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ITALIA: la visita del Papa...
tratto dal n. 10 - 2002

Una preghiera per il bene comune


Il 14 novembre, per la prima volta, un pontefice entra nell’emiciclo di Montecitorio. Monsignor Rino Fisichella, rettore della Pontificia Università Lateranense e rettore della cappellanìa della Camera dei deputati, presenta l’evento. Intervista


di Gianni Cardinale


Piazza Monte Citorio, sede del Parlamento

Piazza Monte Citorio, sede del Parlamento

La mattina del 14 novembre Giovanni Paolo II si recherà in visita a Montecitorio dove parlerà a Camera e Senato, riuniti in seduta congiunta, su invito dei rispettivi presidenti Pier Ferdinando Casini e Marcello Pera. Si tratta di una visita storica, dell’ennesima “prima volta” di Karol Wojtyla. Finora, infatti, nessun papa aveva messo piede a Montecitorio o a Palazzo Madama (anche se l’attuale Pontefice ha già parlato al Parlamento europeo di Strasburgo nell’88 e a quello della sua Polonia nel giugno del ’99).
Per presentare questo appuntamento inedito, 30Giorni ha posto alcune domande al vescovo Rino Fisichella, che, oltre ad essere vescovo ausiliare di Roma e rettore della Pontificia Università Lateranense, è anche rettore di San Gregorio Nazianzeno a vicolo Valdina, la “cappellanìa” della Camera dei deputati. «Si tratta» ci dice monsignor Fisichella «di una bella chiesa dell’VIII secolo con affreschi del Duecento e un campanile romanico, il tutto all’interno di un chiostro che apparteneva ad un monastero di monache basiliane che venne incamerato dallo Stato italiano nel 1870, quando però era già vuoto».
Monsignor Fisichella ci riceve nel suo studio di rettore dell’Università del Papa. È indaffaratissimo anche per i preparativi in vista dell’inaugurazione ufficiale dell’anno accademico, prevista per l’11 novembre. Cerimonia cui parteciperà il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, e sarà la prima volta che l’inquilino del Quirinale prende parte all’inizio d’anno di una Università Pontificia.

