Intervista con il patriarca dei cattolici di rito caldeo
Paura di una nuova tempesta
Raphael I Bidawid interviene sulla situazione del suo Paese dopo l’11 settembre. «Il nostro popolo ha già subito tante sofferenze per la guerra e per questi anni di duro embargo. Oggi attende angosciato nuovi lutti, ma gli Usa devono capire che una nuova guerra farà penetrare in Iraq l’integralismo islamico, un fenomeno sconosciuto da noi»
di Gianni Cardinale e Davide Malacaria

Raphael I Bidawid, patriarca dei cattolici di rito caldeo in Iraq
Cosa pensa dell’attacco terroristico che l’11 settembre ha colpito gli Stati Uniti?
RAPHAEL BIDAWID: Tante vite umane troncate, tanti innocenti uccisi in una maniera così tragica… ma anche un colpo al cuore alla civiltà umana. Come uomo, come cristiano, come pastore della Chiesa sono molto rattristato per questa azione così grave, che non può avere alcuna giustificazione. Continuo a ripetermi come sia stata possibile una simile operazione. Certo doveva essere stata preparata da molto tempo, studiata nei dettagli, con una preparazione tecnica impressionante, pensi solo alla difficoltà di guidare un aereo contro le torri nel cuore di New York, non sarebbe capace neanche un pilota di prim’ordine… questa non è opera di un uomo solo, ci devono essere moltissime persone implicate. Un’operazione diabolica.
Hl leader del suo Paese, Saddam Hussein, non ha deplorato la tragedia.
BIDAWID: In un primo tempo Saddam ha detto agli iracheni che, dopo tante sciagure che l’America aveva arrecato al suo popolo, si sarebbe sentito un ipocrita a presentare le condoglianze al governo degli Stati Uniti. Sarebbe apparso come un traditore agli occhi del popolo. È di questi giorni comunque la notizia di una missiva privata di Saddam ad un cittadino americano, in cui esprime il cordoglio al popolo americano per le vittime dell’attentato e, allo stesso tempo, spiega come tale passo non poteva essere inoltrato alle autorità americane. Questa è la posizione di Saddam.
Quali sono state le reazioni del popolo iracheno all’11 settembre?
BIDAWID: Reazioni… il nostro popolo ha subito questa tragedia. È un popolo che ha subito tanto, ha subito anche questo. Comunque, se vuol sapere se ci sono state manifestazioni di gioia posso assicurare che questo non è avvenuto. Devo dire invece che purtroppo alcuni nostri fedeli che vivono in Paesi stranieri, in particolare in alcune città degli Stati Uniti come Detroit e San Diego, hanno subito molestie, come se fosse stata loro la responsabilità per quella terribile tragedia.
Quali reazioni ha registrato tra i padri sinodali?
BIDAWID: Sono state varie. Tutti noi siamo vescovi, quindi responsabili della sorte dei popoli che ci sono stati affidati. Non possiamo non commuoverci davanti a tragedie del genere. Abbiamo fatto quello che abbiamo potuto, attraverso dichiarazioni pubbliche, ma soprattutto con le preghiere. Pregare, che altro c’è da fare?
Durante il Sinodo ha avuto modo di incontrare personalmente il Papa?
BIDAWID: Sì, il Santo Padre aveva già espresso più volte la sua preoccupazione per l’embargo che affama il nostro popolo. Anche adesso ha mostrato tanta attenzione per la nostra particolare condizione. Purtroppo doveva venire in Iraq, ma la visita è saltata. E l’Iraq rimane l’unico Paese che il Papa non ha potuto visitare nell’ambito dei pellegrinaggi giubilari previsti per l’Anno Santo.
Al Sinodo erano presenti anche i vescovi americani…
BIDAWID: Ovviamente sono i più addolorati. Il cardinale di New York è dovuto ripartire per gli Usa per celebrare la messa in memoria dei defunti della tragedia. Ma per avere contatti con i vescovi americani non c’era bisogno del Sinodo. La Conferenza episcopale Usa aveva previsto l’invio di una delegazione nel nostro Paese con l’autorizzazione del governo di Washington. La visita era stata fissata per il mese di novembre. Ora, purtroppo, è saltato tutto.
La preoccupa la reazione militare degli Usa?
BIDAWID: Gli americani sembrano determinati a vendicarsi. E dicono di non aver fretta, che questa guerra durerà anni… Da noi si vive tutto questo con grande ansia, perché ogni giorno escono notizie di un possibile coinvolgimento dell’Iraq. Ora ricorre spesso il nome di Saddam Hussein come autore o complice di questo bioterrorismo… C’è una grande preoccupazione per una possibile azione contro il nostro Paese. Magari non sarà un colpo mortale, però farà certamente del male a tutti. L’abbiamo già visto con la guerra del Golfo.
>a è proprio sicuro che ci sarà un attacco militare all’Iraq?
BIDAWID: Ho paura che questa insistenza sul coinvolgimento dell’Iraq nasconda qualche cosa, che abbiano già pronto un piano… E il nostro popolo che ha già subito tante sofferenze per la guerra, che ha visto milioni di persone morire per fame o mancanza di medicine durante questi anni di duro embargo, che per anni ha subito il bombardamento degli americani e dei loro alleati, attende angosciato nuovi lutti e nuove sciagure.
Come vivono i cattolici tutto questo?
BIDAWID: Sono cittadini come gli altri, soffrono come gli altri. D’altronde le bombe non fanno distinzioni tra cattolici e musulmani… Ma gli americani devono sapere che, oltre a causare altre vittime e altre distruzioni, una nuova guerra rischia di far penetrare in Iraq l’integralismo islamico, un fenomeno finora sconosciuto nel nostro Paese.
Sui giornali italiani è apparsa la notizia che Tareq Aziz non è più ministro degli Esteri dell’Iraq, lo conferma?
BIDAWID: Formalmente è vero, perché Saddam ha chiamato a quella carica un altro. Ma Tareq Aziz rimane il responsabile degli esteri del partito Baath, che esprime la realtà politica irachena, quindi, di fatto, è rimasto il principale responsabile della politica estera del Paese.
Cosa pensa dell’operazione militare in Afghanistan?
BIDAWID: Credono che si possa risolvere tutto con la forza. Basano tutto sulla loro potenza militare che è incontrastabile. Eppure tutta la loro forza e tutti i loro servizi segreti, Fbi, Cia, Nsa, non hanno impedito la tragedia dell’11 settembre: i terroristi hanno usato i loro aerei e hanno colpito il loro territorio. Ma quando gli Usa e i loro alleati lanciano missili e bombe… Molte cose dopo si possono riparare: strade, ponti, telefoni, ma i cuori? chi riparerà i cuori? L’ho detto anche in altre occasioni: gli americani sbagliano a colpire in questo modo questi popoli. Creano un odio in questa gente che sarà difficile sanare. E poi occorre stare molto attenti, perché la situazione non degeneri in una guerra di religione: sarebbe una tragedia per tutta l’umanità, perché questi conflitti si sa quando iniziano, ma non si sa quando finiscono. Ci sono tanti modi di reagire, tante strade, anche diplomatiche, non c’è solo la forza.