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ARCHEOLOGIA CRISTIANA
tratto dal n. 03 - 2003

La storia di Santa Susanna



di Lorenzo Bianchi


La storia di santa Susanna, martire a Roma, ci rimanda all’epoca dell’imperatore Diocleziano. La vicenda del suo martirio è riportata da una passio composta da più nuclei narrativi la cui fusione ha dato luogo alla formazione del racconto definitivo (non immune da accenti leggendari) probabilmente nell’arco del secolo VI.
Oriunda della Dalmazia, Susanna era una nobile romana figlia del presbitero Gabinio, cugino (come i suoi fratelli Claudio, Massimo e Caio, poi papa dal 292 al 296) dell’imperatore Diocleziano. Nell’anno 293 Diocleziano volle introdurre con un matrimonio il generale Massenzio Galerio, suo designato successore, nella propria famiglia; gli destinò quindi la giovane figlia del cugino, Susanna. La passio racconta che Susanna, convertita al cristianesimo e consacrata a Dio con l’offerta della propria verginità, rifiutò la proposta di matrimonio, confortata dal padre e dallo zio, il papa Caio. L’episodio fu anche occasione della conversione degli altri zii, Claudio e Massimo. Dopo la richiesta, respinta da Susanna e dai suoi familiari, di abiurare alla fede cristiana sacrificando a Giove, Diocleziano ordinò la loro esecuzione. Un manipolo di soldati raggiunse Susanna nella casa di suo padre Gabinio, presso l’attuale basilica di Santa Susanna, ed eseguì l’ordine dell’imperatore, decapitandola.
Sempre secondo la passio, il corpo di Susanna avrebbe trovato sepoltura nel cimitero di Sant’Alessandro sulla via Nomentana, per essere poi successivamente traslato presso l’attuale basilica, dove, secondo fonti del XVI secolo, esisteva una lapide attribuita al V secolo (oggi andata perduta), nella quale si leggeva: «Olim


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