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DON GIUSSANI
tratto dal n. 11 - 2001

Una memoria che non è rimpianto


Il saluto di monsignor Luigi Giussani per il conferimento dell’onorificenza cittadina “Corona Turrita” Desio, 14 ottobre 2001



Cristo che indica un bambino, placca in avorio del X secolo, Museo del Louvre, Parigi

Cristo che indica un bambino, placca in avorio del X secolo, Museo del Louvre, Parigi

Sono umiliato di non potere essere presente a questo incontro, ma il Signore in questi tempi mi chiede anche questo sacrificio. Vi dico grazie per l’imprevisto gesto di amicizia che avete pensato per me, che a Desio sono nato e cresciuto come in un ambiente ospitale, la mia casa.
La memoria ha impressi ricordi di una storia a cui debbo tutto ciò che sono, per l’affetto di chi mi ha voluto bene, dandomi la vita e introducendomi nel mondo che per me, piccolo bambino, iniziava dalle strade e dalle case del mio paese per dilatarsi all’infinito (ma questo l’ho compreso diventando grande). Quante volte ho raccontato di quel mattino di primavera, il cielo sereno e un’unica stella che ancora brillava, mentre con la mia povera mamma andavo alla messa.
Mentre io fissavo quell’ultima stella, mia madre esclamò: «Com’è bello il mondo e com’è grande Dio!». Quella fu per me veramente l’alba di un bel giorno che non si è ancora concluso.
Il presente di un uomo è il compiersi di una storia, che nel tempo conserva ciò che vale e abbandona ciò che non serve al cammino.
Così tutti i miei anni a Desio sono con me, come una grande dote con cui il Signore mi ha voluto buttare nell’avventura della vita. Senza la mia povera mamma, che d’inverno mi teneva sulle ginocchia e mi leggeva le parabole del Vangelo, forse non avrei conosciuto il cristianesimo se non come una cosa del passato. Ma in lei, nei suoi accenti e nei suoi racconti, la vita di Gesù diventava ai miei occhi qualcosa di presente.
Per cui mi dico gratissimo a chi, con questa occasione, mi ha offerto la possibilità di una memoria che non è rimpianto, ma sicurezza che nulla di ciò che è umano va perduto, come ci ricorda la grande Ada Negri nella sua poesia Mia giovinezza: «Non t’ho perduta. Sei rimasta, in fondo/ all’essere. Sei tu, ma un’altra sei:/ senza fronda né fior, senza il lucente/ riso che avevi al tempo che non torna,/ senza quel canto. Un’altra sei, più bella».
Grazie.


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