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VATICANO: IL SINODO DEI...
tratto dal n. 10 - 2001

Il sinodo dei Vescovi dalla A alla Z


«…Da questo vegliare profondo di Giuseppe nasce quel silenzioso sguardo d’insieme capace di curare il suo piccolo gregge con i poveri mezzi; e germoglia anche lo sguardo vigile e astuto che riuscì ad evitare tutti i pericoli che minacciavano il Bambino»


di Gianni Cardinale


Un momento del Sinodo

Un momento del Sinodo

A
come Apostasia
Di «silenziosa apostasia» dei fedeli ha parlato l’arcivescovo spagnolo Julián Herranz, dell’Opus Dei, presidente del Pontificio Consiglio per i testi legislativi. Il cardinale colombiano Darío Castrillón Hoyos, prefetto della Congregazione per il clero ha fatto cenno all’ «apostasia pratica» presente nella Chiesa.


B
come Babilonia
Per il cardinale lettone Janis Pujats: «È uno sconvolgimento dell’ordine se i sacerdoti mancano di ascoltare le confessioni dei fedeli e se il popolo accede alla comunione senza il sacramento della penitenza. Ecco l’odierna statua del re di Babilonia!». L’importanza del sacramento della confessione è stata ribadita dal bulgaro Gheorghi Ivanov Jovcev, vescovo di Sofia e di Plovdiv. Mentre il cardinale di curia Agostino Cacciavillan ha ricordato: «È responsabilità dei vescovi assicurare la disponibilità da parte dei sacerdoti e promuovere la partecipazione all’eucarestia e la richiesta della confessione da parte dei fedeli». Il cardinale penitenziere William W. Baum: «Per noi vescovi, come pure per tutti coloro che serviamo, la confessione fa bene all’anima». Per il tedesco Ludwig Schick, ausiliare di Fulda: «Il vescovo deve far sì che la confessione regolare diventi nuovamente un elemento fondamentale della vita di ogni cattolico».


C
come Cambogia
Segnali di rinascita nel martoriato Paese del Sudest asiatico. Li ha testimoniati Émile Destombes, vicario apostolico di Phnom-Penh: «La rivoluzione comunista, che ha segnato in modo diverso il Laos e la Cambogia, ha costretto la Chiesa a vivere nel silenzio e nella persecuzione. Il mistero della Croce ha attraversato questi due Paesi. Ma la speranza ha animato queste comunità divenute invisibili. […] La Chiesa che oggi rinasce vuol essere serva degli “esclusi” della società e segno di speranza. L’ordinazione dei primi quattro sacerdoti cambogiani, il 9 dicembre 2001, dopo la morte di tutti i vescovi e i sacerdoti del Paese durante il regime di Pol Pot, è un altro segno di questa speranza».


D
come Disponibilità
È una delle attitudini che i vescovi dovrebbero avere nei confronti dei propri sacerdoti. Il cardinale Edward M. Egan nella relazione introduttiva ha ricordato: «Il saggio e umile pastore e santo Alfonso Maria de’ Liguori osservò: “Il vescovo deve avere sempre la porta aperta per i suoi pastori, assicurando che l’incontro con loro è sempre apprezzato!”». Il cardinale di curia Edmund C. Szoka ha aggiunto: «Vorrei rispettosamente suggerire e addirittura sollecitare il vescovo ad essere pronto, se necessario, a rinunciare ad altre attività, incontri ecc., per dedicare tempo e energie sufficienti ai suoi sacerdoti».


