Stralci della lettera di Montini al cardinale Pizzardo sul sacerdote protagonista del romanzo di Greene
La fedeltà eroica di un povero cristiano
Stralci della lettera di Montini sul sacerdote protagonista del romanzo di Greene
a cura di Paolo Mattei
Ecco il testo originale di stralci della lettera su Il potere e la gloria di Graham Greene scritta da Giovanni Battista Montini, pro-segretario di Stato per gli affari generali, al cardinale Giuseppe Pizzardo, segretario (oggi si direbbe prefetto) della Congregazione del SantUffizio. Il dattiloscritto, "confidenziale", è datato 1 ottobre 1953. Montini, nominato arcivescovo di Milano nel 54, creato cardinale nel 58, venne eletto papa nel 63 e morì nel 78. Pizzardo, scomparso nel 70, fu segretario (prefetto) della Congregazione per leducazione cattolica dal 39 al 68, e segretario del SantUffizio dal 51 al 59 (dove, dal 53, venne affiancato da un pro-segretario: il cardinale Alfredo Ottaviani).
"[ ] Io ho avuto occasione, anni fa, di leggere tale libro [Il potere e la gloria di Graham Greene, ndr], indicatomi da un Sacerdote come molto significativo nella letteratura romantica contemporanea. Difatti è opera di singolare valore letterario.
Vedo che è giudicato un libro triste. Né io ho alcuna obbiezione da fare alle giuste osservazioni contenute nei voti su tale opera. Ma mi pare che sia sfuggito in tale giudizio il merito sostanziale di essa, che è, in fondo, altamente apologetico scoprendo una fedeltà eroica al proprio ministero anche in fondo allanimo dun sacerdote per tanti versi molto biasimevole; e il lettore è condotto a magnificare il sacerdozio, anche se esercitato da miserevoli rappresentanti. [ ] Mi permetto di dire questo perché penserei fosse bene fare esaminare il libro da qualche altro Consultore (Mons. De Luca?) prima di darne una sentenza negativa; anche perché autore e libro sono ormai conosciuti in tutto il mondo. [ ]".
"[ ] Io ho avuto occasione, anni fa, di leggere tale libro [Il potere e la gloria di Graham Greene, ndr], indicatomi da un Sacerdote come molto significativo nella letteratura romantica contemporanea. Difatti è opera di singolare valore letterario.
Vedo che è giudicato un libro triste. Né io ho alcuna obbiezione da fare alle giuste osservazioni contenute nei voti su tale opera. Ma mi pare che sia sfuggito in tale giudizio il merito sostanziale di essa, che è, in fondo, altamente apologetico scoprendo una fedeltà eroica al proprio ministero anche in fondo allanimo dun sacerdote per tanti versi molto biasimevole; e il lettore è condotto a magnificare il sacerdozio, anche se esercitato da miserevoli rappresentanti. [ ] Mi permetto di dire questo perché penserei fosse bene fare esaminare il libro da qualche altro Consultore (Mons. De Luca?) prima di darne una sentenza negativa; anche perché autore e libro sono ormai conosciuti in tutto il mondo. [ ]".