Eccellenza, il 14 novembre il Papa visita Montecitorio. C’è attesa per questo particolare “viaggio pastorale” nel Palazzo?
RINO FISICHELLA: C’è molto fermento ed è comprensibile perché è una visita storica. Anche alla luce del fatto che il nostro Paese, per la presenza del papa e della Santa Sede, costituisce un unicum nel panorama internazionale. Per l’Italia e per la storia del Parlamento italiano credo che questa sarà una data che verrà ricordata. Non ho timore di dire che questa visita del 14 novembre sarà il termine di un evento: sarà uno di quei fatti che costituiscono storia. Ecco spiegata quindi la grande attesa e il grande fermento che si respira tra deputati e senatori.
Attesa, fermento, e qualche mugugno?
FISICHELLA: Assolutamente no. Io almeno non ho percepito mugugni. Ma, qualora ci siano, è più facile che vengano esternati alla stampa che al sottoscritto. E se ciò accadesse, penso che sarebbe più per espressione esterna, di facciata, che per un convincimento intimo.
Ha avvertito nel Palazzo timori che l’intervento del Papa possa costituire una ingerenza negli affari interni della Repubblica italiana?
FISICHELLA: Penso che sia talmente alta la stima che tutti i parlamentari hanno nei confronti del Santo Padre e penso che il Papa farà un discorso di talmente ampie vedute, con richiami a quei valori fondamentali che toccano la vita di un Parlamento e dei singoli deputati e senatori, penso che dirà parole talmente profetiche, che nessuno potrà lontanamente pensare ad una qualche forma di ingerenza.
Secondo indiscrezioni giornalistiche, nel suo intervento il Papa potrebbe parlare di rapporti tra etica e politica, del futuro dell’Europa e del ruolo che l’Italia può avere nel vecchio continente. E c’è poi chi afferma che potrebbe rinnovare l’appello giubilare per qualche forma di clemenza nei confronti del mondo delle carceri…
FISICHELLA: Innanzitutto credo che dovremmo essere tutti più pazienti e attendere fiduciosi quello che dirà realmente il Santo Padre. Comunque credo che il suo intervento potrebbe puntare soprattutto sulla grande responsabilità che il Parlamento italiano ha nei confronti del Paese e anche a livello internazionale. Il discorso del Santo Padre avrà poi un afflato talmente profondo che l’entrare in argomentazioni specifiche potrebbe togliergli il grande senso di apertura che sicuramente rivestirà.
Eccellenza, quando è diventato rettore della chiesa di San Gregorio Nazianzeno e quindi, in un certo senso, “cappellano” della Camera dei deputati?
FISICHELLA: La rettoria di san Gregorio Nazianzeno venne restaurata quindici ani fa dall’allora presidente della Camera Nilde Iotti. Io ne sono diventato rettore nel dicembre del ’95, quando era presidente Irene Pivetti. Ricordo che il cardinale Camillo Ruini mi chiamò, allora ero docente alla Pontificia Università Gregoriana, e mi propose questo incarico. Accettai volentieri anche se non sapevo bene cosa implicasse.
Come svolge questa particolare attività pastorale?
FISICHELLA: La prima cosa che ho fatto è stata quella di celebrare la messa tutte le mattine dal martedì al venerdì, quando ci sono i lavori alla Camera. In precedenza veniva aperta per il precetto di Natale e forse per la festa di san Gregorio. Ho voluto dare così il segno di una Chiesa che è presente ed aperta, non solo fisicamente. Un segno di attenzione al mondo dei nostri politici che è una realtà del tutto particolare. Quello che mi premeva e che mi preme ancora è che da questa chiesa di San Gregorio si innalzi una preghiera con una duplice “direzione”. Da una parte una preghiera per coloro che hanno la responsabilità della cosa pubblica, quindi una preghiera per i parlamentari. Dall’altra una preghiera dei parlamentari per chiedere al Signore l’illuminazione per il bene di tutti.
È importante poi che i deputati, ma anche i dipendenti della Camera che lo desiderano, sappiano che possono contare sempre su un sacerdote pronto ad ascoltarli.
Qual è il quadro, diciamo così, “confessionale” della Camera dei deputati?
FISICHELLA: Il nostro Parlamento riflette in questo caso abbastanza fedelmente il popolo che rappresenta. La grande maggioranza è costituita da cattolici. Ci sono diversi evangelici, alcuni ebrei, almeno nella scorsa legislatura c’era anche una rappresentanza buddista. Poi ci sono quelli che non credono. Con tutti c’è un rapporto corretto, di stima reciproca. Il che mi ha permesso nel 1996 di poter distribuire a tutti i parlamentari il Vangelo di Marco. Conservo ancora i tantissimi biglietti di ringraziamento che ricevetti in quella occasione, comprese le lettere di alcuni non credenti che manifestavano l’apprezzamento per questo gesto e mi rivelavano l’accostamento positivo che avevano avuto al Vangelo di Marco.
La sua attività riguarda la Camera dei deputati. E il Senato?
FISICHELLA: Molti anni fa i senatori che desideravano, facevano riferimento alla parrocchia di Sant’Eustachio, che poi venne abolita. Ora fanno riferimento alla rettoria di Sant’Ivo alla Sapienza, che però è comunque esterna al Senato. I senatori che vogliono, comunque, vengono a San Gregorio e ovviamente sono benvenuti.
Le sue funzioni sono molto frequentate?
FISICHELLA: Ci sono momenti particolari molto partecipati come la messa per i parlamentari defunti che si celebra a novembre, quella di Natale, che di solito viene officiata dal cardinale Ruini, e quella di Pasqua. E poi c’è la messa di inizio legislatura, una liturgia in cui ci si ritrova con le matricole…
E alla messa quotidiana?
FISICHELLA: I parlamentari, come ho già detto, rappresentano il popolo anche per quanto riguarda la partecipazione alla vita sacramentale. Normalmente alla messa quotidiana partecipano una decina di persone, ma so che molti deputati e senatori partecipano quotidianamente ad altre messe che si celebrano nelle diverse chiese vicine alla Camera e al Senato. C’è da dire poi che da noi non si celebra la messa festiva, ma solo quella feriale e, per quel che so, alle funzioni domenicali c’è una forte presenza dei nostri parlamentari nelle loro parrocchie di appartenenza.
Si tratta di una presenza trasversale?
FISICHELLA: Certamente, dal centrosinistra al centrodestra.
Chi partecipa con una certa regolarità alle messe celebrate a San Gregorio?
FISICHELLA: Preferisco non fare nomi, non mi sembra giusto. Ma non è un mistero che il direttore di questo mensile è tra i più assidui frequentatori della messa, che usualmente legge una delle letture della liturgia della parola e che, se non c’è il diacono, mi assiste anche nella celebrazione…
Oltre agli aspetti sacramentali la rettoria organizza anche altre iniziative?
FISICHELLA: Fino alla scorsa legislatura una volta al mese c’erano degli incontri di dialogo interreligioso con il rabbino Abramo Piattelli, con un pastore protestante ed un religioso buddista. Erano organizzati sullo stile delle prayer breakfeast statunitensi. L’idea era venuta ad un parlamentare buddista di Forza Italia, che però non è presente nell’attuale legislatura. Si trattava di momenti abbastanza partecipati e apprezzati.


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