E
come Esorcismi
Insieme al diavolo e alla massoneria hanno fatto capolino al Sinodo attraverso gli interventi di alcuni presuli africani. Secondo il togolese Ignace B. Sambar-Talkena, vescovo di Kara: «Per lottare contro il male e il maligno, occorre organizzare a livello diocesano come anche interdiocesano delle équipe di sacerdoti pii, prudenti, colti e integri, per praticare gli esorcismi e le preghiere tesi a ottenere da Dio la guarigione». Paul Khoarai, vescovo di Leribe (Lesotho), ha ricordato: «Il demonio è all’opera giorno e notte per costruire e stabilire il suo dominio nel cuore delle persone. Sette e culti satanici si stanno dando molto da fare in Africa». Per Nestor Ngoy Katahwa, vescovo di Kolwezi (Rep. dem. Congo): «Dobbiamo veramente fare attenzione, nella nostra vita e nel nostro ministero, a non trovarci staccati dalla Croce di Cristo che è la fonte della nostra identità cristiana. Altrimenti rischiamo di trovare altri maestri come la Rosacroce, la massoneria, la magia, la stregoneria...».


F
come Felicità
Della felicità del vescovo ha parlato il cardinale belga Godfried Danneels, arcivescovo di Mechelen-Brussell, nel suo intervento e in una intervista concessa a Radio Vaticana (13 ottobre), in cui ha detto: «Ho voluto innanzitutto precisare che il vescovo è chiamato, come tutti gli altri uomini, ad essere felice. E la felicità del vescovo dipende anche da alcune condizioni umane: la più importante è il suo rapporto con Dio, perché la sua vita di preghiera è difficilissima. Il vescovo infatti ha un’agenda di impegni davvero impossibile. Penso che se Cristo ritornasse in terra, io mi presenterei a Lui come un paralitico, non per essere guarito alle gambe ma nella mia agenda: questo sarebbe un vero miracolo! È dunque necessario che il vescovo abbia una vita spirituale molto approfondita, altrimenti non può essere tale». Questo brano dell’intervista è stato ripreso anche da Avvenire (16 ottobre), che però ha “tagliato” la battuta iniziale del porporato, quando ha detto: «La prima cosa che ho fatto [nell’intervento, ndr] e che tuttora faccio è un minimo di garbato humour, perché altrimenti sarebbe impossibile per i padri sinodali resistere al sonno durante le lunghe ore di lavoro! È necessario, quindi, di tanto in tanto, rilassarsi un po’».
Riguardo ai rischi di “addormentamento” nell’aula sinodale, più di un padre sinodale ha notato, e ha raccontato, i numerosi e rumorosi sbadigli del cardinale tedesco Karl Lehmann...


G
come (san) Giuseppe
Il cardinale argentino Jorge Mario Bergoglio, con un intervento tutto giocato sul fatto che il vescovo è colui che veglia, vigila, sorveglia il suo popolo, ha detto: «Insieme all’immagine di Jahvè che veglia sul grande esodo del popolo dell’alleanza, vi è un’altra immagine, più familiare ma ugualmente forte: quella di san Giuseppe. È lui che veglia fino in sogno sul Bambino e sua Madre. Da questo vegliare profondo di Giuseppe nasce quel silenzioso sguardo d’insieme capace di curare il suo piccolo gregge con i poveri mezzi; e germoglia anche lo sguardo vigile e astuto che riuscì ad evitare tutti i pericoli che minacciavano il Bambino». Un cenno a san Giuseppe, «che protegge il casato badando alla crescita di Gesù», è stato fatto anche dal gabonese Mathieu Madega, ausiliare di Libreville.


H
come Handicappati
«È una tradizione del nostro movimento [Fede e luce, fondato da Jean Vanier] che le persone mentalmente handicappate servano messa. Per loro si tratta di un momento di grande onore e gioia, per altri rappresenta un segno evidente che Dio ha amato e scelto quanti sono stolti agli occhi del mondo. Non sarebbe opportuno che i vescovi insistessero perché persone con handicap evidenti fisici e mentali servano Messa? Non invece di, ma piuttosto insieme a quei chierichetti belli e ben vestiti che di solito fanno servizio all’altare...». “Provocazione” di Zbigniew Nosowski, direttore della rivista polacca Wiez.


