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RECENSIONI
tratto dal n. 06 - 2004

Un medico, che collabora da tanti anni con il cardinale, racconta

L’ecumenismo delle opere



di Franco Splendori


È da escludere che con questo libro il cardinale abbia voluto anticiparsi una memoria di gratitudine. Ritengo piuttosto che abbia voluto riassumere e fare il punto sul cammino fin ora percorso per proseguire sulla stessa strada di presenza e di servizio alla Chiesa.
Il cardinale vuole dunque esserci. Sulla “stessa strada” da tanti anni. E io con lui, nella mia posizione di semplice collaboratore nelle iniziative promosse dalla sua instancabile capacità di lavoro e di ascolto.
Mi sono chiesto tante volte perché, anche quando ormai autorevole, abbia continuato tanto a darsi da fare, scontrandosi con le avversità delle cose e degli uomini, ricevendo apprezzamenti ma anche a volte critiche e opposizioni.
Una risposta convincente credo che non sia rinvenibile solo nel suo temperamento ma possa rintracciarsi anche in un’analisi del personaggio e nelle considerazioni che soltanto il futuro, in forma più completa e articolata, potrà dare sulla sua figura e opera di evangelizzazione e di impegno a tutto campo nel suo tempo.
Un tempo straordinario per la ricchezza, la drammaticità e l’importanza dei fatti avvenuti, in Italia, nel mondo, nella Chiesa. Come sacerdote, vescovo, cardinale ha attraversato una serie di luoghi e di tempi che, via via, si sono dilatati nella dimensione, nella geografia e nelle responsabilità dei compiti e dei bisogni che doveva fronteggiare. All’inizio, giovane prete, si muoveva tra le macerie di Roma bombardata e occupata dai tedeschi; negli ultimi anni s’imbarcava sui jet transcontinentali: dalla parrocchia di borgata al mondo, dall’aiuto rischioso al ricercato politico, in tempo di guerra, alle cerimonie ufficiali con i capi di Stato e religiosi, a quelle alternative, con i diseredati di quei Paesi.
Questa infaticabile sequenza di fatti, scelte, sacrifici, ubbidienze, esaltazioni, è il film della sua vita di sacerdote che è stato sempre scandito dalla coerenza con la sua missione.
L’impegno e la dedizione nella sanità a Roma, alla fine degli anni Cinquanta, cioè 25-30 anni prima della riforma sanitaria nazionale, precorrendo un ciclo di riconoscimenti di nuovi diritti sociali e di miglioramenti nelle strutture e nei servizi, con la sua alacre attività per la promozione dei meriti e dell’efficienza, anticipava tempi e problemi in questo settore, indicandone i valori e le soluzioni.
La sua era concretezza di fare, ma anche ansia profonda espressa dalla perentoria consapevolezza di una responsabilità difficile da assolvere tra la sofferenza dei malati e gli interessi in gioco nel settore sanitario. Nella sua intraprendenza pastorale ha dimostrato di mantenere la capacità di una visione alta e integra sulla strategia della missione e umile, di servizio, nell’abnegazione della propria persona nella realizzazione delle sue iniziative.
È, questo operare, un modo di servire quei valori che costituiscono i fondamenti etici sia per la fede cristiana che per la ragione laica nella concezione comune del potere regolato dal diritto.
Al valore delle opere universalmente sperimentato dal cardinale, tanto da essere sintomaticamente la sua utilizzazione definita “l’ecumenismo delle opere”, egli affida la sua ansia di comunicare e dialogare con tutti facendo di questo ecumenismo una strada di verità e di incontro tra uomini di diversa ideologia e religione.
È infatti nell’incontro e nella concretezza che il cardinale rinviene la possibilità di una intesa comune, la condizione di un mutuo riconoscimento di eguaglianza che assicuri il reciproco rispetto e ascolto.
Al valore delle opere va aggiunto il riconoscimento che monsignore ha inteso dare ai laici invitandoli a collaborare nelle sue iniziative.
In un’epoca di marciante secolarizzazione, il coinvolgimento dei laici ha voluto esprimere la sperimentazione di una capacità di essere cattolici nella concretezza delle situazioni di rappresentanza e gestione di interessi, nella esemplarità di comportamento relativo alla loro autonomia nella scelta dei mezzi e dei fini.
Come collaboratore laico io credo che il significato dei laici nell’animazione delle iniziative era ed è stata l’anticipazione e la testimonianza del valore e della presenza nella costruzione dei valori della società cristiana.
Sulla socialità e la socievolezza dell’uomo e delle società il cardinale ha intravisto lo scioglimento dei contrapposti blocchi ideologici. Aveva compreso, in tempi in cui il welfare in Italia era ben lungi dall’esistere, che la Chiesa e la società dovevano essere più attente, attraverso le opere, in questo settore.
La socializzazione delle opere e degli uomini, nella loro diversità di appartenenza, sono un esempio di quell’ecumenismo grazie al quale il cardinale ha reso produttiva la virtù, laica o religiosa che fosse l’iniziativa da lui promossa. In questa sua opera di cerniera di esperienze e intuizioni ha così potuto filtrare i fatti e le promesse più utili e fecondi per la società, nel suo servizio alla Chiesa e agli uomini.
Per quanto riguarda la sanità, posso affermare che monsignore, intuite nel settore le potenzialità di evangelizzazione e di carità, le ha dato cittadinanza con l’istituzione di un dicastero pontificio. Concludendo così, nel suo stile, un’esperienza nata nel recupero e nella riorganizzazione della rete del Pio Istituto Santo Spirito.
La pastorale sanitaria si è avvalsa di una serie di intuizioni e iniziative di monsignore, a cui, per anni, ha egli dedicato un impegno appassionato, coronato dal plauso dello stesso Santo Padre.
Anticipando la necessità e la sensibilità di offrire all’uomo moderno temi per la riscoperta del valore della salvezza spirituale e della fedeltà alla Parola di Dio, ha fondato, ultima sua opera in ordine di tempo, l’Istituto internazionale di ricerca sul Volto di Cristo, con i suoi programmi di ricerca e di documentazione, un centro di evangelizzazione e di altissima cultura e spiritualità di valore internazionale.
È nell’ispirazione a fare, fare meglio, fare di più, fino a quando il Signore lo sorreggerà, che il cardinale ha trovato l’iniziativa a lui più cara: la ricerca del Volto di Cristo.

Franco Splendori
docente di Programmazione sanitaria presso l’Università di Roma Tor Vergata


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