno, e che 14.378 siano state affidate ai servizi sociali. «I profitti del vile mercimonio di donne e bambini “deportati” vanno a ingrassare una certa finanza che si alimenta anche grazie al riciclaggio di denaro sporco e al traffico di droga. Insieme alla polizia, alla magistratura e al governo italiani, dobbiamo colpire, oltre ai trafficanti, anche chi dà loro ospitalità e li favorisce», ha dichiarato Akinlolu Olujinmi, il ministro della Giustizia nigeriano. «Se i trafficanti di esseri umani vanno veloci, noi andremo ancora più veloci di loro».


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