I
come Islam
La questione dei rapporti con il mondo musulmano è stata trattata in più interventi, con toni differenti. Il sudanese Erkolano Lodu Tombe, vescovo di Yei: «Il conflitto e la persecuzione in Sudan sono un risultato diretto di una campagna sistematica di islamizzazione e arabizzazione dei popoli non arabi e non musulmani che non detengono il potere politico ed economico nel Paese». Per il brasiliano Cláudio Hummes, arcivescovo di São Paulo, «il dialogo interreligioso, e nel momento storico attuale in particolare con la religione musulmana, deve continuare indefettibilmente». Per Alphonse Georger, vescovo a Oran, in Algeria «la nostra presenza in terra d’islam risulterà possibile, auspicata e autentica soltanto se saremo gli umili servitori dell’amore gratuito di Gesù del quale siamo discepoli».
J
come (monsignor
Edmund) Jitangar
Il vescovo di Sarh ha ammesso che il suo Paese, il Ciad, «è un errore della storia coloniale, in quanto è stato creato a partire da materiali eterogenei, il che spiega in parte i numerosi drammi che vi si stanno attualmente svolgendo».

Vescovi delle Chiese cattoliche d’Oriente al Sinodo

Vescovi delle Chiese cattoliche d’Oriente al Sinodo


K
come (monsignor Tadeusz) Kondrusiewicz…
«È necessario […] imparare dall’esperienza dei sinodi delle Chiese orientali, che prendono decisioni concrete, con una maggiore collaborazione e fiducia tra Chiese locali e curia romana e ampliando le competenze delle conferenze episcopali, in armonia con i dicasteri vaticani e con il ministero di Pietro», così l’amministratore apostolico della Russia europea settentrionale.

…e come
(padre Peter-Hans)
Kolvenbach
Il generale della Compagnia di Gesù ha lanciato l’idea suggestiva che «membri di diverse religioni possano vivere insieme in seminari, facoltà e case di formazione di vita consacrata». Ha poi sottolineato che il dialogo interreligioso «chiede un approccio integrale e non può rimanere al livello di parole gentili, di un linguaggio ambiguo o di riunioni che, più che veri incontri, sono avvenimenti per i media».


L
come Latino
La lingua ufficiale della Chiesa è stata usata in aula per la relazione introduttiva e quella dopo la discussione. Solo un padre sinodale (il cardinale lettone) l’ha usata per il suo intervento. Contro la lingua di Cicerone si è scagliato l’indiano Henry Sebastian D’Souza, arcivescovo di Calcutta: «Le traduzioni da una lingua morta (latino), che fanno parte di una cultura straniera morta (romana), anche se viste come veicolo di ortodossia, non rispondono in modo soddisfacente al carattere e allo stile di vita indiano e ai linguaggi tribali... Di conseguenza abbiamo bisogno di una versione libera e in un idioma vernacolare dei libri originali di rito latino, sia del Messale che del Rituale».


M
come Metropoliti
L’importanza degli arcivescovi alla guida di una provincia ecclesiastica era stata sempre più drasticamente ridimensionata. Ha cercato di risollevarne le sorti il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i vescovi: «Potrebbe risultare di efficacia pastorale che il metropolita svolga un ruolo più incisivo, promuovendo una maggiore collegialità a livello locale fra i vescovi suffraganei, con un intenso coordinamento pastorale. Spesso le disposizioni del Codice circa i metropoliti sono disattese e il suo ruolo è divenuto insignificante».


N
come Neocatecumenali
A favore del movimento ecclesiale fondato da Kiko e Carmen si sono schierati due patriarchi orientali: l’armeno Nerses Bedros Tarmouni XIX e il siro Ignace Pierre VIII Abdel-Ahad. A favore dei focolarini si è espresso il polacco Michalik, arcivescovo di Przemysl. A favore dei movimenti ecclesiali si sono pronunciati il cardinale ceco Miloslav Vlk e, con uno speciale riguardo ai carismatici, il cardinale indiano Ivan Dias. Esplicitamente a favore del Rinnovamento carismatico (in funzione antisette) si è mostrato l’africano Sambar-Talkena (cfr. supra: E come Esorcismi). Non sono mancati comunque interventi critici nei confronti dei movimenti. Contro doppie appartenenze del vescovo si è pronunciato esplicitamente il cardinale di curia Mario Francesco Pompedda (vedi box).


O
come Ortodossia
«È per me causa di ammirato stupore vedere a qual punto, con mezzi poveri, attraverso le vicissitudini della storia, fin dai tempi apostolici le Chiese d’Oriente abbiano conservato intatto fino a oggi il deposito della fede e la struttura divina della Chiesa. Per la maggior parte del tempo, e per lunghi periodi, non sono stati né i brillanti teologi, né una struttura umanamente potente e organizzata, ad assicurare questa continuità ininterrotta. La trasmissione è stata assicurata da umili pastori e da una gerarchia ecclesiastica fedele all’insegnamento degli apostoli e dei Padri della Chiesa. Ciò dovrebbe esortarci ad accantonare ogni timore a non riporre eccessiva fiducia nella saggezza del mondo». Così Louis Pelâtre, assunzionista, vicario apostolico di Istanbul.


P
come Péguy
Il francese Maurice Gaidon, vescovo di Cahors, all’inizio del suo intervento ha ricordato: «Il poeta e pensatore Charles Péguy parla con tenerezza della “fanciulla speranza”».

Q
come Quirinale
Il presidente della Repubblica Italiana, Carlo Azeglio Ciampi, vi ha voluto ricevere i membri del Sinodo. Nell’occasione Ciampi ha detto: «Mi sia consentito di vedere in voi i rappresentati non solo di una fede ecumenica, ma di un’umanità che supera le barriere del pregiudizio per riconoscersi in valori e fini comuni a tutti».

Alcuni cardinali in uscita dall’Aula Nervi
nei giorni del Sinodo

Alcuni cardinali in uscita dall’Aula Nervi nei giorni del Sinodo


R
come Rosario
Nella relazione introduttiva letta dal cardinale Egan tra i «tanti potenti mezzi di santificazione che la Chiesa offre a tutti i suoi figli» un posto di rilievo ha meritato «particolarmente la preghiera quotidiana del santo rosario».


S
come Sussidiarietà
Nella relazione dopo la discussione (post disceptationem) letta dal cardinale Bergoglio: «Diverse volte in aula si è menzionato il “principio di sussidiarietà”. Ci si è inoltre interrogati sullo studio, raccomandato dal Sinodo straordinario del 1985, per verificare il grado in cui tale principio potrebbe essere applicato nella Chiesa. Il modo in cui è stata espressa la questione nel Sinodo, dimostra che non si tratta di un problema risolto. Infatti, Pio XII, Paolo VI e, per ultimo, Giovanni Paolo II, con riferimento alla particolare struttura gerarchica della Chiesa, che essa ha per volontà di Cristo, hanno escluso un’applicazione del principio di sussidiarietà alla Chiesa nel modo in cui tale principio viene inteso e applicato nella sociologia».


T
come Tragedia
La tragedia che ha colpito gli Stati Uniti l’11 settembre è stata evocata in più interventi. Il patriarca latino di Gerusalemme, il palestinese Michel Sabbah ha detto: «È compito del vescovo aiutare la società umana nella lotta contro il terrorismo; è suo dovere aiutarla a identificare le radici del male, vale a dire le ingiustizie politiche, fra cui, ad esempio, la sorte del popolo palestinese, fra cui ad esempio l’embargo contro l’Iraq che rende disumana la vita di milioni di persone innocenti, e le ingiustizie sociali d’ogni sorta che dividono il mondo in Paesi ricchi e Paesi poveri». Per l’italiano Cosmo Francesco Ruppi, arcivescovo di Lecce, «l’assalto vero non è stato solo contro una grande e operosa nazione, gli Stati Uniti, ma contro il potere economico mondiale, contro i grandi poteri, che strangolano intere popolazioni, affamandole, a volte, a viso aperto, ma assai più spesso, subdolamente».


U
come (Chiesa) Universale
Il cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato vaticano, ha detto: «Poco tempo addietro, è stato giustamente osservato che prima della Chiesa particolare esiste la Chiesa universale, e ciò sia ontologicamente che temporalmente». Nei mesi scorsi si è registrato un dibattito teologico a distanza tra i cardinali tedeschi Joseph Ratzinger e Walter Kasper. Il primo fautore della priorità ontologica e temporale della Chiesa universale rispetto alla Chiesa particolare; il secondo invece favorevole alla tesi della contemporaneità della Chiesa universale e delle Chiese particolari (cfr. 30Giorni, n. 6, giugno 2001, p. 40).


V
come Vocazioni
«Siamo tutti un po’ sconvolti dalla crisi delle vocazioni verificatasi negli ultimi decenni. Siamo coscienti delle preoccupazioni crescenti della Chiesa alle soglie del terzo millennio. Gli ultimi sommi pontefici hanno fatto riferimento a questa crisi, da Pio XII (Menti nostrae, 1950), Giovanni XXIII (Allocuzione al Congresso mondiale delle vocazioni, 1961), al Pontefice presente». Il mozambicano Tomé Makhweliha, arcivescovo di Nampula.


W
come (monsignor
Vernon James)
Weisgerber
Non pochi interventi dei padri sinodali hanno invocato una maggiore “collegialità” e più “poteri” alle conferenze episcopali. Particolarmente schietto in tal senso è stato l’arcivescovo canadese di Winnipeg: «Le conferenze episcopali devono essere viste come veicolo di collegialità. Esse non costituiscono un ostacolo tra il primato e la collegialità, bensì degli strumenti moderni con cui le Chiese locali possono impegnare le loro stesse realtà culturali a sviluppare quelle caratteristiche particolari che sono il riflesso della ricchezza multiforme della saggezza di Dio. La competenza e l’autorità delle conferenze episcopali devono essere promosse e rispettate».


X
come (monsignor
Giuseppe) Xu Zhixuan
Il vescovo di Wanxian (Sichuan, Cina centrale) tre anni fa fu invitato insieme al suo predecessore (Matthias Tuan In-min, scomparso il 10 gennaio di quest’anno) a partecipare al Sinodo straordinario per l’Asia ma il governo di Pechino non diede il permesso. Quest’anno ha mandato un messaggio attraverso l’agenzia Fides che è stato letto in aula. Alla fine, un invito a sorpresa: «Abbiamo saputo del nuovo prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli e delle nuove nomine. Voglio fare loro i miei migliori auguri al dicastero missionario. Attendiamo tanto il momento in cui il nostro prefetto verrà a visitarci».


Y
come (monsignor Elías)
Yanes Alvarez
L’arcivescovo spagnolo di Saragozza ha ricordato «l’Azione cattolica particolarmente raccomandata dal Concilio Vaticano II. Questa forma di apostolato continua ad essere necessaria, anche se sotto nomi diversi. È senza dubbio un dono dello Spirito Santo al popolo di Dio che noi vescovi dobbiamo coltivare».


Z
come (monsignor
Józef Miroslaw) Zycinski
L’arcivescovo polacco di Lublino ha messo in guardia sulle insidie dei mass media: «Secondo la loro prospettiva, ciò che è importante deve essere spettacolare. Se una versione contemporanea del “Vangelo secondo i media” sostituisse il Vangelo della tradizione cristiana, probabilmente i momenti spettacolari della domenica delle Palme sarebbero presentati come avvenimento centrale, mentre la preghiera solitaria di Gesù nell’oscurità del Getsemani passerebbe inosservata».


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